XV Riunione Scientifica SISTUR – Messina/Taormina 2023
Dal 16 al 18 novembre 2023 si è tenuta a Messina e Taormina la XV Riunione Scientifica della SISTUR dal titolo Il turismo tra condizioni di sostenibilità e politiche di promozione: isole, aree interne e sistemi territoriali fragili.
La riunione è stata organizzata dalla Società Italiana di Scienze del Turismo assieme all’Università degli Studi di Messina.
Le aree tematiche sono state:
- Attrattività e turismo in contesti insulari.
- Turismo sostenibile e innovazione.
- Buone pratiche di gestione della destinazione turistica.
- Percezione e preferenze dei consumatori per prodotti turistici innovativi e sostenibili.
- Imprese e politiche di sviluppo sostenibile.
- Il turismo nelle aree interne.
Relazioni:
Abstract
In order to introduce sustainability aspects related to open-air shopping spaces as a novelty in the tourism lifecycle literature, in this primer research we analyse, as a case study, the Mercato di Luino, a local marketplace created in 1543 in the same name town sited in the province of Varese (Italy) and bordered with Switzerland by the Lake Maggiore. Every week, the studied shopping space attracts not only hundreds of people living in the town of Luino and in other areas of the province of Varese but also tourists from abroad. Focusing on the hosting community’s point of view, the present analysis of tourism lifecycle stages is based on the sustainability of open-air marketplaces. For this purpose, we use primary on-line data survey collected in 2020 (before the Covid-19 pandemic) among residents in Luino and nearby towns (742 observations). The survey is composed of three main parts. The first section collects information about socio-demographic aspects. The second section includes questions on organizational features of the marketplace linked to tourism activities (location, frequency, potential harms caused by tourism flows, etc.). In the last section, the survey explores the
residents’ perception about the social, economic and environmental sustainability of the marketplace by questions about the ability of the Mercato di Luino to boost the local economy, to improve the coexistence of locals and tourists, and to preserve the environment. In order to assess the lifecycle feature of the marketplace, the resident population is divided into four groups, based on two dimensions. The first relates to the places where visitors live, i.e., in-town vs. out-of-town, while the second considers the casual vs. habitual use of the marketplace. The four segments are compared using the following descriptors: age, gender, education, and household size. For the analysis, ANOVA tests are applied to the mean values of the survey responses among the groups to evaluate their significance. To check the robustness of the results and discuss the related implications, Fisher-Hayter and Tukey’s Honestly Significant Differences (as a post-hoc techniques) are tested as well.
The analysis of four segments of visitors/users of the Mercato di Luino performed in this research provides insightful and promising results about the interplay between sustainability and tourism lifecycle of a destination. From a tourism lifecycle perspective, we found that the Mercato di Luino is at different stage of its lifecycle, depending on the sustainability-related view of users. More importantly, we found evidence that the shared perception of social, economic, and environmental features of the marketplace might be mostly affected by the usage frequency of marketplace visitors, and not by their geographical location. Although they are primer outcomes, these findings suggest that local communities may have different interpretations of how tourism development pushed by open-air marketplaces impacts the sustainability of destinations. From a theoretical perspective, this paper paves the way for future research on a conceptualization of a sustainability-based tourism lifecycle.
Abstract
Nel territorio italiano, si trovano diverse aree naturali protette, difatti se ne contano venticinque, che comprendono una porzione di superficie nazionale non indifferente.
La Sicilia, già ricca di monumenti architettonici e artistici, presenta anche dei percorsi naturali, riserve e parchi, che permettono un viaggio alternativo, facendo immergere il viaggiatore nei suoi paesaggi.
Talvolta, a causa della poca valorizzazione, della disorganizzazione da parte dei responsabili delle politiche turistiche e delle governance territoriali, o della poca sinergia fra questi ultimi attori pubblici e privati, i turisti non sono a conoscenza della ricchezza del patrimonio naturale siciliano. A questo proposito, la ricerca si pone come obiettivo l’implementazione, in chiave “naturale” e “sostenibile” di un modello di ecoturismo nell’isola siciliana, tale da rilanciare l’economia locale senza alterare ciò che nel tempo è rimasto immutato.
