XI Riunione Scientifica SISTUR – Cosenza e Rende – 24-26 ottobre 2019
l’XI Riunione Scientifica della SISTUR si è tenuta a Cosenza (nel centro storico) e a Rende (presso l’Università della Calabria) dal 24 al 26 ottobre 2019.
La Riunione Scientifica ha avuto come tema: “Turismo, Paesaggio e Beni culturali: prospettive di tutela, valorizzazione e sviluppo sostenibile”, ed è stata organizzata, insieme alla Società Italiana di Scienze Turistiche, dall’Università della Calabria e dall’Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISAFoM-CNR).
Il programma del Congresso è stato costituito da tre sessioni per le comunicazioni orali e da una sessione poster. Le sessioni delle comunicazioni orali hanno avuto come focus il Turismo, il Paesaggio ed i Beni Culturali.
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Relazioni:
Abstract
Scopo di questa missione è la volontà di portare in Europa una forma di spiritualità antica che, grazie alla storica chiusura della terra del sol levante, si è preservata intatta in un popolo altamente religioso che non conosce la parola “fede” o “credo”.
La promozione e la valorizzazione del San Marino Jinja ha gradualmente
sviluppato un turismo di nicchia europeo costituito da cittadini nipponici residenti in Europa e cittadini europei appassionati di religioni orientali. Si è formata una comunità di oltre un migliaio di associati ed il sito www.sanmarinojinja.com ha raggiunto circa 12.000 visualizzazioni annue.
Dal 2019, presso il San Marino Jinja, possono essere celebrati matrimoni civili con rito Shinto, legalmente riconosciuti. Questa possibilità ha stimolato numerosi wedding planners che hanno colto l’opportunità di unire la funzione religiosa ad un turismo sostenibile, grazie alla location naturale nella quale è stato collocato il tempio.
Abstract
Abstract
Sono presentati i risultati di una ricerca condotta nell’area del Distretto Turistico Altopiano della Sila, unico distretto riconosciuto in Calabria. Tale esperienza ha coinvolto una serie di reti di impresa esistenti nell’altopiano silano, ventotto comuni delle provincie di Cosenza, Catanzaro e Crotone, organizzazioni di produttori, l’Ente Parco della Sila e altri soggetti del territorio. La metodologia di ricerca adottata si è basata su interviste semi-strutturate rivolte ai principali protagonisti delle reti di impresa coinvolte e agli amministratori locali. Si è proceduto, inoltre, alla somministrazione di un questionario on line alle imprese coinvolte nella creazione del Distretto Turistico. L’utilizzo della Social Network Analysis (SNA) e dei suoi strumenti (Ucinet 6, Netdraw) hanno permesso di ricostruire le dinamiche processuali che caratterizzano l’esperienza indagata; l’analisi delle reti sociali ha consentito di indagare i flussi di relazione e collaborazione esistenti fra i vari soggetti e di evidenziare le attuali criticità del processo. L’istituzione di un Distretto turistico, se non si inserisce in un contesto di relazioni sociali e politiche già sviluppate, non sembra produrre risultati concreti in termini di riorganizzazione dell’offerta turistica. L’esito positivo dipende piuttosto dall’integrazione dei soggetti locali in reti di impresa e dalla capacità di creare collaborazioni e progetti comuni con le amministrazioni locali.
Abstract
Gli studi sul turismo, anche quelli sul turismo sostenibile, tendono nella maggior parte dei casi a distogliere lo sguardo dalle condizioni materiali della produzione, ovvero, dalle forme e dai modi nei quali le mansioni vengono svolte - l’elevato turnover, i tempi prolungati di lavoro, la violenza- limitandosi a privilegiare aspetti manageriali o di gestione delle imprese di stampo aziendalistico.
Questo contributo cerca di colmare, in parte, questo vuoto.
Nella prima parte analizzerò gli studi che sono emersi nell’ultimo decennio sui temi relativi alle condizioni di lavoro, a livello nazionale e internazionale.
Nella seconda parte, invece, verranno mappate e analizzate le lotte e i movimenti di protesta emersi in Italia e in Spagna riguardo alle condizioni di lavoro del settore, tramite l’analisi dei documenti prodotti nel corso delle proteste, interviste ad attori privilegiati e lavoratori.
