XIII Riunione Scientifica SISTUR – Bergamo 2021
Dal 18 al 20 novembre 2021 si è tenuta a Bergamo la XIII Riunione Scientifica della SISTUR dal titolo Tradizione e innovazione nel turismo: la sinergia come motore turistico.
La riunione è stata organizzata dalla Società Italiana di Scienze del Turismo assieme al corso di laurea magistrale in PMTS – Planning and Management of Tourism Systems – dell’Ateneo di Bergamo e si è articolata in due sessioni plenarie giovedì 18 novembre e diverse sessioni parallele venerdì 19 novembre:
Cultura dei territori tra rinnovamento ecosistemico e digitale
Paesaggi e saperi per un turismo enogastronomico in ottica sostenibile
- Turismo, marketing, informazione statistica integrata
- Turismo accessibile e inclusione sociale
- Innovazione nella didattica del turismo e formazione continua
- Ecodestinazioni, turismo lento e scoperta dei territori
- Restituire la centralità delle aree interne mediante un turismo orientato all’ambiente e all’innovazione digitale
- Ramificare le risorse per nuove connessioni tra urbano e rurale
Relazioni:
Abstract
Ciò si deve al fatto che proprio le restrizioni ai movimenti e le regole di sicurezza sanitaria imposte per combattere il virus, hanno fatto emergere nuovi modi di fare turismo basati su scelte di destinazioni meno consuete e affollate e più vicine ai luoghi di origine (turismo di prossimità) e di strutture che offrissero maggiori occasioni di attività outdoor e a contatto con la natura (turismo rurale).
L’obiettivo di questo contributo è fornire una panoramica sul settore degli agriturismi descrivendone le caratteristiche principali, la loro distribuzione sul territorio e i relativi flussi turistici, in particolare soffermandosi sulla clientela italiana e sui cambiamenti intervenuti sui movimenti pre e durante l’anno pandemico.
Dalle evidenze emerse, si forniscono riflessioni e spunti di policy per definire possibili linee guida da adottare in un’ottica di ripensamento e di ripresa post-Covid del sistema turistico nazionale, con una particolare attenzione alle specificità dei territori.
Abstract
Lo scenario degli ultimi vent’anni è stato determinato dalla globalizzazione e dalla diffusione del digitale che hanno favorito lo spostamento di persone e lo scambio veloce di merci ed informazioni. A livello mondiale abbiamo assistito ad un aumento costante del numero di turisti, ma allo stesso tempo anche ad un’espansione di nuove mete e nuovi bacini in grado di condizionare i flussi turistici.
L’espansione della pandemia è avvenuta nel momento in cui in molti territori si stava prendendo consapevolezza delle potenzialità, dei rischi e delle contraddizioni del turismo globale e digitale.
La pandemia da Covid-19 ha stravolto gli scenari di sviluppo del turismo a breve e medio termine, portando a una crisi economica e occupazionale senza precedenti in un settore che rappresenta il 10,3% del PIL dell’UE e il 10% dell’occupazione dell’UE (OECD, 2020). I blocchi e le restrizioni imposte alla circolazione hanno portato nel 2020 a un calo del turismo internazionale di circa l’80%, una perdita netta di 100 miliardi di euro e complessivamente del 18,5% dei posti di lavoro nel turismo (IATA, 2020; WTTC, 2021).
Nell’ultimo anno e mezzo, gli operatori e i decisori pubblici da un lato hanno operato nell’incertezza, cercando di gestire al meglio lo stato di tensione. Dall’altro, il contesto pandemico ha rappresentato e può rappresentare un momento per ripensare il proprio concetto turistico e il posizionamento sul mercato. La crisi ha quindi mostrato da una parte un continuo desiderio da parte delle persone di continuare a viaggiare e “fare vacanze” e dall’altro l’opportunità per le destinazioni turistiche di evitare un ritorno alle normali attività, integrando più saldamente l’azione di sostenibilità nel turismo e nel territorio e incentrando il turismo sulla comunità, come bene comune (Koh, 2020). L’attenzione dei turisti e dei viaggiatori verso l’ambiente, già in crescita a seguito della maggiore visibilità degli effetti della crisi climatica in tutto il mondo, e di movimenti di protesta quali Fridays for Future, ha subito un’impennata a seguito del Covid-19 (Brackley et al., 2020; Booking.com, 2021). Allo stesso tempo, molti operatori hanno iniziato ad abbracciare la sostenibilità ambientale con un approccio olistico e integrato nelle loro attività ricettive e turistiche (Alonso-Almeida et al., 2017; Moon et al., 2020).
L’evoluzione del mercato globale ha infatti indotto un cambiamento radicale nella costruzione dell’offerta e nella gestione del prodotto turistico, senza mettere in discussione il ruolo del coinvolgimento della popolazione e l’importanza dell’organizzazione delle destinazioni. La soddisfazione percepita dal turista dipende infatti in modo determinante dalla capacità della destinazione di gestire l’intero processo di scelta, acquisto e consumo da parte del visitatore e dalla capacità di gestione dell’immagine della destinazione stessa prima, durante e dopo la conclusione dell’esperienza.
Nel valutare l’esperienza turistica, il visitatore non percepisce le diverse responsabilità degli attori dell’offerta e giudica il prodotto nel suo insieme. La capacità, quindi, di fare sistema diventa fondamentale.
È verso la condivisione di una chiara e concreta strada verso la sostenibilità che sarà strutturato l’intervento, con l’intento di mostrare una metodologia di lavoro e un percorso che più operatori del territorio e le destinazioni, possono intraprendere per rendere sempre più competitiva la propria azienda e sempre più attrattivo il proprio territorio.
Abstract
Le strutture ricettive più attente hanno modificato la propria offerta proponendo nuove soluzioni tecnologiche e adeguando gli spazi comuni alle nuove esigenze.
Lo smart working apre a scenari di nuove forme di ospitalità in co-living, con residenze prolungate e spazi condivisi di lavoro e nuova socialità.
Un’opportunità interessante anche per borghi e aree rurali che possono attrarre ospiti ad alto valore aggiunto, permeando il territorio di talenti e nuove competenze.
Abstract
In questo studio ci concentriamo sui potenziali benefici del workation ad un tipo speciale di struttura ricettiva, i rifugi di montagna italiani. Gli smart workers hanno creato un nuovo segmento di mercato, con un grande potenziale per rilanciare l’economia delle Terre Alte, inclusa quella dei rifugi. Coloro che lavorano da remoto da un rifugio nei giorni feriali e/o in bassa stagione non si sovrappongono molto ai turisti montani tradizionali, concentrati soprattutto nei week-end e nel mese di agosto, evitando così di sovraffollare i rifugi e creando una "nicchia" di turisti separata dal resto. Il lavoro da remoto può aiutare a destagionalizzare il turismo montano, permettendo alle strutture ricettive di ricevere un afflusso turistico più costante durante l’anno, soprattutto in autunno, quando il tempo è stabile ma i turisti tradizionali scarseggiano nei giorni feriali.
Questo lavoro ha permesso di mappare per la prima volta i rifugi italiani con free wi-fi e/o copertura GSM, suddividendoli in tre categorie (secondo la classificazione adottata dal CAI), e di elaborare il primo database nazionale sullo stato della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale dei rifugi. Grazie ad una legge che li obbliga a dotarsi di cassa elettronica entro ottobre 2021, i rifugi sono stati costretti ad adeguarsi e a sottoscrivere abbonamenti alla banda larga, spesso radio o satellitare. Tuttavia, anche se ormai quasi tutti i rifugi sono dotati di wi-fi, molti non lo offrono ai loro ospiti, e anche quando lo fanno, di solito è considerato un servizio non importante, con basse velocità di download e gigabyte di dati limitati. Non sorprende dunque che la diffusione del free wi-fi nei rifugi sia ancora scarsa (circa il 10% delle strutture, ovvero meno di 200 rifugi). Le ragioni sono sia tecnologiche, che economiche e culturali. I problemi di natura tecno-economica verranno progressivamente risolti grazie alla lenta ma costante riduzione del digital divide nelle Terre Alte nei prossimi anni, mentre quelli culturali probabilmente diminuiranno con il ricambio generazionale.
Infine, alcune decine di rifugi hanno già cominciato ad attirare gli smart workers, da soli o con l’aiuto di startup come NATworking, Remoto, Borgo Office e Workation_it, nate appositamente per fare da ponte tra i gestori delle strutture montane e gli smart workers che vogliono lavorare in mezzo alla natura. Tuttavia, per potersi proporre come valide alternative all’ufficio, i rifugi devono disporre non solo di una connessione stabile e veloce, ma anche di tutta una serie di servizi e caratteristiche ambientali che verranno esaminate nella presentazione.
Abstract
A partire da queste considerazioni di carattere generale, il contributo intende portare alla luce buone pratiche di rivitalizzazione di piccoli centri, in cui le proposte hanno alimentato cultura di prossimità, turismo di prossimità, tecnologie di prossimità.
A livello nazionale diverse istituzioni si stanno muovendo lungo l’asse del turismo consapevole e sostenibile, a rimarcare attraverso progetti strutturati, iniziative ed attività estemporanee, l’importanza di riavvicinare la coscienza dei turisti e della società nel suo complesso ad apprezzare la bellezza dei territori, anche vicini, nei loro aspetti più autentici, veri, naturali. A giugno 2021, il Ministero del Turismo e il Club Alpino Italiano hanno firmato un Protocollo d’intesa per la valorizzazione dei percorsi alpinistici ed escursionistici, tra cui in particolare il Sentiero Italia e la Via italiana dei Rochers al Monte Bianco. Oltre ai lavori di riqualificazione della rete sentieristica e l’implementazione di dispositivi per la sicurezza, l’accordo prevede un’azione congiunta di rilancio del turismo e delle economie locali a partire dai patrimoni e dalle bellezze delle aree interne. Tra le altre iniziative promosse dal CAI si rileva l’attività di valorizzazione di borghi all’interno della rete transfrontaliera dei Bergsteigerdörfer, i villaggi degli Alpinisti, condotta in collaborazione con un comitato internazionale di club alpini. Località alpine presidio di ambienti naturali incontaminati, prive di strutture impattanti e caratterizzate da tradizioni mantenute vive dalle comunità locali divengono i contesti dove sviluppare un turismo di montagna di ispirazione ai fini della sostenibilità e della rivitalizzazione per nuovi e vecchi abitanti e i territori stessi.
In ottobre è stato sottoscritto un altro significativo Protocollo d’intesa tra ANCI, Borghi più Belli d’Italia, Legambiente, Unione Nazionale Pro Loco d’Italia e Touring Club Italiano finalizzato a creare un tavolo di lavoro nazionale per la valorizzazione del turismo e della cultura nei borghi attraverso politiche e strategie comuni. Anche in questo caso l’obiettivo è consolidare e incrementare la progettualità partecipata tra le istituzioni e i territori al fine di dare un ulteriore slancio alla tematica dei piccoli comuni e alle potenzialità di rilancio connesse al loro patrimonio paesaggistico, storico, culturale. Il piano volge nello specifico all’ottimizzazione delle risorse del PNRR - Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e del programma sull’Attrattività dei Borghi.
Cura del territorio, valorizzazione delle risorse naturali e territoriali, promozione di una fruizione turistica responsabile e di prossimità, sono elementi che si intrecciano a differenti livelli anche nell’accordo firmato tra Federparchi e UNPLI, l’Unione delle Pro Loco d’Italia. Un fil rouge che vuole rafforzare la trama delle collaborazioni e delle sinergie tra le due associazioni nella proposta di iniziative di turismo che favoriscano e incentivino la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile incalzando una riflessione sui territori dei parchi e degli spazi naturali.
Nel complesso, finalità e output dei progetti presentati consentono di rimarcare le importanti ricadute che iniziative partecipate e sinergiche possono ingenerare per i territori “minori”, posti nell’entroterra o a margine di destinazioni o poli turistici più affermati, e per le loro relazioni. La sfida imposta dalla pandemia va nella direzione di alimentare un processo avviato in termini di concertazione e co-costruzione di proposte che riguardino il turismo e lo sviluppo locale nel lungo periodo, a partire da un fertile dialogo tra livelli e soggetti differenti.
Abstract
In particolare, si considera l’importanza di nuovi approcci alla governance territoriale e turistica che, stravolgendo la dimensione oppositiva della montagna rurale, fragile, remota e marginale, rispetto ad una pianura urbanizzata, forte, connessa e sviluppata, possa proporre forme creative di coinvolgimento delle diverse categorie di abitanti per promuovere una dimensione reticolare del territorio da valorizzare in ottica turistica.
L’intervento prende in esame le Terre Alte – preferendo tale espressione a quella di “montagna” – per evidenziarne il carattere reticolare e complesso sia in termini fisici che socio-territoriali, in un sistema reticolare complementare e simbiotico con l’urbano e basato sul movimento tra la pianura e diversi livelli altimetrici, articolati in una rete di comunità, percorsi, dinamiche intrecciate tra versanti, altopiani, valli e insediamenti di bassa e alta montagna con uno scambio continuo di persone, risorse, prodotti, informazioni.
Nei versanti si assiste a fenomeni di spopolamento, proprio dove le pratiche originarie agro-silvo-pastorali si perdono progressivamente.
Si tratta di saperi secolari che hanno permesso di costruire paesaggi unici nel rispetto dell’equilibrio uomo-natura, e che oggi costituiscono un caposaldo a cui ancorare la ripresa di un turismo responsabile e in linea con i principi alla base del piano Next Generation EU.
L’intervento illustra una ricerca in corso in alcuni comuni delle Terre Alte del Sebino settentrionale bergamasco, condotta mediante una metodologia di ricerca incentrata sulla partecipazione delle comunità locali e sull’uso di sistemi digitali per sviluppare nuove strategie di sviluppo orientate ad un turismo responsabile.
Proprio la crisi pandemica ha mostrato la potenzialità delle Terre Alte nel rispondere ad un desiderio crescente di pratiche ricreative di prossimità, all’aria aperta e in contesti ambientali e paesaggistici suggestivi, proponendosi anche come luogo elettivo per un nuovo abitare, incoraggiato dallo smart-working.
A partire dal confronto tra esperienze diverse, si propongono testimonianze, riflessioni e buone pratiche radicate nella varietà dei saperi delle comunità locali e rivolte ad un cambiamento di prospettiva per la promozione di una governance turistica reticolare.
Abstract
Il turismo enogastronomico è stato visto come un possibile strumento per rendere l’enogastronomia sostenibile poiché, quando ben gestito e amministrato, può favorire un più solido legame tra aree urbane e rurali avvicinando produttori, ristoratori, operatori del turismo e consumatori, contribuendo ad accorciare la filiera agroalimentare e, in definitiva, generando benefici diffusi sul territorio. Tuttavia, emerge come la sostenibilità all’interno del turismo enogastronomico sia stata spesso affrontata prestando attenzione solo ad alcune componenti dell’esperienza. L’ambito della produzione agroalimentare, sebbene di primaria importanza, deve essere considerato congiuntamente a quello turistico.
Il presente contributo identifica gli elementi di sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) che possono guidare il turista nella scelta delle esperienze enogastronomiche.
Fornendo, al contempo, informazioni potenzialmente utili nella loro costruzione. I dati utilizzati provengono da un’indagine svolta con metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) su un campione rappresentativo della popolazione italiana (n. 1000) per età, genere e area geografica di residenza. Tutti i partecipanti avevano svolto un viaggio con pernottamento negli ultimi due anni.
I risultati indicano che i turisti italiani sono maggiormente propensi a partecipare ad esperienze enogastronomiche quando si connotano in termini di sostenibilità. In primis ambientale, come l’adozione di un approccio green nella gestione dei rifiuti (indicato dal 76%) e degli imballi (72%) e la predisposizione di sistemi di trasporto ad hoc per raggiungere l’evento, l’azienda, il punto di partenza del tour (68%). Emerge al contempo come anche la sensibilità e la responsabilità sociale delle imprese possano configurarsi come un ulteriore driver di scelta. Il 71% dei turisti sarebbe più propenso a visitare un’azienda di produzione se questa ha in essere progetti di aiuto verso la comunità locale.
Questi mostrano inoltre una particolare predilezione tour che danno l’opportunità di visitare negozi e/o siti produttivi condotti da persone che hanno affrontato o stanno affrontando situazioni di disagio economico e/o sociale (66%), così come eventi che hanno in palinsesto iniziative legate all’ambito sociale (61%).
Lo sviluppo di esperienze turistiche enogastronomiche sostenibili passa anche attraverso un’adeguata comunicazione di quanto viene messe in atto. I turisti, infatti, ritengono importante per compiere scelte consapevoli che i contenuti pubblicati – sia online che nelle tradizionali brochure cartacee – menzionino le iniziative in essere (elemento indicato dal 60%), così come vengano utilizzati termini quali “ecologico”, “ecocompatibile” e/o “sostenibile” (61%).
Abstract
Il Carso-Kras è oggetto di numerosi progetti di sviluppo locale e transfrontaliero che hanno: a) permesso la conservazione dell’habitat naturale e la non eccessiva urbanizzazione delle aree agro-silvo-pastorali, destagionalizzando il turismo e permettendo al turista di conoscere un ambiente autentico e non di massa; b) promosso strutture ricettive a conduzione familiare e alloggi non esageratamente grandi, favorendo la socializzazione; c) sostenuto una ristorazione basata su prodotti locali e genuini. Questi elementi rispondono a una vision che incoraggia la domanda di un turista sostenibile, critico e responsabile, in cerca di benessere e di interazione con la comunità.