L’analisi è stata svolta nel territorio nel periodo di Maggio-Giugno 2023: sono stati selezionati alcuni siti di interesse, che permettono di effettuare un itinerario ecoturistico. Tra i luoghi selezionati vi sono il Parco botanico e geologico delle Gole dell’Alcantara, il Parco Nazionale dei Nebrodi e le Piscine di Venere, site nel comune di Milazzo (ME). Gli autori della presente ricerca si sono recati personalmente in questi luoghi, in veste di escursionisti: l’avere esplorato con attenzione questi “sentieri esperienziali”, ha consentito di approfondire, fotografare e vivere un’esperienza conoscitiva del territorio Siciliano, a 360 gradi.
Nel lavoro sono state esaminate, nella loro varietà, le diverse proposte ecoturistiche.
Le Gole dell’Alcantara, situate nel comune di Motta Camastra, permettono di godere di diverse tipologie di esperienze, spaziando così da quella che è una semplice passeggiata lungo il sentiero naturalistico, fino ad arrivare al trekking fluviale con apposite attrezzature, fornite dall’ente stesso.
Il Parco Naturale dei Nebrodi comprende ben 24 comuni, di cui 19 appartengono alla Provincia di Messina, 3 alla Provincia di Catania e infine gli ultimi due situati nella Provincia di Enna; esso propone varie escursioni, interessanti sia dal punto di vista naturalistico sia dal punto di vista storico-architettonico. Lo scenario naturale muta durante il percorso, passando da scenari lacustri, fino ad immergersi nei boschi dei Nebrodi.
Infine, all’estrema punta a Nord di Milazzo, all’interno del territorio della riserva marina di Capo Milazzo, istituita nel marzo del 2019, si trova una suggestiva piscina naturale, incastonata in una scogliera panoramica. Da qui si possono ammirare il mare, la parete rocciosa fino a Monte Trino e i colori aspri della natura selvaggia.
Come sottolineato inizialmente, l’ecoturismo riguarda principalmente l’interazione benefica tra gli esseri umani e la natura. Considerando che la valorizzazione del territorio rappresenta un obiettivo principale per il turismo dal momento che, si è in presenza di un’offerta vasta, dal punto di vista storico, naturale ma anche esperienziale, può essere ragionevole progettare diversi tipi di itinerari per valorizzare queste zone del territorio Siciliano.
Per realizzare un’offerta ecoturistica è necessaria una funzionale pubblicità del luogo, in quanto spesso manca un richiamo alla conoscenza del territorio; poiché l’ospitalità è un fattore rilevante per lo sviluppo del turismo, è importante la presenza di strutture ricettive adeguate al percorso turistico visitato; non deve essere, infine, tralasciato l’aspetto dell’accessibilità in termini di trasporto, ancora carente in questi territori.
Dal lavoro di ricognizione che è stato effettuato sul territorio, si coglie l’indicazione fondamentale che tutti i tipi di servizi essenziali siano disponibili e fruibili affinché un prodotto turistico venga valorizzato. A tal proposito, ulteriori informazioni sono state raccolte anche attraverso un questionario distribuito nei luoghi in cui è stata svolta l’analisi, che hanno confermato quanto rilevato dalla ricerca.
Abstract
L’arcipelago delle Isole Tremiti a nord del Gargano è uno spazio geografico che nei secoli ha assunto ruoli differenti nel contesto italiano e non solo. Un territorio che ha avuto la funzione di confino all'epoca dell'Impero Romano, per poi divenire dall’XI al XVIII secolo sede di un monastero fortificato di grande importanza religiosa e strategica e, successivamente, ancora luogo di confino, prima penale poi politico. A partire dagli anni sessanta il turismo ha interessato le isole, con una dinamica (naturalmente dovuta alle caratteristiche territoriali) che ha visto prevalere fortemente i flussi escursionistici e provocare un forte impatto ambientale.
Per tutelare il notevole patrimonio naturale e storico dell’arcipelago e disciplinare l’accesso e l’utilizzazione delle risorse sono stati istituiti nel 1989 la Riserva Naturale Marina delle Isole Tremiti (terza in Italia in ordine temporale) e nel 1995 il Parco nazionale del Gargano, nella cui delimitazione è stata compresa la superficie dell’arcipelago.