Abstract
La ricerca, nella prima parte, tenta di definire il “turismo per tutti”, in modo che possano essere stabilite le caratteristiche geo-economiche che una destinazione debba possedere affinché sia effettivamente per tutti ovvero abbia i requisiti che consente alle persone diversamente abili di godere delle bellezze e le attrazioni del luogo. Nell’attuale scenario delle diversificate strutture turistiche esistono molti edifici, aree e organismi accessibili per tutti, ma una destinazione per tutti è qualcosa di molto complesso che oltre a garantire servizi per le persone diversamente abili, avrà bisogno di realizzare una qualità certa nel sistema turistico locale e nell’intera filiera turistica, rendendola quindi, competitiva nel mercato internazionale e innovativa con tecnologie che possano sostenere i particolari bisogni della domanda turistica.
Nella seconda parte l’analisi prosegue verificando come l’uso dello spazio sia determinante ai fini di accessibilità: la letteratura geografica è molto ricca di contributi che chiariscono come l’uso dello spazio sia molto importante ai fini dell’inclusione. Il contributo andrà quindi ad approfondire il significato l’uso dello spazio ai fini dell’accessibilità per poi applicarlo al turismo. Il contributo in maniera originale cerca di elaborare la tesi che la geografia come rappresentazione dello spazio possa essere molto utile ai fini dell’accessibilità intesa come quel dispositivo capace di rendere lo spazio fruibile a tutti in modo che si possa raggiungere quella sostenibilità dello sviluppo che utilizzi le risorse appropriate del territorio, con un approccio bottom-up.
Nella terza parte saranno illustrati alcuni casi studio e le politiche delle organizzazioni internazionali, europee dirette a realizzare il turismo per tutti, verificando come l’approccio geografico possa contribuire ad implementare le strategie globali e locali ai fini del raggiungimento dei Millennium Development goals.
Abstract
La soluzione potrebbe essere quella di abbandonare una concezione puramente statico conservativa della tutela del patrimonio culturale in favore di una concezione dinamica, sfruttando, specialmente, il potenziale che può offrirci oggi la tecnologia.
Ci si riferisce alla digitalizzazione e al noto (e nuovo) sistema blockchain.
È opportuno, in primis, comprendere a cosa ci si riferisce con questi termini e risulta necessario delineare i principi fondamentali sui quali un sistema blockchain si basa.
Nello studio del tema si cercherà di analizzare ‘come’ la digitalizzazione del patrimonio culturale applicata alla blockchain potrebbe consentire di raggiungere una serie di vantaggi e obiettivi.
Verrà dimostrato che il connubio tra digitalizzazione e blockchain potrebbe fornire supporto alla Pubblica Amministrazione, ai Ministeri, alle Università, alle scuole, ai musei, ai professionisti che operano nel settore e ai privati che operano nel mondo delle compravendite attraverso transazioni di vario genere.
Si tratta di un tema molto caldo perché ancora in totale via di sviluppo. A dimostrazione di ciò, anche il sottosegretario al Ministero per i beni e le attività culturali, Gianluca Vacca, ha ricevuto nella sua delega anche il compito di promuovere l’attività di digitalizzazione e innovazione dei beni culturali, paesaggistici e archivistici.
Se è evidente lo stretto rapporto che lega il patrimonio culturale al diritto difficilmente può essere messo in discussione, la stessa cosa non può dirsi, a colpo d’occhio, per quanto concerne la connessione tra patrimonio culturale e tecnologia. Eppure, come si cercherà di mettere in luce, ad oggi il patrimonio culturale italiano e la sua valorizzazione non sembrano poter prescindere dalla digitalizzazione. Non è un caso che negli ultimi anni sono stati molteplici i tentativi, da parte dei vari operatori (MIBACT, UNESCO, MIT) del settore di conciliare il concetto di turismo sostenibile con quello di digitalizzazione.
Abstract
Consultants have begun approaching the management of tourism flows since the 1980s, forced by special cases of leading attractions like the historic centres of Venice or Florence. Today, however, these consultants are called to provide their service in provincial destinations, too, like – sticking to Italy – the Cinque Terre villages on the coast of Liguria.
The underlying idea of such consultations is that overtourism can be addressed on a local level. It’s clear that the number of visitors allowed to enter the Sistine Chapel or the Last Supper must be limited. So why shouldn’t bigger places, like towns or beaches, undergo similar limitations? But is this approach sufficient? Or should overtourism be considered a general and diffused phenomenon indeed?
A seminal contribution by the University of Siena introduced the world “airification” to the academic debate in 2017. That paper demonstrated that Airbnb – a leading online marketplace for arranging or offering lodging, primarily homestays, or tourism experiences – is the main menace to tourism sustainability in Florence.
This conclusion has called to include the digital transformation in the number of culprits, and implicitly suggests to involve in the dangerous process similar digital factors like low-cost airlines. If Airbnb suffocates destinations by providing too much accommodation, low-cost airlines can be thought to suffocate destinations by providing too much international transport.