L’autore, attraverso due surveys, analizza la sostenibilità e il livello di applicazione dei criteri di slow tourism (contaminazione, autenticità, sostenibilità, tempo, lentezza, emozione) nell’ambito di agriturismi, osmize, trattorie, osterie e aziende agricole del Carso ed esplora la propensione di queste realtà a orientarsi verso modelli di sostenibilità, necessari per uno sviluppo in linea con le nuove richieste ed esigenze sociali, economiche e ambientali. Accanto a numerosi punti di forza, lo studio fa però emergere la scarsa attenzione e collaborazione degli operatori su aspetti che fuoriescono dall’ambito enogastronomico.
Abstract
L’Expo Dubai rappresenta, al di là del suo significato geo-politico, il coronamento dell’affermazione di Dubai quale nuova global city inserita nei processi internazionali di competizione urbana e marketing turistico.
In tale contesto il cibo, tra street food e ristoranti stellati, svolge un ruolo di grande importanza quale attrattore turistico, che risponde ai trend del turismo culturale postmoderno e conferma la piena inclusione degli Emirati nelle pratiche leisure, turistiche e di consumo internazionali.
I grandi eventi, come Expo Dubai e Gulfood 2021, implementano tale processo, mostrando la capacità degli Emirati di interconnettersi dinamicamente con i nodi concettuali del dibattito internazionale sulla sostenibilità delle dinamiche dell’industria alimentare e del turismo enogastronomico.
Il paper si sofferma su questi aspetti anche grazie alla partecipazione diretta a Expo Dubai e Gulfood 2021 nell’ambito delle attività del 12° Italian Sustainable Cuisine World Summit
Abstract
Il caso studio italiano è l’area di Langhe, Monferrato e Roero dove il turismo è motivato principalmente dall’enogastronomia, ma possiede risorse culturali di notevole pregio, sotto il profilo del patrimonio materiale e immateriale.
Questo contributo intende illustrare sinteticamente parte dei risultati della prima survey svoltasi nell’autunno del 2020, discutendo delle rappresentazioni del turismo culturale che la comunità residente ha sviluppato. Ci si interroga dunque sui modi di intendere il turismo culturale da parte dei residenti e come può essere vettore di resilienza per il territorio e di impegno nella promozione e valorizzazione della destinazione turistica nella fase post-Covid.
Abstract
Novara di Sicilia è un antico borgo medievale della città metropolitana di Messina, situato nella bassa area nebrodense-peloritana, cinto dalla Rocca Novara a 1.340 m s.l.m. detta anche “Rocca Salvatesta”, una delle montagne più alte dei monti Peloritani inserita tra i Siti di Importanza Comunitaria per l’eccezionale ricchezza naturalistica, si distingue nel panorama siciliano per le sue risorse culturali e gastronomiche. Il suo tessuto urbano rimanda ovunque alla sua storia. Novara di Sicilia, soprannominata “città di pietra” grazie all’opera di lavorazione dei maestri scalpellini, fa parte della rete de “I Borghi più Belli d’Italia”, del “GAL Tirrenico, Mare Monti e Borghi” ed è inserita nel progetto di interesse mondiale da parte dell’ONU “Small Settlements. Ehnancing Rural-Urban linkages through culture”. Le sue tradizioni sono segno di una forte identità locale e di una continuità che ancora oggi è presente nella vita quotidiana, come il dialetto gallo-italico, di origine normanna, e il maiorchino, il tipico formaggio prodotto esclusivamente in questo territorio e che ha fatto proclamare la città di Novara di Sicilia, insieme a Bergamo ed a Bracciano, “Città del Formaggio 2021”.
Nel suggestivo scenario di Novara di Sicilia, il formaggio Maiorchino rappresenta la sintesi di una cultura antica che si intreccia con la storia e le tradizioni di questo luogo. È un formaggio a pasta dura, dal sapore forte e piccante, che si ottiene dal latte delle pecore e viene stagionato quattro/otto mesi. Lo stesso formaggio è protagonista assoluto di un antichissimo gioco che si svolge per le antiche vie (vaelli) di Novara di Sicilia da gennaio fino a carnevale, che consiste nel lanciare una ruzzola di cacio, a maiurchèa, lungo un percorso predeterminato, da parte di squadre contendenti. Il gioco culmina nella Sagra del Maiorchino, che si svolge il Martedì Grasso.
Il Gioco del Maiorchino risalente ai primi decenni del ‘600, molto diffuso in passato nel territorio di Messina, soprattutto nella zona dei monti Nebrodi e Peloritani, sopravvive unicamente a Novara di Sicilia. Questo evento per la sua importanza turistico-culturale è stato inserito nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia.
Negli ultimi anni, la ricerca di percorsi turistici collegati alla scoperta di antichi valori e tradizioni, inerenti in particolar modo al paesaggio agrario e alle produzioni tipiche, è cresciuta in maniera significativa dimostrando che le tipicità gastronomiche diventano un fattore determinante nell’attrazione turistica dei luoghi, contribuendo così ad innescare dei percorsi virtuosi di crescita. Emerge, quindi, con forza che promuovere i prodotti tipici significa realizzare strategie volte al recupero della memoria storica e all’attuazione di politiche di sviluppo eco-compatibili.
Abstract
che dà anche vita a competizioni tra chef donne italiane ed estere con la proposizione, tutta in rosa, dei più rinomati menù della tradizione culinaria italiana ed estera valorizzando le eccellenze enogastronomiche, le strutture ricettive e ristorative e aziende di produzione nei vari territori.
Miss Chef realizza in tour eventi e competizioni enogastronomiche anche nelle piazze principali o corti storiche dei territori italiani con apertura al pubblico costituito dagli abitanti locali coinvolti, da turisti di prossimità e di provenienza interregionale e turisti sia stranieri che di ritorno alle radici provenienti dalle comunità estere che, in particolare, nei mesi estivi, ripopolano i territori di nascita e di origine volendone riscoprire e vivere tradizioni e memorie in una villeggiatura emozionale e di ritrovamento dei saperi antichi anche familiari. Si crea così un percorso esperienziale e socio-culturale virtuoso in nome del genius loci per la valorizzazione del contesto storico e dei beni culturali di ogni territorio rivitalizzandolo e animandolo con un’azione collettiva e corale di coinvolgimento sociale che fa incontrare diverse generazioni e che genera con le competizioni al femminile il valore delle pari opportunità.
Con la sua formula innovativa e dinamica, in tour tra i territori italiani Miss Chef vuole contribuire ancor più a sottolineare il valore socio-culturale dell’italianità e delle eccellenze eno-gastronomiche locali generando lo scambio, l’implementazione e la realizzazione permanente di buone pratiche.
Attraverso le competizioni di Miss Chef si racconta l’italianità con le sue eccellenze gastronomiche perché, grazie alla bravura e all’intraprendenza delle donne, tradizioni, diversità, tipicità vengono evidenziate, utilizzate ed esaltate nelle ricette dove sono presenti tutti i saperi e i sapori territoriali contribuendo a promuovere e far conoscere prodotti di eccellenza tipica locale, strutture ricettive e ristorative e aziende di produzione.
Le competizioni Miss Chef in tour diventano un confronto, ma anche un contenitore multiculturale in cui si incontrano idee, istituzioni, conoscenze, realtà socio-economiche territoriali, artigianali e dell’agro-industria, partendo dalla cucina tutta italiana delle donne che utilizza prodotti tipici e specialità di ciascun territorio.
Con Miss Chef ogni territorio con i suoi piatti tipici viene raccontato, non solo dalle chef donne in gara ma anche da produttori, imprenditori, storici, ed esperti che, partendo dal contesto enogastronomico, ne evidenzieranno la storia, la cultura, i prodotti, i saperi ed i sapori che ne fanno l’eccellenza.
L’azione specifica del turismo enogastronomico al femminile dà ampia voce e spazio ad aspetti e valori culturali a diversi livelli, ma anche economici e sociali con il coinvolgimento di più attori territoriali: organizzazioni, associazioni, realtà imprenditoriali ed istituzioni anche universitarie e scolastiche attraverso azioni socio-divulgative nazionali ed internazionali ed azioni di promozione locale che hanno anche come scopo il neverending tourism di cui già si parla molto, mirato al superamento del concetto di turismo “mordi e fuggi” di cui è agli antipodi. Il neverending tourism è un modo di prolungare l’esperienza turistica, per esempio, con l’offerta di contenuti online come la visita dei territori, corsi di cucina legati al territorio, ecc. che Miss Chef promuove.
Miss Chef dà anche valore a:
1. politiche imprenditoriali di genere con un focus incentrato sul ruolo delle donne nelle piccole comunità in campo imprenditoriale, socio-culturale, turistico, e produttivo presentando associazioni femminili locali e coinvolgendo anche amministratori e accademici, in preminenza donne, che possono raccontare il women empowerment oggi;
2. marketing territoriale come integrazione turistica e culturale con un focus sul valore dell’ambiente naturale e dell’ambiente antropico dei territori.
Abstract
La sostenibilità nel lungo, infatti, richiede un equilibrio tra la dimensione economica, socioculturale e ambientale. Il bisogno di conciliare crescita economica e sviluppo sostenibile implica anche una dimensione etica. Una risposta al desiderio di mantenere una propria identità al di là delle logiche di mercato, attraverso attività che si concentrino sulla promozione dei valori locali e della valorizzazione sociale.
L’importanza dell’educazione, come fattore essenziale per incrementare la sensibilità̀ circa la sostenibilità̀nel settore alimentare, è diventata una priorità̀per tutti anche con l'intento di formare professionisti che possano avere l'opportunità̀ di inserirsi con soddisfazione nel mondo del lavoro. Negli ultimi anni si è, infatti, fortemente prodigata per la sostenibilità ambientale e l’importanza di uno stile di vita Green: due facce della stessa medaglia, caratterizzate da aspetti strettamente legati tra loro.
Fondamentale sarà analizzare, identificare e promuovere strutture ricettive accessibili, aree naturalistiche, aziende di produzione e risorse naturali.
Tra le realtà di turismo enogastronomico sostenibile saranno evidenziate soprattutto quelle legate al mondo della ristorazione, dell’hotellerie e delle scuole di cucina sviluppando, all'interno di questo quadro, un'analisi sulla loro:
1. struttura organizzativa;
2. tecnologie usate;
3. materie prime regionali impiegate;
4. verifica del consumo di energia e di acqua;
5. monitoraggio e controllo di qualità;
6. creazione di menù con previsione di utilizzare gli scarti;
7. formazione e sensibilizzazione del personale impiegato;
8. riduzione della plastica e degli sprechi.
Anche il turismo enogastronomico, legato ad un concetto di sostenibilità, diventa, pertanto, un’esperienza di apertura e di incontro, un tipo di turismo che gira intorno a quanto abbiamo di più importante: la vita.
Abstract
Spesso il concetto di turismo enogastronomico si affianca a quello di sostenibilità. Negli ultimi anni, la combinazione fra le bellezze paesaggistiche e le degustazioni di prodotti del territorio ha influenzato le scelte di viaggio dei turisti. Per massimizzare tale combinazione occorre sviluppare un processo di rafforzamento e sensibilizzazione verso pratiche green.
In territori come l’Italia, e più specificatamente come la Sicilia, il primo luogo per implementare esperienze enogastronomiche sostenibili è l’agriturismo.
Gli agriturismi sono visti come mezzi efficaci per sostenere le economie locali in quanto contribuiscono alla conservazione dei paesaggi e del patrimonio culturale nelle zone rurali.
La sostenibilità si manifesta così nella coltivazione di prodotti locali a km 0, il loro consumo in loco e l’attuazione di pratiche che riducono l’impatto ambientale, tutti elementi capaci di risaltare gli aspetti economici, sociali ed ambientali del territorio. Sulla base delle sue caratteristiche, l’agriturismo è in grado di rispettare perfettamente l’ecosistema del luogo attraverso lo svolgimento di attività agricole tradizionali.
L’obiettivo di questo paper è quello di analizzare la customer satisfaction misurata attraverso i commenti dei turisti lasciati sulla piattaforma online TripAdvisor relativi agli agriturismi presenti sul territorio siciliano. Grazie alle recensioni su TripAdvisor, i turisti possono condividere la loro esperienza, innescando i meccanismi propri del “passaparola virtuale”. Sulla base di questi commenti, vengono evidenziati le cause di soddisfazione e insoddisfazione avvertite dagli ospiti, utili per la promozione di pratiche turistiche competitive e per valutare gli aspetti legati alla sostenibilità del comparto agrituristico.
Abstract
Siamo, sostanzialmente, di fronte ad un secondo Piano Marshall, dove ciascun Paese sarà chiamato a gestire al meglio le risorse finanziarie messe a disposizione. In un lasso di tempo piuttosto ristretto, il contesto economico attuale è profondamente cambiato. Assistiamo nell’epoca attuale a politiche economiche, di bilancio e monetarie, che si muovono nel solco della loro espansione, mentre sino a qualche anno fa in molti Paesi la politica di bilancio era restrittiva. Pur con queste condizioni favorevoli, non è assicurato che vi sarà coincidenza e automatismo nel perseguire l’obiettivo della crescita e dello sviluppo.
Le sei missioni contenute nel PNRR sono: la digitalizzazione l’innovazione
competitività cultura e turismo; la rivoluzione verde e la transizione ecologica; le infrastrutture per una mobilità sostenibile; l’istruzione e la ricerca; l’inclusione e la coesione e, infine, la salute. L’ammontare delle risorse finanziarie previste è di 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 miliardi a fondo perduto. Il PNRR rientra, però, in un programma più vasto denominato Next Generation EU (NGEU), il quale affianca al fondo appena illustrato, anche quello relativo al Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa noto invece come REACT-EU, pari al momento a 13,5 miliardi di euro, il 64% dei quali destinati al Sud-Italia. Va, inoltre, osservato che l’insieme delle somme disponibili e provenienti da questi due fondi, affiancano e si vanno ad aggiungere ai Fondi Strutturali Europei, che da sempre sono stati previsti per stimolare la crescita delle Regioni europee economicamente più deboli; questi sono: il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo di Coesione (FC), il Fondo Sociale Europeo plus (FSE+), il Just Transition Fund (JTF), il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), come pure il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) e il Fondo Sicurezza Interna (FSI). Occorre infine ricordare che questi fondi sono Fondi che le Regioni gestiscono in totale autonomia.
La risorse finanziarie provenienti da ciascuno dei due dispositivi del NGEU, non hanno ancora completato la propria struttura di governance e pertanto non si sa come verranno amministrate e quali saranno le istituzioni coinvolte nella loro allocazione. Non è ancora chiaro, ad esempio, quale sarà il ruolo delle Regioni e degli enti locali.
Inoltre, il turismo, al di là della denominazione delle sottomissioni contenute nel PNRR (turismo e cultura 4.0), almeno per quanto concerne l’impatto sui territori (la valorizzazione del patrimonio culturale) sembra un settore più riconducibile al Ministero dei Beni Culturali che al Ministero del Turismo.
Il paper intende analizzare le risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione Europea, con la precisa finalità di far emergere i principali fattori di criticità che potrebbero ostacolare un utilizzo efficiente ed efficace delle risorse finanziarie messe a disposizione.
Abstract
In Italia, le iniziative “Borghi più belli d’Italia” e “Bandiera Arancione” operano dagli inizi del 2000 per promuovere i comuni che soddisfano determinati requisiti di eleggibilità e che ne costituiscono il rispettivo network.
L’obiettivo di questo contributo è quello di valutare gli effetti delle due iniziative sull’efficienza turistica dei luoghi coinvolti, mediante una valutazione dell’impatto basata sull’evidenza.
L’approccio utilizzato è a due fasi: in un primo momento, attraverso il metodo della data envelopment analysis (DEA), si costruiscono i punteggi di efficienza turistica a livello comunale, che sintetizzano in una stima non-parametrica input-output la capacità di aumentare il tasso di occupazione delle strutture ricettive sulla base di alcune condizioni territoriali predeterminate; successivamente, mediante regression discontinuity design (RDD) si misura l’impatto locale dei due marchi sull’efficienza turistica dei comuni coinvolti, confrontando le unità trattate con una serie di unità di controllo molto simili per caratteristiche, ma che differiscono da essi solo per lo status di assegnazione ad una o entrambe le iniziative. Per ciascuna iniziativa, si rilevano robusti effetti causali positivi con netta discontinuità nell’effetto tra comuni trattati e non trattati, ad evidenziare il ruolo di spinta dei marchi di autenticità per il miglioramento dell’efficienza turistica a livello locale.
Si discutono implicazioni in chiave triplice: dal punto di vista teorico e della letteratura di riferimento su marchi territoriali ed ecolables; dal punto di vista tecnico e istituzionale, in termini di suggerimenti di policy, anche in funzione dell’esigenza di un rilancio del turismo sostenibile nello scenario post-pandemico; dal punto di vista territoriale, evidenziando possibili avanzamenti nel quadro dei processi di place-branding a livello locale.