Airbnb and low-cost airlines are not local factors. Therefore, any policies which want to address overtourism can’t be limited to local approaches. It may be, and has been, suggested that regulatory and fiscal approaches to limit the power of digital monopolies or oligopolies on national and international levels should also be applied to control tourism flows – and limit overtourism.
Abstract
Abstract
Di qui l’esigenza di acquisire conoscenze riguardanti le diverse componenti naturali del paesaggio, le loro interazioni, la loro distribuzione spaziale (cartografia), la loro influenza sui processi fisiologici e sulla produzione (“effetto terroir“), la loro risposta all’impatto antropico ed utilizzare le conoscenze acquisite per: a) esaltare la specificità (“distintività“) delle produzioni, b) mitigare i processi di degrado, adeguando le scelte delle colture e le pratiche agro-tecniche alla specificità delle predette componenti (gestione sostenibile), c) preservare e possibilmente migliorare l’aspetto estetico del paesaggio, in armonia con le sue caratteristiche intrinseche.
Da oltre vent’anni il CNR-ISAFoM, in collaborazione con altre istituzioni di ricerca e universitarie, è impegnato in studi a differenti scale di dettaglio (comprensoriale, comunale, aziendale) riguardanti la cartografia del paesaggio viticolo della Campania, con particolare attenzione a quello del Sannio beneventano (11.000 ha di vigneti; 64% della sup. viticola regionale). Il Sannio ha recentemente avuto il riconoscimento di “Città Europea del Vino 2019” (CEV) ed è attualmente coinvolto in un network nazionale (BioWine) tra città del vino, finalizzato alla stesura di un “Regolamento di polizia rurale” per la gestione viticola sostenibile. Sia la CEV che BioWine pongono al centro delle proprie attività la conoscenza del paesaggio naturale.
Il contributo proposto sintetizza le attività realizzate dal CNR-ISAFoM, in proprio o in collaborazione, e basate sull’integrazione di metodi tradizionali (fotointerpretazione, rilevamento di campo, analisi di laboratorio) e innovativi (telerilevamento satellitare e da drone, spettroscopia vis-NIR, GIS, metodi statistici e geostatistici,..) per la cartografia multiscala del paesaggio viticolo del Sannio e di altre aree campane.
Abstract
L’articolo intende indagare la percezione che la popolazione locale ha dello sviluppo turistico generato da grandi eventi culturali rispetto anche a possibili e ipotetici cambiamenti del tessuto urbano e territoriale di una destinazione, con un focus sul caso di Matera 2019.
Il lavoro affronta inoltre il tema del coinvolgimento dei residenti e dei fattori che ne influenzano la partecipazione “dal basso”.
Particolarmente interessanti sono le implicazioni della sharing economy per le destinazioni in termini di coordinamento di nuovi stakeholder non direttamente appartenenti al settore turistico ma che sono rapidamente diventati interlocutori di primo piano per lo sviluppo turistico dei territori. E' il caso dei “locals” ossia coloro che mettono a disposizione le proprie case, e delle comunità locali. Il turismo, soprattutto nella sua eccezione esperienziale, stimola così un nuovo paesaggio, che passa dal patrimonio dei beni culturali percepiti come autentici, al soggetto coinvolto, la comunità locale, che assicura di vivere l'esperienza. La comunità locale è, così, un elemento fondamentale per lo sviluppo turistico. Di fatto, il turismo basato sul coinvolgimento della comunità rappresenta una risposta efficace per i visitatori, che possono diventare una componente partecipativa attiva dell’offerta turistica della destinazione, grazie alla possibilità di vivere in loco esperienze di conoscenza locale. La sostenibilità dello sviluppo turistico implica non solo preservare le risorse a disposizione per le future generazioni ma anche operare scelte (attuali) che consentano percorsi di sviluppo equi (nello spazio e nella società), endogeni e coesi. Gli impatti negativi del turismo non si esplicitano solo nel rapporto complesso tra comunità locale e turisti (overtourism). Importanti implicazioni possono interessare lo spazio urbano, il costo della vita, il tessuto produttivo locale, dimensioni che compongono insieme la capacità di carico turistica.
Il caso studio mostra come quanto sia determinante l’attivazione di processi partecipativi come strumento di crescita della consapevolezza, di riconoscimento dell’identità culturale come processo dinamico e aperto, di mitigazione degli impatti.