Abstract
Il legame tra turismo, sviluppo economico e ambiente (Danish, Wang, 2019) diviene quindi centrale nell’analisi dei flussi turistici per valutare anche l’impatto in termini di sostenibilità e di sviluppo sostenibile (Alaimo, Maggino, 2020). Il turismo, infatti, oltre a generare incrementi di ricchezza può determinare esternalità positive e negative, ad esempio, la valorizzazione del patrimonio culturale (esternalità positiva) oppure l’aumento di produzione di rifiuti urbani solidi (esternalità negativa) (Arbulú et al, 2015).
L’industria turistica italiana, nonostante sia stata fortemente penalizzata dalle misure di lockdown imposte dal Governo, per fronteggiare la pandemia del SARS-COV-2, che hanno ridotto nel 2020 il valore aggiunto turistico del 31,5% rispetto al 2019 (ISTAT, 2021),
rappresenta il 4,1% del Pil. L’Italia è tra i Paesi con il più alto numero di arrivi e presenze turistiche incoming in Europa. Ciò contribuisce a incrementare la produzione dei rifiuti, specialmente nei mesi estivi (ISPRA, 2021).
Alla luce di ciò, lo scopo di questo lavoro è quello di indagare il rapporto che sussiste tra presenze turistiche nelle regioni italiane e la quantità di rifiuti che in esse vengono prodotti.
L’analisi statistica indagherà l’andamento delle regioni italiane delle presenze e dei rifiuti turistici nel periodo 2014-2019, per evidenziare eventuali scostamenti esistenti tra le due serie storiche. L’analisi verrà poi integrata con una metodologia panel che sarà applicata a livello regionale e nazionale per il periodo 2014-2019 evidenziando il legame tra presenze turistiche e produzione dei rifiuti. Il lavoro vuole anche fornire specifiche soluzioni di policy, rivolte al settore turismo e alla gestione dei rifiuti, affinché i decisori pubblici possano ridurre le criticità sociali, economiche e ambientali legate al settore turistico.
Abstract
Lo studio è un’estensione di “Qual è il massimo valore di un’inserzione pay per click? Una valutazione del valore tramite disintermediazione” ed è volto a trovare un sistema semplice e chiaro per ottimizzare gli investimenti sui principali canali di distribuzione da parte di un’azienda turistico ricettiva.
L’approccio è di tipo analitico e basato sul confronto fra le spese dovute alle
commissioni degli intermediari turistici online e gli incassi dati dai motori di booking proprietari integrati nel sito aziendale per promuovere il quale si effettuano investimenti in Google Ads.
Abstract
l’esistenza di tre filoni di ricerca, denominati Online Presence (OP), Online Visibility (OV) e Online Reputation (OR); dall’altro lato, la necessità per le imprese di costruire e gestire la propria “esistenza digitale” attraverso una gestione integrata e consapevole di queste tre dimensioni. Primi tentativi di mettere in relazione l’esistenza digitale dell’imprese con le caratteristiche e i risultati conseguiti dalle stesse sono stati effettuati nel comparto alberghiero (Cioppi et al, 2016; Pencarelli et al., 2015) e ristorativo (Pencarelli et al., 2019) con promettenti risultati. Tali studi hanno però utilizzato la sola dimensione d’analisi della visibilità (Dreze e Zufryen, 2004). Il presente lavoro si inserisce in questa linea di ricerca e ha l’obiettivo di analizzare la relazione esistente tra il posizionamento digitale le caratteristiche strutturali delle imprese alberghiere (numero di stelle, numero di posti letto prezzo medio della camera doppia) e le performance aziendali degli stessi (trend di fatturato, utile, occupazione camere).
Design e metodologia della ricerca. Lo studio è articolato in tre fasi. Nella prima, utilizzando un approccio QCA (Rihoux, Ragin, 2009) si è provveduto
all’operazionalizzazione dell’Indicatore del Posizionamento Digitale delle Imprese Alberghiere (DPI-H) attraverso l’individuazione di variabili descrittive delle tre dimensioni del posizionamento online (OP; OV; OR) proposto da Cioppi et al. (2019 2016).
Successivamente attraverso una Fuzzy Set Ideal Types Analysis (Pencarelli et al., 2019; Kvist, 2007) sono state individuate 5 tipologie di posizionamento digitale (Completo, Parziale, Ambiguo, Riflesso, Assente). Nella seconda fase è stata effettuata l’analisi empirica degli alberghi di due importanti località turistiche italiane con caratteristiche diverse sia per localizzazione geografica che per tipologia di esperienza offerta: Sorrento (NA) e di Assisi (PG). Per ogni struttura delle due diverse località è stato calcolato l’Indicatore di Posizionamento Ditale (DPI-H) e, sulla base di questo, le imprese sono state classificate nei suddetti cinque idealtipi. Nella terza fase attraverso un approccio fsQCA di tipo causale (Fiss, 2011) sono stati analizzati i collegamenti fra la tipologia del posizionamento online le caratteristiche strutturali degli hotels e le performance aziendali.
Le caratteristiche strutturali degli hotels (numero di stelle, numero posti letto, prezzo medio della camera doppia) sono stati ricavati dai dati pubblici disponibili on line (sito web ufficiale, Booking, Trivago). I dati di performance sono stati ricavati dalla banca dati Orbis della Bureau Van Dijk.
Risultati e conclusioni. Lo studio ha prodotto un primo contributo teorico attraverso la costruzione di un Indicatore di Posizionamento Digitale delle Imprese Alberghiere (DPI-H) che mette a sistema gli Indici di Presenza Online (OPI) di Visibilità Online (OVI) e di Reputazione online (ORI) e la definizione di 5 idealtipi di posizionamento. L’algoritmo del DPI-H testato nel le località di Sorrento e Assisi risulta infatti funzionale e permette la classificazione degli hotels in modo chiaro ed univoco. Dal punto di vista empirico, lo studio ha mostrato come le strutture ricettive con migliore posizionamento digitale sono generalmente quelle di maggiore qualità dotate di risorse economiche e/o professionali più significative e che investono maggiormente nel digital marketing. Dall’analisi si evince infine, che gli hotels con un buon (Completo e Parziale) o sufficiente (Ambiguo, Riflesso) posizionamento digitale hanno migliori performance aziendali rispetto a quelli senza alcun posizionamento digitale (Assente).
Implicazioni di management. Lo studio è particolarmente utile per le organizzazioni dell’ospitalità perché fornisce uno strumento economico (anche se “time consumer”) per analizzare la presenza, la visibilità e la reputazione on line e pervenire alla determinazione del posizionamento digitale comparato all’interno della destinazione. Il modello ottenuto può essere anche utilizzato come strumento di diagnosi aziendale per evidenziare i punti di forza e le criticità digitali rispetto ai competitors della località. Pertanto, sia gli operatori che i policy maker potrebbero utilizzare il DPI-H per verificare la capacità di utilizzo degli strumenti digitali da parte delle strutture ricettive del territorio.
Abstract
L’intervento si articolerà come segue:
1. generazioni di attività termale e benessere;
2. il gap fra percezione del sistema termale da parte del “pubblico” e da parte dei “privati”;
3. la nuova classificazione delle località termali;
4. le localia? esclusivamente tarmali e le terme come caratterizzazione di ogni
tipologia di ricettiva;
5. venti esempi significativi, nel bene e nel male;
6. il recupero e la valorizzazione delle terme “pubbliche” o “ex pubbliche”;
7. la concezione di benessere termale: i trend in atto;
8. gli stabilimenti termali;
9. gli alberghi termali e le altre ricettività con terme;
10. dalle terme alle spa: come è cambiato il mercato e come sta cambiando;
11. verso i resort.
Abstract
Il cambiamento più significativo è quello che ha visto allargarsi il gap tra piccole stazioni (in prevalenza ubicate a basse quote) e grandi stazioni (generalmente in quota), fenomeno sostenuto non solo da problemi di innevamento, ma anche e soprattutto dalla forte diversificazione delle attività praticate sulla neve (e in estate), che sta spingendo le piccole località a ricercare una propria peculiarità e identità per poter avere un spazio competitivo; la politica della sostanziale uguaglianza dei prodotti offerti, di fronte all’articolarsi delle proposte, sembra ormai perdente e impone una strategia di innovazione, fin qui generalmente assente nelle località sciistiche. È su queste basi che si innesta il tema dei nuovi modelli di business. È forse troppo azzardato chiamarli “modelli”, perché stiamo assistendo piuttosto a tentativi per lo più sperimentali, spesso in assenza di una visione complessiva organica, ma è certamente vero che nel mondo degli operatori dello sci e più in generale della montagna (è sempre più difficile separare rigidamente l’attività estiva da quella invernale) si è innescata una dinamica che tende a ricercare nuovi prodotti, nuove forme organizzative e nuove alleanze.
Il contributo, parte da un quadro quantitativo internazionale e nazionale alpino, facendo ricorso alla produzione statistica integrata di Istituzioni delle aree Alpine e delle Associazioni di Categoria dei gestori di impianti di risalita e intende:
1. documentare le dinamiche del turismo della neve negli ultimi anni evidenziandone i punti di forza e di debolezza;
2. offrire una interpretazione delle modalità di adattamento (o di non adattamento) dell’offerta alle problematiche indotte dal cambiamento climatico, ma anche dall’evoluzione del mercato;
3. delineare, con l’ausilio di casi emblematici, l’apertura verso nuove forme
organizzative e di mercato, favorite anche dalla penetrazione delle più recenti tecnologie.
Abstract
Dal punto di vista ambientale, le piccole navi e le imbarcazioni da diporto, se paragonate agli impatti delle grandi navi da crociera, non hanno un’influenza significativa sull’ambiente. Tuttavia, è importante sottolineare come le attività in seno ai porti turistici esercitino una pressione considerevole sul delicato equilibrio ecologico degli habitat marittimi (Hall, 2001; Davenport, Davenport, 2006). Infatti, in ragione delle numerose operazioni che si svolgono al loro interno, essi condizionano significativamente le condizioni ambientali delle aree circostanti: l’attività portuale, infatti, può contribuire all’inquinamento acustico, atmosferico e delle acque, delle aree interne e circostanti ai bacini (Rivero et al., 2013).
In primo luogo, la stessa costruzione della infrastruttura portuale può comportare cambiamenti sulle dinamiche costiere e alterare gli ecosistemi marini, mettendo in pericolo spiagge naturali, fauna selvatica, ambienti ecologici e provocando danni alla salute dell’uomo (Martínez-Vázquez et al., 2021; Nebot et al., 2017). Questi impatti negativi derivano, in particolare, dalle caratteristiche strutturali: i porti turistici sono solitamente ubicati in aree relativamente riparate, prive di condizioni di flusso turbolento (Floerl e Inglis, 2003). La loro conformazione provoca dunque il ristagno delle acque e la conseguente concentrazione di elementi inquinanti nel bacino portuale (Johnston et al., 2011).
In secondo luogo, particolarmente rilevante è l’impatto delle imbarcazioni ormeggiate in porto che, attraverso gli scarichi diretti e indiretti dei rifiuti domestici, delle acque reflue e degli inquinanti derivati dalla loro attività, condizionano la qualità dell’acqua e gli ecosistemi marini (Sobsey et al., 2003; Di Landa et al., 2009; Rivero et al., 2013; Abreu et al., 2020). Altresì le attività manutentive, quali la pulizia dei pontili e dei moli e la verniciatura delle navi con tinte antivegetative, contribuiscono ad aumentare i livelli di inquinamento (Srinivasan e Swain, 2007).
In un contesto siffatto, si intuisce facilmente come l’adozione da parte dei porti turistici di nuove tecnologie e strumenti digitali capaci di garantire un minore impatto ambientale possa essere determinante. L’innovazione, intesa come adozione di strumenti all’avanguardia per la salvaguardia dell’ambiente, infatti, può sicuramente fornire una soluzione ai principali problemi ambientali generati dai porti, ma spesso incontra resistenze legate agli ingenti investimenti necessari per la loro introduzione.
Recentemente, la letteratura si è soffermata sul percorso da compiere per raggiungere un “green port development” (Nebot et al., 2017). Negli ultimi anni, il concetto di “green port” si è evoluto da concept teorico per la ricerca e l’innovazione a un obiettivo concreto per lo sviluppo sostenibile delle attività umane in ambito marittimo (Pellegrini e Saccani, 2019).
Nonostante i temi della sostenibilità e dell’innovazione rappresentino il fulcro di numerosi studi aziendali, si rileva come il numero di contributi scientifici riferiti ai porti turistici sia piuttosto esiguo mentre la letteratura si concentra sui grandi porti commerciali, quali Amburgo, Rotterdam, Shanghai e Genova (Dinwoodie et al., 2012; Torrisi et al., 2016; Acciaro et al., 2014).
L’obiettivo primario della ricerca è dunque verificare il grado di innovazione e di sostenibilità ambientale che caratterizza attualmente i porti turistici italiani,
analizzandone lo stato dell’arte e individuando eventuali best practices. Per condurre questa prima fase del progetto, saranno esaminate primariamente le fonti documentali prodotte dagli stessi porti turistici: gli annual report – utili per ottenere informazioni relative agli investimenti effettuati – gli eventuali report di sostenibilità, le comunicazioni, effettuate anche attraverso i profili social e i siti web, e le iniziative finalizzate alla sostenibilità ambientale già attivate. Le informazioni ottenute attraverso l’analisi documentale saranno poi utilizzate per la predisposizione di un breve questionario.
Tuttavia, prima di somministrare il questionario ai porti turistici italiani, esso sarà sottoposto a un processo di validazione proponendolo a un numero ristretto di soggetti individuati dal team di ricerca.
Successivamente, in base alle informazioni raccolte durante la fase precedente, saranno individuate best practice finalizzate all’incremento della sostenibilità ambientale ottenute grazie all’introduzione di strumenti digitali innovativi. In questo caso, è prevista un approfondimento attraverso interviste semi-strutturate ai responsabili della gestione dei porti in modo da identificare i tratti salienti necessari per l’introduzione delle novità. Il progetto, attraverso questa via, si propone di identificare possibili modelli di sviluppo tecnologico finalizzato alla sostenibilità ambientale per la gestione dei porti turistici.
Dal punto di vista teorico, i risultati ottenuti grazie alla ricerca consentiranno di colmare il gap individuato in letteratura attraverso la definizione dello stato dell’arte con riferimento al rapporto sostenibilità/innovazione tecnologica dei porti turistici italiani.
Sotto un profilo manageriale, invece, l’analisi delle best practice permetterà di individuare eventuali modelli gestionali di eccellenza da “esportare” in altre realtà portuali turistiche nazionali e internazionali.
Abstract
L’obiettivo principale è quello di rilevare le modalità di comunicazione online delle pratiche sostenibili adottate dagli alberghi. Coerentemente con questo obiettivo, nella prima fase dello studio, si è valutata la qualità dei siti web al fine di evidenziare aspetti che caratterizzano i siti degli alberghi che comunicano messaggi pro-sostenibili, e per rilevare cambiamenti rispetto ai risultati di uno studio realizzato nel 2008. La valutazione della qualità dei siti web si è basata su 21 domande, relative alle dimensioni del meta-modello 7Loci, domande formulate da un panel di esperti di ingegneria del web e di turismo delle alpi. Nella seconda fase dello studio, per indagare la comunicazione online della sostenibilità, si è costruito un inventario delle pratiche potenzialmente adottabili da una struttura alberghiera e si è verificata la presenza sui siti web degli alberghi di contenuti relativi a tali pratiche.
Lo studio è stato effettuato su un campione di 745 alberghi. I risultati delle due fasi hanno messo in evidenza come non ci siano differenze nella qualità dei siti web degli alberghi che comunicano la sostenibilità rispetto a quelli che non lo fanno. Dal confronto con i risultati del 2008 emerge un incremento significativo degli alberghi che permettono di prenotare online. Per quanto riguarda la comunicazione delle pratiche di sostenibilità, si è rilevato che si manifesta in modo disuguale sia tra i diversi ambiti territoriali della Provincia di Trento, sia tra le stesse strutture alberghiere. L’appartenenza ad aree protette, l’esistenza di clientela internazionalizzata, la presenza di direttori di APT attenti alle tematiche della sostenibilità e agli approcci partecipativi alla definizione dell’offerta, influiscono positivamente sulla comunicazione di pratiche sostenibili. Inoltre, gli alberghi che dimostrano proattività comunicativa nei confronti della sostenibilità (12,35%) sono tendenzialmente di categoria elevata. Per rispondere ad una crescente attenzione alla sostenibilità da parte della domanda, e al fine di limitare il fenomeno del greenhushing, i risultati dello studio suggeriscono di migliorare la comunicazione sui siti web di contenuti riguardanti azioni e valori legati alla sostenibilità, anche attraverso consulenze agli albergatori di esperti in queste discipline.
Abstract
Con la caduta del comunismo in Albania come nei paesi dell’Europa Centro Orientale, da subito si fecero i primi tentativi per cambiare questo ambiente o per mascherarlo e nasconderlo, anche se era quasi impossibile sfuggire a questa realtà. I paesi devono, dopo un periodo di guerra o dittatura, ristabilire la loro identità nazionale e sottolineare l’eredità che fa parte delle nuove narrazioni della nazione.
Per la maggior parte dei monumenti del periodo comunista furono distrutti con il tentativo di cambiare questo paesaggio come forma di ribellione, mentre quelli che sono rimasti sono diventati oggetto di un continuo dibattito pubblico. Pochi erano i tentativi per la protezione del patrimonio comunista.
Il modo in cui affrontare l’eredita tangibile e intangibile del passato, l’inserimento nel patrimonio culturale di un paese o di un gruppo sono questioni interessanti e difficili da applicare. Il passato per molti di loro e traumatico dà origine all’espressione di pensieri in modo molto soggettivo su come affrontare il passato. Anche se la definizione di patrimonio culturale è ben definito come be-ni inestimabili del nostro passato, ma questo concetto si è ampliato nel tempo. Oggi i luoghi del dolore e del trauma così come l’architettura delle dittature totalitarie sono definiti recentemente dall’UNESCO come siti e luoghi del patrimonio dell’umanità. Tuttavia, il patrimonio riguarda l’identità e gli individui potrebbero non volere che le loro identità contemporanee siano associate a un passato difficile. Inoltre, con l’aumento della domanda turistica per questi paesi, luoghi e siti particolari, la questione del “patrimonio dissonate” è stata oggetto di grande attenzione da parte di molti studiosi del patrimonio culturale. Negare o ignorare un periodo, la sua eredità e il patrimonio culturale che ha lasciato, diventa più difficile quando visitatori e turisti sono interessati a quel periodo e al suo lascito.
Duncan Light (2000) nei suoi studi sul patrimonio comunista lo considera un “passato Indesiderato”, d’altra parte, Ivanov (2009) afferma che il comunismo, con tutti i suoi successi e disgrazie, è percepito come un periodo temporaneo “fuori pista”, che non merita lo “sguardo del turista”, invece per Dujisin (2007) sarebbe meglio di “Dimenticare il comunismo... O vendetelo”. Per più di vent’anni si è fatto poco nel conservare, valorizzare e promuovere il patrimonio comunista solo restaurazione delle facciate degli edifici per togliere il grigio del precedente regime e molti bunker sono stati persino trasformati in ristoranti e caffè e dopo il 2014 è iniziato un movimento per preservarli e aprirli al pubblico sotto forma di musei del patrimonio comunista. Mentre questi monumenti servivano come scopo difensivo, economico o di propaganda, oggi sono un’attrazione interessante per i turisti, si possono trovare in tutto il paese e con diverse forme, dimensioni e colori. Ma tutto questo avviene in un contesto molto contraddittorio del patrimonio culturale e dell’ambientale in cui sono costruite, dove alcuni monumenti più autentici sono stati distrutti o lasciati nell’oblio o corrosi dal tempo; invece, dall’altra parte sono stati costruiti nuovi musei e monumenti, non così autentici che rappresentano il passato comunista. Uno di questi è il progetto di Bunk’Art 1 e 2 che ci aiuterà ad analizzare i risultati pratici finali sul ruolo dei visitatori del patrimonio comunista come turisti, non-ché sui loro interessi e bisogni più importanti, visti dal punto di vista delle principali strategie di marketing.
Abstract
For our research, the visual component being described is considered the target domain in the metaphor operation, while the conceptual domain used to describe it is the source domain. These results led the association Kaleidoscope Access, co-founded by the author with the aim of working in the dissemination and implementation of accessible projects in museums, to compose increasingly creative and subjective AD for a series of audio descriptive guided tours of art exhibitions carried out within the Words to See accessibility project in several Spanish museums. Within the project, we created linguistic expressions for the tours that have been later categorized (Luque and Soler, 2020) following the same metaphor categories of the previous corpus study. Although metaphors are used to describe both representational and abstract art in the Words to See corpus, some categories of deliberate metaphor are more frequently used to describe abstract works. In this talk, I will show examples extracted from the Words to See project as well as focus on an on-going emancipatory research project we are developing online.
Our results, both descriptive and empirical, are showing that more subjective and metaphorical descriptions could help museums to convey the message that visiting art museums should be an individual experience. A key aspect of subjectivity in visual art AD could be how to flag it by means of linguistic devices so that receivers perceive it as an invitation to experience art, and not as an authoritative voice. Therefore, a flagged and deliberate metaphor could become a powerful accessibility resource.
Abstract
L’articolo 30 della Convenzione sancisce il diritto di accesso a tutti gli ambiti della vita culturale, compreso quello del turismo. In questa prospettiva, specifiche raccomandazioni vengono formalmente rivolte agli operatori del settore al fine di garantire alle persone con disabilità l’accesso ai beni ed ai servizi turistici. Inoltre, per quanto rileva in questa sede, l’articolo 27 della Convenzione riconosce il diritto al lavoro delle persone con disabilità. In particolare, sono esplicitamente promosse le opportunità di lavoro autonomo, l’imprenditorialità e l’avvio di attività economiche.
In Italia, la legislazione in materia si presenta abbastanza evoluta ed in linea con il framework internazionale, avendo ratificato nel 2006 la Convenzione dei Diritti delle Persone con Disabilità. Tuttavia, l’inclusione sociale delle persone con disabilità “è ancora lontana” nel nostro Paese come emerso da uno studio realizzato in occasione della Giornata internazionale delle Persone con Disabilità (Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, 2017); si rileva, infatti, che i diritti sanciti dalla Convenzione, compreso il diritto al lavoro ed all’accessibilità, non sono ancora perfezionati. Le soluzioni adottate per superare le barriere affrontate dalle persone con disabilità nei differenti contesti rappresentano un’area di ricerca raccomandata dal Report Mondiale sulla Disabilità (World Health Organization, 2011); peraltro, vi è il rischio che tali barriere, di varia natura, si accentuino nell’attuale contesto post-emergenza Covid-19.
Alla luce di ciò, il presente lavoro analizza una particolare forma di ospitalità extralberghiera recentemente affermatasi nel Sud Italia che promuove l’avvio di attività economiche e l’imprenditorialità delle persone con disabilità. Gli studi in materia sottolineano che esse hanno bisogno di svolgere un’attività che permetta loro il più alto livello di espressione delle proprie capacità (Borgonovi, 2009) e ne favorisca l’inclusione sociale.
In ambito turistico, molti contributi hanno evidenziato le differenti barriere che precludono l’accessibilità delle strutture e dei servizi turistici, così come le aspettative dei turisti con disabilità per una piena fruizione della vacanza (tra gli altri, Israeli, 2002; Buhalis and Darcy, 2011; Ambrose et al., 2012; Richards et al., 2010). Sulla base di questi sviluppi teorici, il presente lavoro analizza questa nascente attività considerandola un’efficace risposta ad un bisogno sociale (Murray et al., 2010) ed un innovativo modo di offrire servizi turistici accessibili e di qualità. La finalità perseguita è quella di esaminare questa forma di ospitalità combinando l’analisi della letteratura con un caso di studio rappresentativo relativo al network “Like your Home”, un insieme di Bed & Breakfast e appartamenti turistici gestiti da persone con disabilità o esigenze specifiche insieme alle loro famiglie. Si tratta di un progetto imprenditoriale, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo valore turistico, umano e sociale. Esso trae origine dalla necessità di: i) promuovere l’auto impiego delle persone con bisogni speciali date le difficoltà di accesso nel mercato del lavoro; ii) sviluppare un’attività che ne soddisfi le esigenze di socializzazione; iii) ampliare l’offerta di servizi ricettivi accessibili nel settore extralberghiero. Alla necessità di un impiego lavorativo si accompagnano i fondamentali bisogni di relazionalità e di partecipazione alla vita della comunità d’appartenenza dei giovani gestori che, supportati dalle loro famiglie, possono offrire con dignità il proprio contributo. Il progetto si qualifica per un concetto di accoglienza fondato sulla famiglia e su un insieme di valori incentrati sulla persona e sul miglioramento della qualità della vita, nonché sullo sviluppo delle relazioni sociali (in primis, con il turista e nell’ambito del network).
Il presente lavoro illustra finalità e valori del progetto, focalizzandosi poi sugli aspetti distintivi di questa attività volta a promuovere sia l’inclusione sociale delle persone con disabilità sia un turismo accessibile per tutti i visitatori. L’analisi svolta, condotta con un approccio di ricerca qualitativo e ricorrendo ad una varietà di fonti informative primarie e secondarie, evidenzia le caratteristiche dei servizi turistici proposti, suscettibili di migliorare l’accessibilità del territorio e la fruibilità del suo patrimonio, soffermandosi altresì sui diversi benefici per le persone coinvolte e la comunità. Tra le caratteristiche distintive dell’offerta si richiama, in particolare, l’ottimizzazione delle abitazioni (già fornite degli ausili necessari alle persone con disabilità o esigenze specifiche) e delle competenze della famiglia ospitante (in grado di assumere i comportamenti più consoni per l’accoglienza dei turisti in virtù dell’esperienza personale). Rispetto ad un’ottica tradizionale, le persone con disabilità sono in questo caso protagoniste dell’offerta turistica in qualità di gestori ed il loro impegno attivo ha delle implicazioni anche sul piano culturale.
Un gruppo di esperti supporta stabilmente il progetto, che è articolato nelle seguenti attività: i) selezione dei partecipanti; ii) formazione turistica; iii) conoscenza della legge e delle normative fiscali; iv) marketing turistico; v) start up e tutoraggio. L’iniziativa si contraddistingue per la sua attitudine ad affermare, al contempo, il diritto al lavoro delle persone con disabilità ed il diritto a fruire pienamente dell’offerta turistica di un territorio.
Il network sviluppa nuovi posti letto e servizi turistici accessibili, rispondendo così in maniera innovativa ad una domanda di mercato in costante crescita in Europa ed in Italia (Agovino et al., 2017). Ciò assume particolare rilievo dato il ruolo prioritario attribuito dall’UNWTO (2020) al carattere dell’accessibilità nel settore turistico e l’importanza di assicurare un’adeguata offerta turistica (Libro Bianco sul Turismo per Tutti in Italia, 2013; Migliaccio, 2019) che rafforzi e qualifichi quella esistente. Il progetto Like your Home nasce nella regione Campania con le province di Napoli e Salerno ed è duplicabile in altri luoghi.
Negli ultimi anni si sta pian piano espandendo sul territorio nazionale grazie anche ad un altro progetto, denominato “HostAbility School/University”, collegato a quello ricettivo e che valorizza la collaborazione con le Università italiane per la formazione e l’occupazione dei giovani in ambito turistico. Lo studio mira ad evidenziare i fattori critici per l’ulteriore diffusione di questa forma di ospitalità, dal significativo valore sociale ed umano, presenta alcune implicazioni di policy, ed infine, delinea delle possibili direttrici di ricerca futura.
Abstract
The observed sample includes 550 cultural touristic sites distributed across 14
provinces. The resulting evidence may provide useful information to improve cultural supply for senior citizens.
It has been carried out an econometric analysis that shows some significant
relationships between the share of senior visitors on the total visitors (used as dependent variable) and some dummy variables employed as regressors, such as the existence of free admission for elderly visitors; free admission for visitors with problems of access; free admission for accompanying person; the implementation of communication/promotional campaigns aimed at seniors visitors; the presence of the institution on social media; a proxy related to transports.
The results are expected to:
1. outline the positive role of accessible information, be it targeted or general, in favoring the empowerment of senior citizens.
2. clarify if pecuniary reasons may be a hindrance for senior citizens to enjoy cultural
sites.
3. highlight the positive role for social media in promoting the visit to cultural sites.
Given the importance of cultural activities to promote healthy ageing and improve quality of life for the elderly, this study may be replicated in other regions, both in Italy and abroad.
Abstract
Differenti leggi (concordatarie, statali, di Diritto Canonico, regionali), norme e accordi tra vari organismi statali ed ecclesiastici, ne regolano la conservazione, tutela, gestione e valorizzazione. Tuttavia, questo immenso patrimonio (da oltre vent'anni è nell’inventariazione e catalogazione a cura della CEI in collaborazione con l'ISTAT) non è inserito in maniera adeguata nel mercato dell'offerta turistica a causa di forti condizionamenti di carattere soprattutto religioso che ne limitano la sua fruizione, con il rischio anche che esso si deteriori in maniera irreversibile anche a causa delle enormi risorse finanziarie che occorrerebbero per la sua manutenzione, restauro e gestione.
A tutto ciò si aggiunge la diminuzione delle vocazioni religiose e quindi dei parroci che gestiscono le chiese con conseguente chiusura di molte di esse.
Lo studio, tuttavia, avanza alcune idee e proposte relativamente alla gestione anche in chiave turistica delle chiese di grande valenza storico-artistica compatibile con le loro finalità e funzioni di carattere religioso, e propone di strutturare un nuovo segmento di turismo da indirizzare non solo ai credenti come quello del “turismo religioso”, ma a chiunque, credente o no, ami l'arte, la cultura e l'heritage in generale. Questo nuovo segmento viene definito come “Spiritual Heritage Tourism”, differente quindi anche dallo “Spiritual Tourism”, codificato nel 2015 dall'Organizzazione Mondiale del Turismo.
Abstract
L’articolo, pertanto, è diretto ad analizzare gli impatti positivi di una guida turistica per tutti sia nell’ambito dell’educazione civica in tutti contesti scolastici e in particolar nella scuola primaria, e sia nell’ambito dell’apprendimento delle scienze geografiche nei diversi percorsi scolastici secondari.
Abstract
Già prima della crisi pandemica, il sistema turistico italiano mostrava debolezze e fragilità che contribuivano ad una forte perdita di competitività. In tale contento, il tema della formazione assume un ruolo prioritario. Difatti, tra le principali criticità nel sistema turistico italiano emerge un dato fortemente critico in merito alla qualifica professionale e ai titoli di studio degli occupati in questo settore e, più in generale, con riferimento alla condizione del mercato del lavoro in ambito turistico. La questione appare ancor più grave se si considera che in Italia la scarsa dotazione di personale qualificato nel turismo coinvolge trasversalmente tutte le aree professionali – spesso anche coloro che occupano posizioni manageriali e di vertice.
Nonostante la crisi del turismo scatenatasi a seguito della pandemia di Covid e l’inadeguatezza del sistema turistico italiano nell’adattarsi agli standard internazionali, il mercato del turismo rappresenta, ad ogni modo, uno dei comparti che sostiene grandi possibilità occupazionali. Per tale ragione, è necessario differenziarsi e cercare la propria unicità per incontrare i vari competitors. In particolare, esiste una relazione evidente tra i bisogni di nuove competenze e i ruoli professionali che le aziende oggi cercano, e la risposta che viene dalle istituzioni di formazione del turismo. Nel contesto turistico italiano, soprattutto con riferimento alle realtà di piccola e media dimensione, appare sempre più difficile attrarre, formare e trattenere professionisti qualificati. Dunque, il divario sempre più elevato tra le competenze richieste dal settore e quelle possedute dalle risorse umane che si affacciano sul mercato del lavoro fanno emergere forti inefficienze.
In particolare, il sistema turistico italiano mostra un livello di scolarizzazione e di partecipazione a corsi di formazione tra i più bassi in Europa. Tale divario è colmabile attraverso l’aumento del contenuto e della varietà dei percorsi formativi specializzati.
Tuttavia, il sistema turistico per poter crescere in termini di competitività necessita di professionisti che mettano in campo le loro competenze per valorizzare i territori.
In Italia l’offerta formativa istituzionale è di diversi tipi ed è erogata da soggetti differenti, sia pubblici sia privati, generando un grado di eterogeneità molto alto e a volte frammentato. Inoltre, nel turismo, la formazione rappresenta una componente fondamentale della strategia aziendale per sostenere processi di apprendimento necessari a sviluppare competenze allineate alle diverse esigenze di mercato. Risulta perciò necessario che le imprese siano alleate delle istituzioni e mirino alla formazione di quelle conoscenze fondamentali per condurre processi di innovazioni richiesti dalle aziende.
Un dialogo tra le aziende e le istituzioni sarà, quindi, la chiave per un sistema turistico competitivo. Eppure, lo scenario attuale mostra da un lato le imprese alla ricerca di un tipo di formazione focalizzata sulla gestione operativa; dall’altro lato, i sistemi di istruzione e sviluppo delle competenze continuano a preparare persone le cui conoscenze risultano obsolete. Questo disallineamento delle competenze crea l’illusione dell’occupazione e della stabilità economica e sociale; invece, secondo le stime del Boston Consulting Group, tale distorsione del sistema pesa negativamente sotto forma di perdita di produttività, pari a circa il 6% sull’economia globale, nel mondo del lavoro.
In questo contesto, i percorsi legati all’alta formazione nel turismo potrebbero rappresentare una vera opportunità per potenziare l’attrattività delle imprese, influendo positivamente sulla competitività. Dunque, si dovrebbe intervenire non solo sulla preparazione professionale del singolo operatore, ma anche sugli aspetti legati al comportamento e al modo di interfacciarsi con il cliente, che spesso può rappresentare, a tutti gli effetti, la qualità del servizio offerto. La necessità di aggiornare le proprie competenze, dunque, non interessa solo i soggetti con responsabilità manageriali, ma anche quelli a cui sono affidate mansioni di tipo operativo. A tal proposito, emerge con forza la necessità di affiancare all’insegnamento delle necessarie ed indispensabili competenze tecniche, anche risorse umane costantemente aggiornate. Dunque, il ruolo dell’alta formazione del personale assume, nel turismo, una posizione ancora più di rilievo dato il legame inscindibile che sussiste tra ricerca, formazione e progettazione. La collaborazione tra Università, corsi di specializzazione e imprese è fondamentale e strategica per l’innovazione e lo sviluppo del Paese, e lo scambio di conoscenze tra Atenei e aziende e l’attuazione di progetti comuni è necessario sia per l’attrattività dei corsi di formazione, sia per la competitività delle aziende stesse. L’elemento chiave dovrebbe essere rappresentato dalla presenza di un processo formativo all’interno delle imprese turistiche; un processo ben strutturato e organizzato che analizzi i fabbisogni formativi che le diverse risorse umane devono colmare, fino ad arrivare, in un secondo momento, a tutte quelle conoscenze e competenze che dovranno poi essere applicate nel mondo lavoro; un processo che dovrebbe mirare all’acquisizione di competenze trasversali, da quelle di tipo tecnico a quelle di tipo relazionali.