Abstract
La relazione prende spunto da un contenzioso aperto dal Comune di Roma Capitale contro il Ministero dei beni e delle attività culturali per censurare uno dei decreti attuativi della cd riforma Franceschini e, precisamente, il DM 12 gennaio 2017 con il quale è stato istituito il Parco archeologico del Colosseo, con attribuzione di funzioni e competenze, anche di natura economica per la gestione dei proventi dei biglietti. L’amministrazione comunale contestava sia la corretta trasposizione ed attuazione dei criteri ispiratori della riforma di cui all’art. 1, comma 432, della legge 232/2016 e all’art. 1, comma 327, della legge 208/2015 sia la violazione delle prerogative di Roma Capitale secondo l’art. 7 del decreto legislativo 61/2012 sia l’inadempimento all’Accordo di valorizzazione dei beni culturali e artistici della città di Roma sottoscritto fra il Ministero e il Comune in data 21 aprile 2015. L’esame delle sentenze del Tar Lazio n. 6720/2017 e del Consiglio di Stato n. 3665/2017 (la prima favorevole al Comune, la seconda al Ministero) consente di tracciare gli esatti confini delle competenze delle amministrazioni statali e locali che si trovino a gestire beni culturali e artistici appartenenti ai rispettivi patrimoni demaniali e situati nel medesimo contesto territoriale e sociale.
Abstract
Abstract
This measure can be realized through the Sustainable tourism indicators (STIs). They are instruments and measuring roads to asses and monitor progress towards sustainable development. Generally, the STIs are calculated taking into account the tourist data recorded by statistical national organisation. In Italy, the Italian Official Statistics Institute (Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT) records the tourism data. It publishes information about accommodation, arrivals, and bed nights on a yearly basis considering the official structures such as hotels, residence, camping and bed and breakfast only. However, the data has some limitation: for instance, it completely ignores the flows generated by all tourists staying in vacation houses owned by them, or visiting friends and relatives, or paying rents without any contracts. This flow can be defined as statistical underreporting tourism.
Within the underreporting tourism, it is possible to find the tourism flows generated by Airbnb, which is an online platform where people can book rooms or apartments and find an accommodation in a specific destination.
The main aim of this paper is to evidence how the Airbnb touristic flows can influence the estimation of STIs. The goal is to demonstrate that the consideration of additional information, as Airbnb data, can offer a more realistic measure of the tourism impact. Moreover, its attempt is also to demonstrate that considering the Airbnb touristic flows for the estimation of STIs and for a really sustainable tourism planning is crucial, as having a real measurement of the number of tourists visiting a specific area is a prerequisite for these activities.
Abstract
In particolare si vuole analizzare alcuni case study contemporanei particolarmente indicativi. Il primo caso è l’uso (ed abuso) del costume tradizionale, una realtà recuperata negli ultimi anni come simbolo di identità comunitaria. La sua scomparsa dal tessuto tradizionale ha fatto sì che, con la crisi dell’uomo postmoderno e l’avvento dei flussi della globalizzazione (ed in primis quello che potremmo indicare come Tourism-scape) venisse recuperato, diventando sia nuovo simbolo identitario, sia veicolo di rilancio turistico, di fakelore.
Analogamente al vestito tradizionale anche una sua “evoluzione postmoderna” quale il vestito del Cosplayer ha seguito un percorso analogo, che si muove tra i due estremi di sacralizzazione e di feticizzazione.
In questi diversi usi dell’abbigliamento “identitario” si possono riconoscere senza difficoltà gli aspetti di tutela e valorizzazione, due aspetti complementari, certo, ma che nell’ambito dei prodotti culturali materiali, cosi come in quelli immateriali, possono anche cozzare tra di loro. Se da una parte infatti la tutela può diventare sacralizzazione e musealizzazione (importanti se vogliamo dal punto di vista turistico), la valorizzazione può portare ad una sua “snaturalizzazione”, portando il vestito in contesti non usuali e fino a pochi anni fa inaccettabili. Le persone vestite da Alien che si fanno fotografare a Parigi con dietro la Tour Eiffel non sono infatti tanto diversi dalle donne in costume tipico che preparano o semplicemente servono prodotti tipici, che vengono percepiti,
proprio grazie all’utilizzo dell’abbigliamento, come un qualcosa di più valido e che giustificano un esborso maggiore: il cosiddetto “valore aggiunto della tradizione”.
Attraverso alcuni esempi, si potrà delineare una sorta di “sviluppo sostenibile”, ovvero strategie di utilizzo del costume e della cultura bilanciandosi correttamente tra la tutela e la valorizzazione.
Abstract
Il contributo si propone di illustrare le caratteristiche e le potenzialità di questo tipo di turismo sia dal lato dell’offerta - evidenziando opportunità imprenditoriali nonché di sviluppo e salvaguardia del territorio e delle tradizioni locali - sia dal lato della domanda - individuando i bisogni e le motivazioni sottostanti funzionali ad approcci di marketing strategico e operativo coerenti.