Per concludere, è bene considerare come la crisi pandemica rinnovi la necessità di considerare quanto l’alta formazione possa essere influente e determinante in materia di ri-progettazione turistica. In particolare, nell’ottica di una riprogettazione dell’offerta turistica, i corsi di alta formazione potrebbero assumere ancora più importanza per avviare un percorso di qualità basato sulla formazione ed organizzato in modo omogeneo, riuscendo a comprendere tutti i diversi livelli formativi, da quelli meno specializzati a tutte le figure professionali impegnate nel settore. L’innovazione di questi percorsi potrebbe in qualche modo porre le basi per un nuovo mercato del lavoro turistico orientato e basato sulla qualità; ed in tale scenario il ruolo di alta formazione ITS potrebbe rappresentare un ideale per dedicare tempo a modalità formative ed opportunità didattiche orientate ad implementare le competenze richieste dalle imprese, accanto ad un sistema di monitoraggio che consenta di individuare obiettivi e valutare risultati.
Abstract
Il tema di fondo resta quello dell’integrazione e del completamento di un’alta
formazione tradizionale con forme di confronto attivo e collaborativo esterno
all’istituzione, campo in cui i corsi magistrali in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici, ora Planning and Management of Tourism Systems (PMTS), presso l’Università degli Studi di Bergamo hanno potuto mettere a ricavo decenni di contatti operativi con le realtà turistiche orobiche.
Al di là del coinvolgimento maturato di organizzazioni territoriali come Promoserio, VisitBrembo, Alto Brembo o Terre del Vescovado, un passo in avanti si è potuto dire compiuto quando gli studenti partecipanti ai laboratori didattici hanno attivamente chiesto alle realtà turistiche orobiche quali fossero le sfide di business (business challenge) che effettivamente si trovavano di fronte, e a queste sfide hanno cominciato a offrire soluzioni e prodotti turistici originali su temi come l’interpretazione e la condivisione di dati turistici massivi, la costruzione di nuovi siti web, l’inventività di rubriche tematiche nelle presenze di rete sociali, la fornitura di prodotti digitali per l’orientamento turistico sul territorio o il governo dell’overtourism.
Il dibattito su esperienze del genere si può ora ampliare verso una migliore
comprensione di quali differenze ci siano fra il Problem-Based Learning (PBL), già di fatto instaurato nella didattica dell’alta formazione nazionale sotto forma di esercitazioni, e un CBL in senso stretto.
Forse una vera chiave può essere individuata nel ricorso alla definizione ISO di qualità 8402, che reclama fra i suoi requisiti la soddisfazione di tutti i bisogni delle entità coinvolte in un processo. Non si tratterebbe insomma soltanto di soddisfare i bisogni dei discenti e dei docenti, ma anche quelli dei luoghi e delle comunità.
Abstract
Solo attraverso una ricerca antropologica meticolosa, aperta anche alla “reinvenzione della tradizione”, può mettere in luce produzioni tipiche o antichi alimenti che possono tornare sulla tavola grazie al coraggio di giovani agricoltori pronti a tentare di ricongiungere gli anelli della catena che si sono spezzati con il passaggio dalla civiltà contadina al lavoro in fabbrica, della società postmoderna.
Il caso dei Beuritt è emblematico. Si tratta di un vero e proprio esperimento che unisce la produzione della farina della polenta a Beura (in Ossola, diventata un marchio) ripresa da un gruppo di giovani su idea del Comune, (anche se alcuni agronomi di fine Ottocento hanno considerato quasi “fallimentare” la maiscoltura in Ossola) alla mancanza di un prodotto dolciario in grado di identificare la comunità di Beura.
Il connubio avviene grazie all’intraprendenza dei due proponenti, su spunto dell’amministrazione di Beura Cardezza, che decidono di provare a proporre all’agenzia formativa “VCO Formazione”, dove sono docenti rispettivamente di Marketing ed Italiano, di sviluppare un particolare progetto: la creazione del biscotto che rappresenti l’identità della comunità di Beura-Cardezza. Così, una volta coinvolti i docenti di laboratorio, si è iniziato un ampio lavoro di conoscenza della storia e delle tradizioni del paese, a questo è stato affiancato l’analisi sensoriale della polenta, alimento caratterizzante e componente imprescindibile del biscotto, con l’aiuto fondamentale dei giovani agricoltori del Mulino San Giorgio. Fatte le analisi si è dato sfogo alla creatività dei ragazzi che dapprima hanno dovuto pensare una ricetta, provare a realizzare il dolce per poi concludere le attività pensando ad una forma di promo-commercializzazione dello stesso, in grado non solo di essere economicamente sostenibile, ma anche e soprattutto attenta a promuovere il territorio, creando così una azione di marketing territoriale.
Tutti i biscotti realizzati sono stati presentati ad una commissione esaminatrice, presieduta dal Sindaco di Beura Cardezza e, non riuscendo a decretare il dolce vincitore, si è ricorso ad un assaggio comunitario riservato alle famiglie dei bambini delle scuole primarie del paese, che hanno compilato una serie di questionari on line. In questo modo si è giunti finalmente alla scelta del biscotto che rappresenterà Beura Cardezza nei prossimi anni.
Il progetto avrà uno step successivo: la produzione “su larga scala” attraverso un'impresa del territorio che sia pronta a sviluppare ulteriormente l’idea nata nel mondo della formazione. Il progetto avrebbe dovuto trovare compimento e commercializzazione già nel mese di aprile 2021, in occasione della festa patronale di San Giorgio, ma purtroppo la crisi pandemica ha portato ad uno slittamento delle tempistiche produttive.
I “Beuritt”, nati per proporre nuovi usi della farina fioretto, la più raffinata, sono stati la “testa di ponte” di una serie di progetti di produzione e studio di nuovi prodotti enogastronomici (hanno avuto come antenati i “Soli di Viganella”, fatti nel 2020 per la festa della Candelora di Borgomezzavalle) che coinvolgeranno altri comuni del territorio, ad esempio Montecrestese, che vuole produrre dei dolci dedicati alla Sagra della patata ed in vendita solo nei negozi del paese o in occasione delle festa.
Il progetto formativo ha permesso: lo sviluppo di conoscenze e competenze avvicinando il mondo del lavoro alla formazione di cui tanto si parla, ha reso consapevoli i giovani, di età compresa tra i 15 ed i 17 anni, del valore anche economico del sapere tradizionale e soprattutto di come tradizione ed innovazione siano, in fondo, “due facce della stessa moneta”.
Abstract
In particolare, si intende porre attenzione sull’impatto che tali finanziamenti hanno avuto: sulla formazione delle competenze professionali in ambito turistico; sulla nascita di buone pratiche relativamente al tema della sostenibilità del turismo.
In merito alla nuova programmazione 2021-2027, saranno analizzati, in particolare, i nuovi programmi di finanziamento dedicati al Turismo, e le nuove prospettive per la formazione professionale, in un’epoca duramente segnata dagli scenari pandemici degli ultimi due anni. Tali scenari, infatti, richiedono anche lo sviluppo di professionalità nuove ed altamente connesse con il mondo digitale.
Abstract
The aim of the research is to contribute to the debate on Education for Sustainability (EfS) in tourism management education. Moscardo and Benckendorff (2015) conceptualized EfS as a transformative and value-based approach which involves learners’ active participation in knowledge creation. Based on qualitative data collected with a cross-cultural sample of tourism management students, this study explores the sustainable behavior that younger generations attribute to ski-tourists and their opinion on the role of influential figures within this context.
Methods. South Tyrol, a well-known winter tourism destination, was selected as the setting for this exploratory research. All students involved in the research had prior ski-tourism experiences in the studied area. Data collection was carried out between February and March 2021, in two videoconferences organized on Microsoft Teams. Participants were familiar with the issues of sustainability in ski tourism management. To investigate how students perceive ski tourists’ sustainable behavior two cross-cultural focus groups were organized. Hungarian (n=5) and Italian (n=5) bachelor students enrolled at Corvinus University of Budapest (Hungary) and at the University of Trento (Italy) were recruited to participate in the cross-cultural focus groups. The discussions were held in English and lasted 90 minutes.
Findings and discussion. Results show that when considering education for
sustainability in ski tourism destinations sustainable behavior and ethical issues are key aspects for the students. Indeed, students considered different stakeholders’ point of views and expressed critical considerations on the ethical issues regarding tourism management decision making processes. Discussing such issues in a cross-cultural context contributed to recognize and appreciate different understanding of sustainable behavior. Acknowledging that families and young tourists are key stakeholders in winter tourism, participants discussed the need and possibility of a more active engagement of these tourists in education for sustainability. Skiing and snowboarding instructors, identified as knowledgeable stakeholders, were also attributed the role of authoritative actors to promote responsible behavior, sustainability, and protection of natural landscape.
Abstract
Co-finanziato dall’Unione Europea all’interno del programma Erasmus +, il progetto ha visto la collaborazione tra sei atenei europei – tra cui l’Università degli Studi di Bergamo attraverso il corso di laurea magistrale in Planning and Management of Tourism System – e un panel di imprese del turismo di ogni Paese, che hanno partecipato sia come partner che come enti associati. Fra i primi figura la Duale Hochschule Baden-Württemberg Ravensburg, università tedesca che ha in essere un modello cooperativo duale e che, per tale motivo, ha guidato tutti i partner nella predisposizione del percorso da intraprendere.
Nell’arco dei quattro anni di svolgimento (2018-2021) è stato quindi sviluppo e testato un modello collaborativo di apprendimento delle soft skillI, il più possibile replicabile in differenti contesti. Dodici studenti di ogni ateneo hanno partecipato a test pilota nelle aziende partner e associate alternando momenti di formazione in aula a tirocini in azienda, costantemente supportati e valutati nei loro progressi – sia in termini di soft che hard skill– da tutor universitari ed aziendali.
Il presente contributo vuole quindi presentare “INCOME Tourism” come buona pratica replicabile per accrescere le soft skill nel turismo attraverso la collaborazione tra università ed imprese. Dopo una breve panoramica degli obiettivi e delle attività realizzate in ogni Work Package prevista dal progetto, si focalizzerà l’attenzione sugli elementi innovativi introdotti, sulle criticità e le prospettive in ottica futura.
Abstract
A tale scopo, si presentano le iniziative didattiche del corso di laurea magistrale in Planning and Management of Tourism Systems dell’Università degli Studi di Bergamo, per gli studenti di varia provenienza (Regione Lombardia, altre regioni italiane, paesi europei ed extra-europei), che partecipano alle lezioni in modalità duale (in presenza e a distanza) a causa delle particolari condizioni sanitarie legate alla pandemia.
È necessario inquadrare la formazione magistrale in turismo in un’ottica
internazionale. I laureati in turismo sono infatti i primi a confrontarsi con i colleghi e con i contesti sul piano internazionale. A tale scopo, la metà dei docenti del corso di laurea proviene da contesti europei ed extraeuropei. La classe aggregata in senso multiculturale beneficia del contributo di tutti gli studenti, e di quelli stranieri in particolare, che sono esperti di terreni diversi e portatori di esigenze e aspirazioni diverse. D’altra parte, le esperienze curricolari extra-didattiche vedono gli studenti stranieri particolarmente impegnati nei contesti italiani, mentre gli studenti italiani beneficiano di molteplici opportunità (Erasmus, tirocinio, tesi) all’estero.
Nello specifico, a fronte della presenza di un numero elevato di studenti provenienti da vari paesi extra-UE ancora in attesa della formalizzazione del visto per studio, il corso di laurea ha ideato delle forme di didattica sperimentale volte a rafforzare l'apprendimento degli studenti del primo anno durante lezioni di didattica frontale, mediante una didattica interattiva denominata "Tourism Think Tank -TTT". Il Tourism Think Tank è legato all'esigenza di creare maggiore collaborazione, scambio e legame tra gli studenti del primo anno, impossibilitati ad un confronto in aula, a causa della pandemia. L'attività si inserisce nei moduli curriculari già previsti dal piano degli studi e prevede l'introduzione di un metodo di studio e applicazione comune e trasversale alle discipline, di tipo misto e interattivo, in cui gli studenti svolgono un lavoro di gruppo acquisendo utili ad un approccio interdisciplinare e critico al turismo, orientato allo studio di caso.
La tematica del TTT viene proposta ogni anno dal Consiglio di Corso di studi ed è legata a fenomeni del turismo che si intrecciano con problemi della contemporaneità, applicati a casi di studio territoriali, anche identificati dagli studenti. Per l'anno accademico 2020-2021, il TTT si è rivolto al turismo in tempo di pandemia, mentre nell'a.a. 2021-2022 la tematica scelta è legata all'organizzazione e management degli eventi e alle loro implicazioni nella prospettiva necessaria della promozione di un turismo sostenibile.
Infatti, gli studenti iscritti attualmente saranno protagonisti nel prossimo futuro di una serie di eventi che avranno importanti ricadute sull'organizzazione turistica del territorio bergamasco, ma altresì a scala regionale, nazionale e internazionale, come BergamoBrescia Capitale Italiana della Cultura 2023, o nel medio periodo Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Il TTT ha lo scopo di avviare gli studenti ad un approccio interdisciplinare e ad una riflessione sul potere degli eventi nell'essere volano di sviluppo economico e allo stesso tempo sul rischio degli impatti negativi che colpiscono territori e comunità.
Abstract
Dal punto di vista della domanda, l’aspetto della sostenibilità sta acquisendo un ruolo di rilievo nel processo decisionale degli individui, che, per fronteggiare il virus, e grazie ad una maggiore sensibilità sul tema, propendono sempre più verso strutture ricettive, destinazioni e attività turistiche sensibili alla tutela dell’ambiente e preferiscono vivere esperienze all’aperto e a contatto con la natura, lontano dalle grandi città e da attrazioni affollate (Del Chiappa, 2018; Gursoy et al., 2020).
Dal lato della offerta, anche le destinazioni, i governi e gli operatori turistici stanno compiendo sforzi importanti per ridurre gli impatti negativi sull’ambiente, consapevoli di quanto la crisi del settore possa essere un’opportunità per intraprendere strategie ed azioni in grado di favorire uno sviluppo più sostenibile del turismo.
In questo contesto, un ruolo importante è svolto dalle certificazioni ambientali, attraverso cui imprese, destinazioni e organismi della pubblica amministrazione si impegnano nella salvaguardia dell’ambiente attraverso standard e processi di miglioramento che vanno al di là delle richieste di legge (Toth, 2000).
In Italia, i sistemi volontari di certificazione ambientale hanno cominciato a diffondersi a partire dalla fine degli anni 80, abbracciando diversi settori, tra cui anche quello del turismo. L’obiettivo del presente studio è quello di fornire una panoramica sull’utilizzo delle certificazioni ambientali nel settore del turismo in Italia, al fine di comprendere in che modo possano divenire strumenti per accrescere la competitività dei sistemi turistici di offerta della Destinazione Italia.
Lo studio parte da un background teorico sulle certificazioni ambientali e sul loro ruolo nel settore del turismo.
Successivamente, viene presentata un’indagine sulle cinque certificazioni ambientali maggiormente diffuse nel settore turistico italiano, al fine di individuare dove e in che modo le certificazioni ambientali si diffondono attualmente nel settore e dove le loro potenzialità sono ancora inespresse.
Lo studio rivela che, nonostante la crescente attenzione della domanda turistica nei confronti della tutela ambientale e la consapevolezza dell’impegno necessario da parte di destinazioni e operatori turistici, nel turismo italiano il ricorso a certificazioni ambientali è una pratica ancora poco diffusa. Ciò è dovuto soprattutto al loro carattere volontario, al livello limitato di diffusione per una serie di gruppi di prodotti e servizi, e alla scarsa conoscenza che si ha dei processi di conformità e verifica. Si tratta di un terreno che occorre assolutamente recuperare, in quanto le certificazioni ambientali sono strumenti molto utili per accompagnare le imprese verso la transizione ecologica richiesta dal PNRR.
Le certificazioni ambientali, infatti, incoraggiano il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali di aziende e territori, promuovono organizzazioni e offerte con un impatto ambientale ridotto, e contribuiscono a favorire e accelerare processi di cambiamento green.
Abstract
L’intervento vuole dare la visione dell’importanza per il turismo elvetico e dei paesi limitrofi, di una sensibilizzazione rispetto al patrimonio culturale rappresentato da alcuni borghi e villaggi della Confederazione, che per le loro peculiarità sono particolarmente attrattivi nell’ottica del turismo lento.
La pandemia è stata un incubatore di molti progetti e dall’altra parte ha permesso di velocizzare alcuni processi che erano già in atto, ad esempio, rispetto alla sostenibilità ambientale, permettendo ad associazioni come quella dei “Borghi più belli della Svizzera” di crescere ulteriormente fino a pubblicare proprio nel 2021, la prima guida ufficiale del circuito. Capitalizzare l’esperienza data da questa pandemia diventa più che mai imperativo nell’ottica del Destination Management e per quello che riguarda questo segmento, la Svizzera ha ancora alcune criticità, serve un cambiamento di paradigma nell’identità elvetica, anche rispetto all’immaginario collettivo del turismo estero. Non tutti gli enti pubblici della Confederazione riescono ancora a valorizzare i propri insediamenti e ad investire pienamente nel settore, non capendo la necessità di fidelizzare e aumentare quel volume di turisti sempre di più sensibili alla riscoperta del proprio territorio o della propria nazione, ma anche per quei numerosi viaggiatori stranieri che conoscendo già realtà simili (Borghi più belli d’Italia, plus Beaux Villages de France, ecc.), intendano scoprire destinazioni svizzere meno note che condividano la medesima linea delle associazioni partner europee. La sfida è dunque lanciata, da una parte consolidare gli importanti risultati ottenuti in questi anni nel settore, dall’altra implementare la valorizzazione dei territori e dei paesaggi oltre che rafforzare il circuito stesso.
Quest’ultimo passaggio può avvenire soltanto grazie ad una rigorosa e continua indagine scientifica, dove le tradizionali discipline storico-geografiche risultano fondamentali nell’identificazione dei nuovi potenziali membri.
Infine, stimolare la popolazione di questi borghi e villaggi ad esser parte di un processo che favorisca ospitalità verso questo turismo, che acquisisce sempre più fette di mercato.
Perché il patrimonio culturale svizzero, rappresentato da alcuni dei suoi borghi e villaggi più belli, possa divenire una stabile risorsa nel futuro post pandemico del turismo elvetico, è necessario che vi sia una lungimirante volontà civile e politica che sappia comprendere questa svolta, promuovendola e sensibilizzando tutta la popolazione.
Abstract
Nella letteratura scientifica il comparto sta ricevendo una crescente attenzione (Hartwell et al, 2016), e negli ultimi anni si evidenzia un graduale cambiamento del concetto di benessere da una visione “salutistica” (Heung, Kukusta 2013; Smith, Puczko, 2008) a una prospettiva “olistica” (Kazakov, Oyner, 2020; Dilette et al., 2020; GWI, 2018; Stará, Peterson, 2017; Smith, Kelly, 2006).
Un tentativo di arrivare a un’interpretazione multidimensionale del turismo del benessere è riscontrabile in diversi studi che associano questo fenomeno a diverse tipologie di esperienze turistiche (Kazakov e Oyner, 2020; Dilette et al., 2020; GWI, 2018; Smith e Puczko, 2008; Smith e Kelly, 2006). Recentemente lo studio di Dini e Pencarelli (2021) ha identificato dieci componenti di offerta che possono incidere sul benessere delle persone: Terme, Spa, Turismo medico, Cura del corpo e della mente, Enogastronomia, Sport, Cultura e Arte, Ambiente Naturale ed Eventi. Ciascuna delle componenti del benessere può rappresentare un'unica offerta turistica mirata a specifici segmenti di mercato (es. bagni termali in uno stabilimento termale o un corso di yoga in India), o in alternativa, può essere una delle diverse componenti all'interno di un mix integrato di prodotti turistici (GWI, 2018).
Nonostante il crescente interesse per il comparto in letteratura sono ancora pochi gli studi che indagano empiricamente il fenomeno e analizzano la percezione delle dimensioni olistiche della domanda turistica (Dilette et al., 2020). Il presente contributo si inserisce in tale linea di ricerca attraverso una content analysis dei feedback rilasciati dai turisti ospitati dalle spa resort.
Lo studio è stato condotto su 40 strutture turistiche selezionate attraverso una ricerca google (su scala mondiale) delle parole chiave “wellness retreat in the word”. Per ogni struttura è stata effettuata un’analisi approfondita del sito internet per verificare la presenza di servizi ed esperienze di benessere afferenti a diversi comparti (Dini, Pencarelli, 2021). Le recensioni (dall’anno 2018 alla fine di agosto 2021) sono state individuate e raccolte attraverso la piattaforma TripAdvisor (www.tripadvisor.com).
L’analisi del contenuto è stata effettuata utilizzando due differenti analisi qualitative: l’analisi delle co-occorrenze (o co-word analysis) e l’analisi dei cluster tematici (cluster analysis). L’elaborazione è stata realizzata attraverso un software di text mining (T-Lab 2021 - Lancia, 2021). L’elaborazione dei dati è ancora in corso, i risultati verranno presentati all’interno del convegno SISTUR.
Abstract
Negli ultimi decenni le destinazioni turistiche sono cresciute
esponenzialmente e la letteratura sulla Stakeholder Theory applicata al turismo ha dimostrato che un alto livello di collaborazione e coordinamento tra gli stakeholder impatta positivamente sulla competitività e sull’attrattività della destinazione. Una sinergica politica del turismo, connessa alla volontà di raggiungere il bene comune, consente il successo della destinazione a lungo termine, incrementando la possibilità di attrarre persone, imprese e grandi investimenti. Questa ricerca esplora i benefici apportati dalla collaborazione degli stakeholder sugli impatti ambientali, economici e collaborativi dello sviluppo turistico, valutando in che modo questo sia in grado di promuovere uno sviluppo sostenibile che non comprometta l’equilibrio ambientale e sociale del territorio. Il campo di rilevazione della ricerca qualitativa è stata la destinazione della Tuscia Viterbese.
Metodologia.
L’obiettivo di ricerca è stato strutturato in un modello comprensivo di quattro diverse dimensioni: la collaborazione tra gli stakeholder, gli stakeholder chiave, le attività di stakeholder engagement e il turismo sostenibile. Sulla base delle dimensioni individuate, sono state somministrate ventuno interviste telefoniche semi- strutturate.
Gli intervistati selezionati per la ricerca sono testimoni privilegiati, individuati tra i principali attori istituzionali, economici e sociali del territorio che stanno giocando un ruolo attivo nel Piano di Rilancio del distretto. Gli intervistati di questa ricerca appartengono alla comunità locale, divisa in tre cluster di stakeholder: i funzionari governativi, gli imprenditori ed i residenti (Byrd, 2007).
Discussione e conclusioni.
Da una prima analisi delle ventuno interviste semi-strutturate svolte sono emersi i seguenti risultati. Riguardo alla prima dimensione attinente alla Tourism Collaboration, gli intervistati percepiscono la collaborazione turistica come un accordo tra gli stakeholder della destinazione impegnati collettivamente al raggiungimento di un obiettivo comune. Tra i benefici della collaborazione: l’opportunità di creare un’offerta unica ed integrata in grado di proporre al turista un’esperienza coinvolgente e di qualità che incrementi i flussi turistici, la durata di permanenza media e la crescita economica. Sono state riconosciute difficoltà legate al fenomeno del campanilismo territoriale, che favorisce la creazione di rapporti clientelari e di una concorrenza territoriale improduttiva. La seconda dimensione, Key Stakeholder, ha identificato tra gli stakeholder coinvolti attori della sfera pubblicata e privata, le associazioni, il turista e gli uffici turistici e l’intera collettività. La terza dimensione relativa allo Stakeholder Engagement, ha evidenziato che le attività utilizzate ad oggi sono eventi che possano motivarli a collaborare, attività attraenti per i turisti e progetti innovativi, con il fine ultimo di creare un hub turistico efficiente. Riguardo alla dimensione del Sustainable Tourism, la responsabilizzazione degli operatori turistici locali sembra avere un’influenza positiva sull’impatto ambientale della destinazione, avrebbe infatti condotto a una più attenta cura del territorio permettendone la riqualificazione, dal punto di vista sociale a un maggior tasso di occupazione, diretta conseguenza della notevole crescita economica, e a un maggiore e coeso impegno a salvaguardare il patrimonio culturale locale. Emerge una migliore cultura dell'accoglienza che accresce la tourist satisfaction e la qualità dell’esperienza.
Abstract
Il progetto “Piano di Marketing Territoriale Extra Alberghiero per un Turismo
Esperienziale ad Approccio Partecipativo” punta, infatti, alla valorizzazione dei borghi e alla loro trasformazione in prodotto turistico, attraverso un percorso di sviluppo condiviso e sostenibile, coerente con le vocazioni territoriali e che valorizza le identità culturali. Il borgo, quale prodotto turistico, si caratterizza per un’offerta unica, mai standardizzata, multi esperienziale, in grado intercettare i nuovi trend della domanda.
Attraverso la strutturazione dell’offerta ricettiva secondo gli schemi dell’Accoglienza Turistica Diffusa, il modello permette una rigenerazione dei borghi e una riqualificazione dell’offerta secondo standard di qualità dell’offerta omogenei; l’Approccio Partecipativo, attraverso il quale si realizza un’attività di ascolto della comunità locale e dei turisti, ha l’obiettivo di rendere la destinazione più vivibile ed attrattiva, migliorando la qualità della vita dei residenti e degli ospiti.
I risultati a breve termine, già riscontrati, consistono in un aumento delle presenze turistiche, uno sviluppo delle attività imprenditoriali e dei servizi di vicinato. Nel lungo termine, Il progetto punta a contrastare i problemi di degrado e spopolamento progressivo dei borghi.
Abstract
lo studio prende in esame i circuiti di qualità su partecipazione volontaria e concentra la propria ricerca sulla certificazione de “I borghi più bella d’Italia” basata sull’adesione di soggetti pubblici, i Comuni, come fulcro e motore propulsivo per la costituzione della rete e lo sviluppo delle azioni di promozione e valorizzazione del patrimonio storico culturale.
Purpose of the Study.
1) valutare i fattori che contribuiscono allo sviluppo bottom up della rete nei circuiti di qualità e, 2) il livello di engagement e dei processi partecipativi tra i membri associati.
Methods.
lo studio è stato svolto con un approccio qualitativo basato su una struttura comparativo-descrittiva su cui sono state integrate delle interviste in profondità sulle figure chiave che promuovono e sostengono la rete, inoltre sono state prese in esame le good-practices organizzative che si sono sviluppate attraverso processi partecipativi.
Findings and Results.
L’analisi basata sui “Borghi più belli d’italia” della Regione Marche ha fatto emergere come le iniziative di promo-comunicazione volte alla maggiore visibilità internazionale hanno permesso la costituzione di reti regionali e l’attivazione di processi partecipativi con un maggiore potere di penetrazione e una più mirata azione di valorizzazione del patrimonio storico-culturale. In tale contesto I processi partecipativi hanno permesso di attivare dinamiche di apprendimento della rete e una maggiore velocità di diffusione delle pratiche.
Abstract
The research this paper reports about was focused on the very representative cluster of the mountain huts along the Alta Via 1 Dolomiti, somehow the top of the heap. A previous analysis of the web presence of those huts – some more than thirty of them, according to literature – was conducted as early as in 2019, duly reported during the Sistur meeting that year, and consequently published in a leading academic magazine.
The same methodology was extensively applied during the 2019-2020 and 2020-2021 courses in Tourism Information Systems at the University of Trento – at the Department of Economics Management as well as at the Department of Humanities – and again by the authors in the summer of 2021. The paper reports detailed results, proving that the innovation was significant though insufficient.
Abstract
L’abbandono del turismo di massa legato molto alla preoccupazione della possibilità di contagio, si trasforma in turismo su misura. Finalmente danno il giusto valore alle aeree interne, da sempre sottovalutate rispetto alle aree costiere, rendendo l’orribile evento legato alla pandemia globale in una grande opportunità. Parliamo della riscoperta (o scoperta) di comunità a vocazione turistica mai considerate, che vogliono mettere in bella mostra la loro identità culturale, borghi, centri storici, attrattori culturali mai inseriti nei circuiti turistici. Il patrimonio storico-artistico si identifica in uno degli elementi che caratterizza l’offerta culturale del nostro Paese ed influisce molto nel mercato turistico.
La pandemia ha evidenziato le difficoltà delle grandi città che rappresentano la polarità del turismo, come Venezia, Milano, Firenze, Roma che hanno svenduto i loro immensi patrimoni culturali, archeologici ad un turismo di massa legato solo al denaro. Ad oggi soffrono molto di più la mancanza dell’elemento principale: il turista. Nelle località dove si registra il turismo di massa è possibile notare come sia stata modificata l’autenticità della propria offerta culturale per adeguarsi alle richieste dei turisti e aumentare l’affluenza, creando un’offerta simile in ogni località turistica, con il proprio ristorante turistico, alla vendita di Cartoline e oggettini evocativi della città magari prodotti in massa in Cina.
Il nuovo turista è alla ricerca naturalmente di nuove forme di cultura, non interessato al vecchio modello di fruizione dei luoghi turistici limitati al giro turistico della città, alla foto ricordo del luogo e al souvenir da portare con sé a casa. La definizione di giro turistico, emblema di circuito standard da far fare ai clienti, è proprio il termine che le nuove generazioni di turisti rifiutano di accettare. Nelle statistiche turistiche l’accoglienza è il dato più apprezzato dalla clientela, la comunità locale deve essere consapevole e pronta ad affrontare questa nuova opportunità coinvolgendo, come già detto, gli attori locali. Ciò è possibile attraverso la creazione di un vero modello di “Sistema di accoglienza” coordinato dalla nuova figura dei Commissari dell’ospitalità, con competenze trasversali, che tenga in considerazione le nuove richieste del turista. Diventa, quindi, di vitale importanza la formazione per tutti soggetti del territorio, non solo quelli direttamente coinvolti nella filiera turistica, ma tutta la popolazione locale. Il nuovo turista è alla ricerca della vacanza di breve periodo, di vivere la comunità, scoprire l’identità del luogo, sapori, cultura e tradizioni popolari, propri solo di quel territorio. Vuole partecipare in modo attivo al luogo che visita nonostante non sia componente della comunità stessa. Questo nuovo turismo, sicuramente più breve come permanenza, apre la possibilità al turista di vedere molti più luoghi, arricchendo il proprio bagaglio culturale e a mio avviso ridurre sensibilmente il conflitto geografico.
Nel turismo la storia è una vera e propria fonte di insegnamento. Tramite studi e ricerche nel settore è possibile identificare nei greci uno dei modelli di ospitalità più affascinante. Infatti, i Greci consideravano l’ospite sacro, un emissario degli Dei e pertanto coniarono le Tavole dell’ospitalità, con incise le tre regole dell’ospitalità: il rispetto del padrone di casa verso l’ospite; il rispetto dell’ospite verso il padrone di casa; la consegna di un regalo d’addio all’ospite da parte del padrone di casa. I Greci istituirono inoltre dei Commissari dell’ospitalità, che avevano il compito di vigilare affinché queste regole venissero conosciute e messe in atto da tutti. Regole semplici ma efficaci. Il concetto di accoglienza e ospitalità è stato sempre un’eccellenza nel meridione d’Italia.
In questa epoca pre e post pandemia, l’accoglienza e la sicurezza sono elementi caratterizzanti per i nuovi modelli turistici, la funzione dei Commissari dell’ospitalità oggi si trasforma per la comunità in “Ambasciatori del territorio” e possono essere l’anello di congiunzione per un turismo sostenibile e responsabile orientato al Bene Comune. In questa nuovo modello di turismo, le Aree Interne giocheranno un ruolo fondamentale attraverso le Comunità locali/Borghi.
Come orientare le Comunità locali a trasformare il turismo in bene comune. Nelle statistiche turistiche l’accoglienza è il dato più apprezzato dalla clientela, la comunità locale deve essere consapevole e pronta ad affrontare questa nuova opportunità coinvolgendo, come già detto, gli attori locali. Attraverso la creazione di un vero modello di “Sistema di accoglienza” coordinato da questa nuova figura dei Commissari dell’ospitalità, con competenze trasversali, che tenga in considerazione le nuove richieste del turista. Al Commissario dell’ospitalità sarà affidata la gestione e la promozione turistica di una Comunità/Borgo o di un territorio geolocalizzato. Si tratta di una figura che avrà comunque rapida crescita all’interno di un mercato vasto, articolato e sempre più competitivo; il Commissario analizzerà il mercato, studierà l’armonizzazione degli elementi del “prodotto” disponibile sul territorio ad egli assegnato e definirà nuovi prodotti e servizi turistici nella salvaguardia della sostenibilità e delle identità locali, promuovendo e orientando il turismo al bene comune.