La proposta di contributo ha anche lo scopo di sollecitare gli studiosi ad avviare attività di ricerca su questo tema.
Abstract
Abstract
Yet, to fulfill this potential, destinations must create networks with all local stakeholders and develop adequate products in order to manage and generate any gastronomy tourism offer.
Therefore the present research work has the objective of defining the planning and managing framework of gastronomy tourism in Basilicata, we have imagined the gastronomy tourism ecosystem of Basilicata, a model made of four layers, that indicates the various actors and their role within the ecosystem: Planning and management, value chain of gastronomy tourism, design of gastronomy tourism products, support for the creation of the ecosystem.
The research have focused mainly on those elements that make up the level called the value chain of gastronomy tourism that is the core of the entire ecosystem, it includes all the actors necessary for the creation of the tourism product such as producers of agriculture, catering services, hospitality services, services related to the marketing and sales of tourism products.
Abstract
Il presente contributo va ad individuare i pattern di comportamento del turista in relazione alle esperienze a tema enogastronomico. I risultati provengono da un’indagine condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana con metodo CAWI – Computer Assisted Web Interview. Sono stati coinvolti solo gli individui con età̀ superiore a 18 anni e che hanno svolto negli ultimi 12 mesi una vacanza con pernottamento. Il numero di interviste valide 1.003 (l’81,6% del totale).
L’indagine registra un’elevata partecipazione alle esperienze enogastronomiche a prescindere dalla motivazione del viaggio, andando a confermare la diffusione di questa pratica tra chi viaggia. Questa propensione non è limitata ad esperienze specifiche, ma si estende ad una pluralità – con l’86% degli intervistati che dichiara di aver partecipato a 5 o più esperienze, non considerando il mangiare piatti tipici in un ristorante del luogo. A conferma di ciò, si evidenza una alta partecipazione ad esperienze differenti, in primis culinarie, visite a mercati e luoghi di produzione (soprattutto aziende agricole e cantine) ed eventi. Esiste tuttavia ancora una domanda inespressa, con una differenza tra desiderio e fruizione che si attesta mediamente intorno al 22%.
Oltre al comportamento in loco, una particolare attenzione è stata posta agli elementi della destinazione che possono influenzare la scelta del turista. La presenza di prodotti di qualità e proposte a tema è sì determinante, ma è fondamentale che queste s’integrino con il paesaggio e la cultura locale. Emerge quindi come il processo di valutazione e scelta si sposti dal livello puntuale (prodotto/esperienza) ad uno di sistema (destinazione).
Abstract
In particolare, per i tour operator lo scenario competitivo si presenta complesso e i nuovi concorrenti sono sempre più numerosi e vari: OTA e piattaforme di metasearch in primo luogo, ma anche il turista autoproduttore o turista “fai da te”. In questo scenario il presente contributo si concentra sulle strategie dei tour operator italiani: strategie diverse e talvolta contrapposte che possono porsi lungo un continuum ai cui estremi si collocano, da un lato le strategie di integrazione verticale e orizzontale che aumentano la concentrazione del mercato e dall’altro strategie di focalizzazione che prediligono la specializzazione su alcune nicchie di mercato. Il mercato italiano del tour operating si caratterizza per una struttura polarizzata con un ristretto numero di imprese di grandi dimensioni al quale si contrappone un ampio insieme di imprese di piccole o medie dimensioni.
Da una parte, i principali operatori stanno cercando di incrementare le loro quote di mercato, attuando delle strategie di crescita esterna tramite processi acquisitivi rivolti verso i concorrenti o verso imprese operanti a monte o a valle. Dall’altra parte, sono diversi i tour operator di minore dimensione che scelgono la strada della specializzazione e che traggono il loro vantaggio competitivo dalla maggiore flessibilità che possono offrire al cliente e dalla consolidata esperienza su specifiche tipologie di viaggio. Nel contributo vengono approfondite le strategie di crescita orizzontale e verticale perseguite dal Gruppo Alpitour World.
Tale analisi trova un valido supporto nelle indagini effettuate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che è stata più volte chiamata a pronunciarsi sulle operazioni di concentrazione realizzate dal Gruppo. Infine, l’attenzione è posta anche sugli operatori di nicchia. Questo segmento di mercato è particolarmente composito e i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori stanno dando nuovo slancio all’offerta di prodotti innovativi e originali per soddisfare un insieme sempre più ampio di bisogni eterogenei.