Per tradurre il tutto nell’ambito turistico, per un territorio vi è la necessità di creare una Comunità pronta all’accoglienza, mettendo in risalto l’identità locale. Il primo elemento che influisce nella scelta del potenziale turista è fortemente legato all’identità del luogo che vuole visitare, come rapporto dialettico tra identità locale e nazionale, chi viene in Italia ha già un’immagine dell’identità nazionale, quella culturale, il cibo, le tradizioni, le caratteristiche tipiche della popolazione, ed è questo l’elemento che cerca maggiormente il potenziale turista. In una piccola Comunità o Borgo il beneficio diretto e indiretto alla popolazione locale è certamente notevole, basti pensare alla ricettività extra alberghiera che da sola è in grado di dare occupazione a tanti giovani locali, utilizzando tutte strutture già disponibili e non da costruire che non creano impatto ambientale. Le Comunità/Borghi non devono diventare luoghi di turismo di massa ma devono mantenere l’atmosfera del passato e i sapori locali, devono mantenere l’autenticità del luogo senza essere tentati dal facile guadagno e vendere la propria identità locale a flussi di turisti come per le grandi città d’arte, che hanno un grande problema di sostenibilità. La ricettività è un modello di sviluppo che non richiede grandi investimenti, è un sistema che modifica l’economia locale e da beneficio a tutto l’indotto e un modo di valorizzare la propria identità locale, che include tutti i residenti, a volte la popolazione locale si sente esclusa nella gestione del bene comune e quindi dello sviluppo turistico del territorio. Queste persone devono essere l’elemento determinante nel dare un contributo in termini di inclusività ed orientamento all’utilizzo del bene comune.
Abstract
I Parchi naturali si inseriscono in questa strategia quali prodotti “prioritari” sui quali concentrare gli sforzi per la valorizzazione di un turismo dedicato soprattutto alle famiglie, al segmento senior e alle scuole. Gli Enti Parco sono quindi chiamati a diventare attori chiave delle politiche di sviluppo turistico, in modo particolare delle aree interne. Affinché le aree interne protette riescano a valorizzare appieno il loro potenziale, è tuttavia necessario che siano pienamente “accessibili”, sia in senso “fisico” – problema estremamente rilevante nel contesto ligure – sia a livello “informativo”, grazie ad una adeguata azione di comunicazione e promozione.
In questo quadro, la ricerca analizza il caso del Parco Naturale Regionale del Beigua –UNESCO Global Geopark, quale best practice di area protetta che, anche attraverso l’ottenimento di un prestigioso riconoscimento internazionale, si è fatta volano di sviluppo sociale ed economico sul territorio.
Il Sistema regionale delle Aree Protette della Liguria comprende quasi il 12% del territorio regionale e include sedici Aree Terrestri, quattro Aree Marine statali, le estensioni a mare di due aree protette regionali e, all’interno della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, 126 Zone Speciali di Conservazione e sette Zone di Protezione Speciale. Le complesse dinamiche naturali e antropiche che, negli anni, hanno definito le caratteristiche del territorio ligure e impongono la ricerca di soluzioni innovative che coinvolgano la presenza umana, unica garanzia di conservazione di paesaggi di particolare valore. La maggior parte dei Parchi Liguri è costituita, infatti, da territori montani, interessati da processi di spopolamento e abbandono. L’obiettivo della politica regionale è quindi contribuire all’affermazione dei Parchi quali protagonisti di azioni idonee al mantenimento e allo sviluppo di attività che custodiscano la qualità di questi territori: unendo il patrimonio naturale a quello culturale, il Parco diviene così territorio di eccellenza, di integrazione e di sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Il Parco Naturale Regionale del Beigua, istituito nel 1995, è il più vasto della Liguria; si estende per 39.230 ettari di cui quasi 9.000 di Area Protetta, coinvolgendo il comprensorio montano e costiero tra le province di Genova e Savona. I Comuni dell’entroterra del Parco sono compresi nell’Area Beigua-SOL, una delle quattro aree interne liguri selezionate per la Strategia Nazionale Aree Interne. Nel marzo 2005, il comprensorio del Beigua è entrato a far parte delle reti internazionali come Geoparco Europeo e Mondiale per l'eccezionale patrimonio geologico presente, che racconta la storia geologica dell’Italia e l’evoluzione della catena alpina. Successivamente, nel novembre 2015, lo stesso territorio è stato inserito nella prestigiosa lista degli UNESCO Global Geoparks. Oltre che dalla ricchezza geologica, il Parco del Beigua è caratterizzato anche da un ricco patrimonio di testimonianze storico-culturali presenti sul territorio o conservate nei musei locali, che raccontano l'evoluzione degli insediamenti umani nell'area del Parco e le importanti vie di commercio tra costa e pianura padana che la attraversavano. Ciò rende il Parco un territorio speciale non solo per la conservazione della sua biodiversità ma anche per la tutela e la valorizzazione dell'identità culturale delle comunità presenti al suo interno.
Il riconoscimento dell’UNESCO costituisce un’importante opportunità per incrementare la visibilità del Parco a livello internazionale e il coronamento di un consolidato impegno dell’Ente Parco sul fronte dello sviluppo turistico sostenibile. Gli interventi e i progetti che l’Ente Parco porta avanti fin dalla sua costituzione sono volti alla valorizzazione del patrimonio naturalistico (tutela attiva della biodiversità e della geodiversità), alla riduzione della pressione e delle minacce sulle risorse ambientali e a favorire una fruizione sostenibile del territorio e dei suoi fattori di attrazione, coinvolgendo attivamente tutti gli attori del sistema turistico. Il Parco concorre allo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni locali promuovendo e favorendo, in armonia con i piani e i programmi di sviluppo delle zone interessate e nel rispetto delle risorse ambientali e territoriali, nuove forme di turismo sostenibile, le reti locali di ospitalità diffusa, la rete locale di mercato dei prodotti agro-alimentari, le filiere forestali e le attività artigianali, nonché le attività agrosilvo-pastorali sostenendone la funzione di presidio e preservazione dinamica del territorio anche attraverso due marchi territoriali. Negli anni, l’Ente Parco si è impegnato inoltre quale facilitatore a livello di governance e di collaborazione tra gli enti locali, agendo quale soggetto attuatore in diverse progettazioni europee.
L’efficacia delle azioni del Parco sopra ricordate è confermata dal crescente numero di turisti che negli anni lo hanno visitato.
La prossima sfida che l’Ente Parco si propone consiste nella candidatura per la Carta Europea del Turismo Sostenibile, che certifica che le aree protette abbiano implementato processi partecipativi inclusivi e trasparenti e che abbiano condiviso un piano d'azione di turismo sostenibile con i diversi attori del territorio.
Abstract
È stato comprovato anche da studi passati che il comportamento turistico e l’immagine di una destinazione sono significativamente influenzati dalle percezioni turistiche di sicurezza e rischio. L’influenza sull’immagine del paese, attraverso l’inquadratura dei mezzi di informazione può svolgere un ruolo significativo nella comprensione delle intenzioni di viaggio. Ciò significa che i turisti che hanno già visitato una destinazione e hanno familiarità con essa, hanno ovviamente una conoscenza più attenta per i loro atteggiamenti, ciò con un’influenza sulle relazioni a lungo termine e con uno stimolo a rivisitare un luogo da parte del visitatore. Quindi, l’esperienza precedente potrebbe essere un importante determinante dell’intenzione comportamentale del viaggio post pandemia.
Da queste considerazioni e dalla situazione pandemica di importanza mondiale, ne scaturisce che è necessario un marketing di recupero, le attuali dinamiche globali, richiedono una revisione dei metodi per il raggiungimento dello sviluppo e recupero di una destinazione turistica. Cercare di puntare a nuove strategie di Destination Management e Destination Design è una delle strade, sia a livello nazionale e sia per le piccole realtà che nel periodo pandemico sono state interessate da una scia turistica in alcuni casi, nelle realtà meno sviluppate, ancora poco organizzata. Ciò suggerisce una riflessione, non trascurare l’importanza delle piccole mete, dei borghi, delle aree di montagna, che negli ultimi tempi sono state oggetto di un rilevante turismo di prossimità.
La strada futura dovrebbe essere, da parte dei territori, degli operatori e delle amministrazioni pubbliche muoversi verso una Governance e un estination Management in grado di dare rilancio alle attività turistiche territoriali e perché no, allo sviluppo turistico locale di piccole realtà. Un esempio di luoghi ove sarebbe necessario un intervento di questo genere, sono le aree protette, in particolare il Parco Nazionale del Pollino che ricade su due regioni Calabria e Basilicata e il Parco dell’Appennino Lucano Val D’Agri che ricade in Basilicata. Due aree, ricche di potenzialità che se entrambe in maniera distinta avessero una direzione manageriale adeguata potrebbero in futuro avere possibilità di crescita e di sviluppo.
Concludendo, nelle destinazioni, quindi, il design e il destination management, hanno il compito di connettere e collegare imprese, culture, stakeholder e filosofie, per puntare alla riprogettazione di una destinazione e al suo sviluppo, non solo turistico ma anche sociale ed economico. Avvalersi di metodi tecnologici innovativi è ovviamente il mezzo principale per raggiungere gli obiettivi.
Abstract
rappresentare una delle leve per le strategie di rinascita territoriale, sempre più impellenti in un Paese afflitto da forti squilibri tra aree centrali e zone periferiche. Ma bisogna fare attenzione a non riprodurre passivamente modelli già usati. Le aree interne e rurali non sono fatte per il turismo di massa, che purtroppo ha impatti rilevanti sul piano ambientale e può incoraggiare spinte speculative o alimentare fenomeni di colonizzazione culturale.
Negli ultimi decenni è emerso un turismo meno concentrato, basato sulla
differenziazione e la personalizzazione, segnato dalla riscoperta del territorio e da nuove generazioni di turisti - dal gastronauta all’escursionista - organizzato attorno a itinerari tematici (strade del vino, dell’olio e del gusto, sentieri benessere e della natura, paesi, paesaggi materiali e immateriali, ecc.), finalizzato all’integrazione settoriale,
all’allungamento della stagione, ad un mercato del lavoro meno precario e all’accoglienza del turista in un ambiente di qualità. Ma non è tutto oro quel che luccica e i processi di lungo periodo delle aree rurali italiane devono essere analizzati in profondità: comprendere il declino per governare la rinascita.
Il contributo propone di ripartire dalla storia e dalla lettura territoriale, per arrivare a organizzare l’offerta in funzione dei caratteri dei luoghi e delle comunità, anziché come risposta acritica alla domanda esterna. L’obiettivo deve essere l’equilibrio, non la crescita progressiva. Per essere realmente sostenibile il turismo non può essere separato dalla promozione della qualità della vita delle comunità insediate. Per questo occorrono consapevolezza, riconoscimento delle risorse locali e politiche di sistema, valorizzazione delle specificità. Solo così sarà possibile trovare elementi caratterizzanti, tratti forti utili anche per comunicare il territorio, per attivare una coerente narrazione di quello che c’è, uno story-telling che diventa place-telling, cioè racconto dei luoghi, nel rispetto delle loro vocazioni, dei valori delle comunità locali, del rapporto con la natura. Si tratta di salvaguardare o di promuovere stili di vita e forme di economia che non replichino i cliché della vita urbana e del mercato: filiere corte, autoconsumo, autoproduzione, gestione collettiva dei beni comuni, solidarietà al posto della competizione, microimprese cooperative. Sono le vie per sfuggire i rischi della colonizzazione culturale, dello snaturamento e dello spaesamento (nel senso di perdita del paese). Il paese è comunità, non è solo un borgo o un buen retiro; è luogo di attività e di incontro, di relazioni e di integrazione culturale, che si arrivi dalla città più vicina o da mondi lontani.
Il paesaggio può essere considerato la risorsa apicale, cioè quella che riflette l’insieme del patrimonio territoriale e che ci consente di leggere le vocazioni e l’evoluzione del territorio, dei paesi come delle campagne. Su tali basi il contributo propone casi di pratichee spunti di riflessione sul turismo nelle aree interne, su quali forme privilegiare e su quali segmenti della ricettività insistere al fine di promuovere un turismo a misura d’uomo, che favorisca l’incontro con l’ambiente e la vita locale, che eviti il consumo irreversibile delle risorse, la disneylizzazione delle campagne o forme di “globalizzazione del tipico”. Questo vale per i prodotti e vale per il paesaggio: è inutile trasformarlo in una cartolina che riproduce immagini stereotipate e spesso artefatte di brani del paesaggio italiano nella realtà disegnato nel tempo dagli agricoltori, dai pastori, dagli artigiani e dai boscaioli.
Se le campagne e i paesi diventassero troppo turistiche, cesserebbero di essere appetibili per il turista del domani. Il punto di equilibrio si può trovare se si riflette su questo, privilegiando forme di accoglienza e di ricettività che non snaturino il carattere dei luoghi. Occorre quindi guardare alla sostenibilità dei flussi, più che al loro trend quantitativo. Quello a cui puntare deve essere un turismo diffuso, lento, destagionalizzato, consapevole, di tipo esperienziale, rispettoso delle peculiarità locali e delle relazioni tra comunità e paesaggio, basato prima di tutto su una coerente integrazione della pluralità di risorse che la natura e la storia hanno sedimentato sul territorio. In pratica, quasi un non-turismo o almeno un altro turismo, come dimostrano anche alcune recenti iniziative convegnistiche o editoriali sulla necessità di andare oltre la monocultura turistica o di promuovere i luoghi interni attraverso la redazione partecipata di guide del “Nonturismo”, una collana dell’editore Ediciclo dedicata ai viaggiatori che al tour preconfezionato preferiscono l’incontro autentico con lo spirito dei luoghi.
Abstract
Lentamente si è assistito ad uno spopolamento delle aree interne, con conseguente incuria e abbandono degli edifici storici. Recentemente si è assistito ad una inversione di rotta: proprio quei borghi dimenticati, ritenuti un passato ormai remoto, sono tornati in vetta alle classifiche di gradimento dei viaggiatori. Se molte aree interne hanno in comune la scarsa presenza antropica, l’aria salubre e il buon cibo, ciò che le differenzia è l’implementazione di un sistema di gestione turistica che si ponga come obiettivo quello di rendere quell’area più attrattiva.
Nei piccoli borghi italiani, dove la dimensione è quasi intima e familiare, sembra risultare ancora più difficile impiantare un sistema turistico che possa stravolgere la vita dei residenti, perlopiù anziani. Per questo motivo è necessario elaborare un progetto di promozione turistica che non risulti una minaccia agli occhi della popolazione locale, ma un’opportunità.
Prenderemo in esame il caso di piccoli comuni incastonati nel cuore del Parco Nazionale d’Aspromonte, nel sud della Calabria Ionica, considerandoli come un’unica realtà territoriale, l’Area Grecanica. Questi territori sono testimoni di una storia millenaria di identità, facilmente riconoscibile nelle tradizioni, nel folklore e nella lingua. Una lingua che ci racconta dell’origine Magno Greca di questi luoghi, ma che ci parla anche di resistenza e di resilienza. Una lingua, il greco di Calabria, che si è tramandata oralmente, che ha fatto della gente più umile e semplice il suo veicolo di trasmissione.
Questo lavoro nasce dall’esigenza di diffondere la conoscenza di quest’area ellenofona, soffermandosi sui limiti ed i punti di forza che necessariamente devono trasformarsi in opportunità economiche. Uno sviluppo locale è necessario a partire dalla popolazione che stabilmente vive in questi luoghi, con l’intento di generare un indotto economico per un auspicabile ritorno degli autoctoni, costretti ad emigrare per la mancanza di lavoro.
Il progetto di valorizzazione deve tenere conto della fragilità dei luoghi in questione, partendo dalla loro capacità ricettiva, che si può individuare nelle numerose abitazioni ormai abbandonate, potenziali alloggi sparsi all’interno dei borghi.
Le attività che caratterizzeranno le giornate dei viaggiatori saranno all’insegna della sostenibilità ambientale e della conoscenza, di quella storica e naturalistica, elementi presenti in Aspromonte. Le guide turistiche ed escursionistiche dovranno altresì fornire il supporto necessario e consigliare i sentieri migliori da percorrere.
In Calabria una forte componente identitaria è anche presente nella cucina grecanica tradizionale, caratterizzata dal sapore e dalla convivialità, che consente di vivere l’esperienza di mangiare del sano cibo tradizionale.
Nei piccoli borghi dell’Area Grecanica si trova terreno fertile, inoltre, per lo sviluppo del Turismo Intergenerazionale. La tradizione e le nuove tecnologie possono convivere, fornendo l’input ai giovani per partire alla scoperta dei luoghi più impervi, attraverso percorsi di trekking al fine di raggiungere quella vista perfettamente “instagrammabile”.
Da evidenziare, infine, le attività di storytelling basate sui racconti degli abitanti, in modo da sviluppare uno scambio di conoscenze e valori.
Il risultato atteso è quello di creare un sistema integrato di risorse e di servizi, principalmente orientato alla ricettività, alla ristorazione e alla conoscenza fisica del territorio, rendendo speciale ed indimenticabile l’esperienza di viaggio. L’obiettivo prefissato è generare un’economia stabile, un ciclo che si autoalimenta e si rinnova, senza tralasciare un comune senso di appartenenza e senza stravolgere la natura del luogo.
Abstract
Aumentando i flussi si sono innescati fenomeni indesiderati come l’overtourism ed il superamento della capacità di carico delle aree più frequentate.
Questo atteggiamento nel medio-lungo periodo ha comportato forti squilibri territoriali: le aree limitrofe marginalmente toccate dai flussi di turisti hanno “sopportato”, più o meno in silenzio, gli effetti negativi dell’aumento delle presenze in destinazione, mentre le aree soggette a flusso hanno dovuto fronteggiare problemi urbanistici ed ambientali: comuni nella loro individuazione, ma molto eterogenei a seconda della loro geomorfologia.
In questo scenario lo spazio di promo-commercializzazione dei territori lenti e, in special modo, delle aree interne, come da definizione voluta dalla strategia nazionale governativa, è assai limitata; in quanto sono zone dell’Italia dall’indubbio valore culturale o paesaggistico ma sono anche caratterizzate dalla lontananza dai grandi centri, ove sono presenti i servizi cosiddetti essenziali, e dalla scarsa accessibilità.
L’arrivo della pandemia ha modificato radicalmente il turismo ed il modello sin qui seguito dovrà essere rivisto, rispetto ai criteri di sostenibilità ambientale e, proprio grazie ad esse, si aprono nuove occasioni per le aree rurali poco accessibili dove è possibile ritrovare “il mito” di una ospitalità “come a casa” o “famigliare” dove sono i piccoli grandi “tesori”, culturali, etnografici, ambientali, ad emozionare il turista che sembra quasi tornare ad ispirarsi ai viaggiatori del Grand Tour.
Se quanto appena detto sembra essere più un auspicio che una realtà concreta, dettata da un contesto molto particolare, certo è che può diventare un ottimo spunto per una strategia di marketing da trasformare in realtà attraverso operazioni molto differenti tra cui, ad esempio, l’applicazione delle moderne teorie di gamification applicate alle destinazioni turistiche.
In questo contributo presento la pratica del Geocaching, una caccia al tesoro mondiale nata in America con lo scopo pratico di comprendere l’accuratezza del segnale GPS dei GPS Trekker presenti in commercio dall’inizio 2000, e divenuto un gioco in grado di muovere flussi turistici in zone panoramiche o dalle importanti emergenze culturali, realtà anche poco accessibili. Durante l’intervento presenterò il caso studio del Lago d’Orta (area contigua all’area interna della Valle Ossola), dove, sono state comprese le potenzialità del Geocaching: si è organizzato il gioco in maniera strategica mettendo al centro l’intero territorio in modo tale che i geocacher (coloro che vanno alla ricerca dei cache) possano scoprire sia le aree più turistiche sia le aree meno frequentate. Il posizionamento dei “tesori” è stato pensato e realizzato in maniera minuziosa, nascondendo i cache in luoghi dall’alto pregio ambientale o culturale, richiamando l’attenzione dei geocacher alla particolarità del territorio in cui si trovano.
Abstract
1. Il patrimonio letterario lungo le vie dirette a Santiago de Compostela;
2. Il patrimonio termale lungo le vie dirette a Roma (la Via Francigena, la Via Romea Strata e la Via Romea Germanica);
3. Il patrimonio etnografico lungo le vie dirette a Trondheim (Norvegia);
4. Il patrimonio naturalistico lungo le vie dirette a Csíksomlyó (Romania).
Al progetto, di cui è capofila l’Universidade da Coruña (Spagna), partecipano diverse università italiane (Alma Mater Studiorum Università degli Studi di Bologna, Università degli Studi di Padova, Università IUAV di Venezia) ed europee (Norwegian University of Science and Technology, Slovak University of Technology in Bratislava, Universidad Autónoma de Madrid, Univerzita Komenského v Bratislave), ma anche associazioni e istituzioni (Fondazione Homo Viator, Associazione Europea delle Vie Francigene, Municipio de Vila do Conde, Governmental Agency for IT Development (KIFÜ), GVAM, Fundación Uxío Novoneyra).
Tra i principali obiettivi del progetto sono lo sviluppo di studi storico-culturali,
sociologici ed economici che permettano di comprendere e sfruttare le opportunità legate alla promozione del patrimonio rurale come valore aggiunto per arricchire le esperienze del pellegrinaggio; la realizzazione di un database georeferenziato e di mappe interattive di siti culturali e naturalistici lungo le vie di pellegrinaggio europee, che permetteranno di scegliere i contesti e di pianificare i percorsi, personalizzandoli anche grazie ad apposite mobile apps; la creazione di una rete europea di istituzioni chiamate ad accrescere l’esperienza del pellegrinaggio internazionale anche attraverso lo storytelling e restituzioni digitali dei siti e delle aree considerate.
Abstract
Nuovi turismi stanziali che si stanno sempre più sviluppando grazie alle nuove
migrazioni in atto: dai retired agli smart worker, fino agli hybrd student che saranno alla base della rinascita turistica delle aree interne.
Sviluppi immobiliari, nuovi servizi per il turista, nuove competenze e nuove
professionalità, le eccellenze del territorio sono alla base di un processo organico di crescita in cui tutti gli stakeholder dovranno concorrere per la rinascita e il ripopolamento dei territori.
Abstract
Nel più ampio sistema delle aree interne, si inserisce la tematica delle aree protette. Il sistema dei parchi e delle aree altre protette conserva, insieme alla biodiversità, uno straordinario patrimonio culturale fatto di emergenze storico-architettoniche-artistiche, ma anche di beni immateriali. Risulta dunque importante, forse strategico, che le aree protette perseguano politiche capaci di tenere in equilibrio gli interventi per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali loro affidati, con quelli messi in atto per la tutela della biodiversità, bene comune per eccellenza. Si tratta di un equilibrio che può anche consentire un miglioramento nei rapporti con le popolazioni insediate che vanno coinvolte il più possibile in questo farsi carico del proprio territorio che è poi, a livello locale, l’applicazione del principio generale per cui ci dobbiamo fare carico, personalmente e collettivamente, del futuro del Pianeta e dei suoi delicati equilibri.
Il numero di residenti in tutti i parchi italiani è complessivamente di 4.407.741. Il 33% dei Comuni italiani ha parte del proprio territorio interessato da un parco; la percentuale sale al 68% se si considerano anche i piccoli Comuni con meno di 5.000 abitanti.
La popolazione italiana che risiede nei territori interessati dalle aree naturali protette ammonta al 23,7%. La Legge 394/91, una delle migliori a livello europeo, ha definito un sistema integrato di Aree protette nazionali ed ha introdotto i concetti di valorizzazione e sperimentazione di attività produttive compatibili con la conservazione del patrimonio naturale e della biodiversità. L’invito della legge è stato quello di coniugare la conservazione della natura, del paesaggio, della storia, dell’antropologia e della cultura locale, con le opportunità economiche e le possibilità di sviluppo sostenibile: adottare un modello di gestione che riuscisse a trovare il giusto compromesso tra un utilizzo turistico ed economico di un’area protetta e la doverosa conservazione della natura, del paesaggio e della sua fruibilità.
La politica di promozione e valorizzazione, anche turistica, delle aree protette nazionali prima della pandemia era a buon punto, mentre quelle delle aree protette regionali, procedeva molto a rilento, soprattutto nel sud Italia. Bisogna riprendere, quindi, il discorso interrotto utilizzando anche gli altri strumenti messi in essere anche in contesto mondiale e costituiti dalla “Dieta mediterranea” e dalla “Tecnica dei muretti a secco”, entrambe di recente inserite dall’Unesco, nella lista mondiale del patrimonio intangibile dell’umanità.
Il recupero dello stile di vita mediterraneo rappresenta per le comunità un elemento fondamentale, di aggregazione e coesione sociale; determina lo sviluppo della cultura e rappresenta uno stile di vita sostenibile. La sua diffusione può contribuire a risollevare le sorti di molti dei centri sparsi sul territorio che sono stati svuotati dei contenuti e dei ruoli per cui erano sorti. Un altro vantaggio non trascurabile insito nella Dieta mediterranea è la realtà dei piccoli centri dove non esiste l’abbondanza, la ridondanza dei prodotti, lo spreco di quanto coltivato in quanto i paesaggi mediterranei sono costruiti sul limite, sulla scarsità, quindi sulla misura. La Dieta Mediterranea, se perseguita, potrà costituire una vera e propria rivoluzione nel contesto mediterraneo, in quanto i comportamenti alimentari hanno a che vedere con i paesaggi in quanto incidono sull’uso delle risorse, sulla scelta delle colture agricole e degli animali da allevare. Attraverso la salvaguardia dei cibi, delle tecniche colturali e di trasformazione, si tutela la biodiversità delle specie, ma anche la varietà delle culture e, quindi, dei paesaggi. Promuovendo l’agricoltura biologica e le buone pratiche agronomiche che consentono di tutelare le risorse sotto il profilo qualitativo e quantitativo, si aumentano e mantengono la qualità del territorio, la fertilità organica del suolo ed il sequestro di carbonio. Incentivando il ruolo dell’agricoltura attraverso la valorizzazione delle filiere agricole di qualità ecologica e progetti legati alla multifunzionalità ed alla produzione sostenibile, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, si può contribuire a raggiungere uno degli obiettivi prioritari per trattenere la popolazione (Recupero del paesaggio). Una delle tecniche che asseconda il terreno per migliorare la produzione agricola nei territori impervi di tutto l’arco appenninico italiano è “L’arte dei muretti a secco”, frutto di un sapere antico, una modalità di intervento sul territorio a basso impatto ambientale che, in parte, è stata abbandonata soprattutto nel Mediterraneo. È una pratica antica, una delle più antiche che si conoscano, che dovrebbe essere tramandata ed inserita in un contesto più ampio che è quello dell’ingegneria naturalistica che costituisce una modalità di intervento sul territorio rispettoso delle caratteristiche intrinseche ed estrinseche che asseconda il paesaggio ed è, quindi, particolarmente sostenibile.
La “Dieta Mediterranea”, le tecniche dei muretti a secco, gli interventi con tecniche di ingegneria naturalistica, la conservazione e valorizzazione delle aree protette, sono tutte parti di uno stesso sistema, sono elementi essenziali per contribuire a perseguire l’obiettivo della nostra civiltà che è quello della sostenibilità, dell’uso sapiente delle risorse nel rispetto dell’ambiente e del bene comune.
Abstract
I recenti studi del settore turistico a cura degli organismi internazionali più autorevoli (es. World Tourism Organization, European Travel Commission e World Travel & Tourism Council), infatti, oltre a tracciare quelli che sono i trend quali quantitativi e gli andamenti possibili per il futuro prossimo, identificano anche alcune nuove dimensioni che sottolineano il ruolo cross settoriale del turismo che può configurarsi come una piattaforma sostenibile e collaborativa per affrontare la ripresa (UNWTO, 2018).
In questo quadro è fondamentale la figura del visitatore che, attraverso azioni sviluppate nell’ambito del claim “Put People First”, deve essere considerato – secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo - al centro di quelle che l’UNWTO ritiene essere i sei elementi chiave 1) people, 2) planet and prosperity, 3) namely public health, 4) climate action, 5) circular economy and governance and finance, 6) social inclusion, biodiversity conservation.
Questo ultimo aspetto è stato anche il tema della Giornata Mondiale del Turismo dello scorso 27 settembre che, attraverso lo slogan “Tourism for inclusive growth”, aveva l’obiettivo di promuovere un turismo sostenibile e responsabile attraverso iniziative e strumenti verso la valorizzazione di principi come l’inclusione, lo sviluppo sostenibile, il coinvolgimento dei territori e il superamento delle disuguaglianze. Il tutto nel quadro degli SDGs in cui questo settore è trasversale agli obiettivi 8, 12 e 14 sulla crescita economica inclusiva e sostenibile, il consumo e la produzione sostenibili e l'uso sostenibile degli oceani e delle risorse marine, rispettivamente.
Emerge come il turismo possa essere volano per processi territoriali, sociali e economici che dovranno essere inclusivi e sostenibili verso la riduzione della marginalità sociale, superamento delle disuguaglianze, efficientamento delle risorse, protezione dell’ambiente, difesa dei valori culturali e della diversità tenendo presente che il turismo inclusivo non significa offrire un'assistenza speciale o separata, ma mettere le persone al primo posto e riconoscere che tutte le persone sono uniche nelle loro capacità (Rowett, 2016).
In questo quadro fondamentale sarà dunque lavorare a prodotti e destinazioni sempre più inclusivi per le diverse tipologie di domanda e verso quell’insieme di valori che fanno sì che la vacanza diventi un’esperienza da vivere attraverso momenti unici, autentici e legati all’identità di un territorio. Esperienze cioè che tendono magari ad allontanarsi talvolta dalle classificazioni tradizionali di turismo (culturale, montano, sportivo, ecc..) avvicinandosi alle peculiarità territoriali e a quelli che il WTTC (2021) definisce come i pillar per i viaggi inclusivi (Sviluppare un sistema inclusivo e accessibile; creare spazi sicuri; progettare un sistema coinvolgente e rilevante).
In merito a questo vediamo emergere dal basso alcune esperienze che stanno testando il Ciclo dell’Esperienza, come processo fondamentale per il rilancio dei territori. A partire dalle otto fasi del processo di acquisto e fruizione di una vacanza (Ferrari, 2006), si arriva, secondo l’Experience Cycle, ad un percorso a tre stadi (Goetz, 2011): dalla pre experience in cui il visitatore si informa e viene ispirato alla visita di una destinazione, si passa poi alla fase in experience in cui il turista entra in contatto con il territorio, e quella post experience caratterizzata dalla valutazione del viaggio e del passaparola. Il tutto in una forma che, in fase post pandemica, si sta sviluppando non solo in formato on site, ma anche on line (Del Vecchio, 2019)
Casi come le Faroe Island (Remote Tourism, 2020), oppure il progetto di gamification sviluppato dal Museo del Duomo di Vercelli (The Vercelli Book Saga, 2021), oppure ancora il progetto delle Dolomiti Bellunesi (Maadness, 2018) sono solo alcuni esempi di come sia fondamentale il coinvolgimento delle comunità, non solo nella fase di fruizione della vacanza, ma anche nelle fasi precedenti e successiva verso il coinvolgimento e l’inclusione dei visitatori.
Il contributo, dopo una prima parte di inquadramento del fenomeno turistico dal punto di vista dell’inclusione delle comunità e dei visitatori, rifletterà sull’Experience Cycle portando all’attenzione alcuni riferimenti scientifici di contesto e casi studio virtuosi.
Abstract
ciclopedonale noto con il nome di “Via Verde”, situato su un tratto di costa abruzzese conosciuto con il nome di “Costa dei Trabocchi”. Il nome, come noto, trae origine dalla presenza, su un tratto della costa abruzzese, di antiche strutture lignee chiamate Trabocchi, utilizzate da secoli in Abruzzo per pescare; essi documentano, dunque, le tradizioni marinaresche locali, di antichissima origine.
Nata come idea per promuovere uno sviluppo turistico ecosostenibile fondato su una nuova idea di valorizzazione del territorio, la Via Verde della Costa dei Trabocchi è oggi, a diversi anni dalla sua inaugurazione, una infrastruttura ambientale che si snoda lungo un percorso di circa 40 km nel tratto di costa compresa tra Ortona e Vasto Marina, in provincia di Chieti. Essa si sta rivelando come una buona pratica nel promuovere e rispondere efficacemente ad una domanda che spazia dal turismo balneare a quello culturale.
A tale proposito, gli autori intendono soffermarsi su alcuni aspetti di particolare importanza di questa buona pratica, consistenti nel promuovere una idea “a tutto tondo” di turismo sostenibile, che coniuga efficacemente la valorizzazione dei peculiari aspetti paesaggistici e naturalistici di grande bellezza, all’attenzione per gli aspetti più culturali, legati alla valorizzazione delle tradizioni locali (enogastronomiche, artigianali).
Abstract
Metodologia.
La ricerca-proposta adotta l’approccio olistico della pianificazione paesaggistica, a sua volta riferita alla Convenzione Europea del Paesaggio (MIBAC, 2000) per i territori aperti ed al concetto di città intesa come opera sociale (Lefebvre, 2014). I lavori sul masterplan del turismo si articolano in due macrosettori: culturale-sociale ed enogastronomico-termale. L’azione di costruzione del masterplan adotta la chiave “visionaria” che concorre, a volte anticipa, con quella di costruzione della conoscenza poiché quest’ultima è ritenuta inesauribile secondo l’approccio di ricerca-azione adottato (Reason & Bradbury, 2001). Il Report finale si porrà come base alla costruzione del Masterplan sia in forma analitica complessa ma soprattutto come riferimento-guida da tenere presente nella governance delle politiche e delle pratiche di sviluppo autosostenibile del GAL Elimos. Il processo partecipativo ha consentito di a) iniziare a costruire una visione condivisa sullo stato del turismo nel territorio trapanese, e di b) avviare un confronto sui temi emersi dall’analisi territoriale: strategie generali del masterplan, termalità e benessere, enogastronomia.
Risultati attesi.
Le esperienze di costruzione della conoscenza complessa del territorio potranno contribuire a tracciare nuove linee strategiche di Sviluppo Locale Leader nella futura programmazione per le aree rurali. Il Piano Strategico regionale di sviluppo turistico in Sicilia, 2019/2023, rivolge i suoi orientamenti alla sostenibilità, alle esperienze di qualità vissute nel rispetto della natura, sul viaggio lento e culturale. Nel desiderio di scoperta e di esperienza, della ripartenza, si riconoscono i principi del turismo relazionale integrato (L.R. 10/05, Art.16): un turismo che scopre lentamente territori e comunità locali, dove il valore locale della prossimità è capace di rispondere ad una domanda turistica; dove i “grandi attrattori” insieme al patrimonio locale costituiscono i fondamentali asset di un sistema turistico da organizzare dal locale. Evidenziandone le specifiche vocazioni agroalimentari il legame con il territorio reale rimane indissolubile: La pandemia, inoltre, sembra avere indirizzato verso una nuova stanzialità digitale nel “rurale”.