In realtà le isole continuano ad essere meta di un turismo spesso scarsamente qualificato, anche se la situazione è sicuramente in evoluzione. Le misure di salvaguardia della superficie e delle acque dell’arcipelago hanno posto vincoli di rispetto e tutela delle peculiarità di questo spazio geografico, la cui gestione turistica deve mirare al raggiungimento di un equilibrio fra migliore accessibilità e distribuzione dei flussi di visitatori e fruizione equilibrata delle risorse territoriali, nel rispetto della capacità di carico dell’area e nell’ottica del ridimensionamento delle attuali criticità (fra cui la forte stagionalità del fenomeno turistico che porta inevitabilmente ad uno squilibrio nell’utilizzazione del patrimonio territoriale). Lo sviluppo economico dell’area, fondamentale per la sopravvivenza della comunità locale, deve andare di pari passo con la tutela della sua identità, con la promozione di un turismo responsabile che garantisca la sostenibilità economica e sociale.
In questa direzione vanno gli interventi in corso, grazie anche agli stanziamenti del PNRR, con una particolare attenzione al restauro del patrimonio storico delle Isole Tremiti, al ripristino dell’equilibrio ambientale, alla promozione di un fenomeno turistico di qualità che presti attenzione anche ai molteplici aspetti culturali, sinora meno percepiti come elemento di attrazione dal mercato turistico.
Abstract
Per la sua singolarità demologica e performativa questo Carnevale è stato presto incluso nel discorso politico della Regione Autonoma come potenziale attrattore in un contesto di crescente turisticizzazione dei patrimoni isolani.
Tuttavia, nonostante i reiterati tentativi di accreditamento e di patrimonializzazione, il Carnevale di Terceira è sinora sfuggito alle dinamiche del turismo e della mercificazione. Ciò si deve al suo peculiare radicamento territoriale e identitario e alla centralità delle comunità locali nella struttura, nell’organizzazione e nel funzionamento della festa.
Il presente contributo espone i risultati di un’indagine etnografica, svoltasi, tra il 2020 e il 2023, a Terceira, una delle Regioni Ultraperiferiche (RUP) dell’Unione Europea. La ricerca offre anche degli elementi per una discussione comparativa sul complesso rapporto tra insularità e globalizzazione, turisticizzazione e patrimonializzazione, sviluppo turistico e under tourism. Emerge inoltre come questo Carnevale giochi un ruolo di ‘pedagogia della resistenza’ preparando gli abitanti a difendersi dai processi di sfruttamento commerciale.
Abstract
Alcune evidenze territoriali soprattutto delle aree interne dimostrano, però, che al di là della finalità ludica e/o di comunicazione e promozione turistico-territoriale come opportunità alternativa e diversificata di sviluppo in contesti rurali, il food festival, soprattutto se declinato nella sua dimensione territoriale, può essere esso stesso risorsa patrimoniale che concorre, insieme ad altre, a consolidare l’identità locale e a generare economie territorializzate, relazioni dialoganti e intra-generazionali, benessere sociale.
Il presente elaborato, attraverso il caso di studio, Irpinia Mood Food Festival (Avellino) vuole evidenziare come un festival, al di là della sua capacità di attrazione di flussi turistici ed escursionistici, può configurarsi quale elemento culturale strategico per lo sviluppo di attività produttive eccellenti nel mondo del cibo e del vino e per la valorizzazione delle persone e delle comunità locali, rimanenze” di una “terra di mezzo”.
Abstract
La consapevolezza dell'importanza culturale dei centri storici presenti nell’area nebroidea, della rilevanza della loro valorizzazione, si è concretizzata in una ricerca che ha avuto per obiettivo quello di sviluppare una serie di strategie progettuali d’intervento per la conservazione e la valorizzazione del centro storico di Mistretta, attualmente interessato da fenomeni di abbandono e incuria, con mancanza di servizi e prospettive di crescita. L’obiettivo dello studio è stato dunque quello di elaborare proposte affini ai bisogni del luogo, individuando sia azioni strategiche sul patrimonio architettonico, sia aspetti della governance di un territorio dotato di grande attrattività e vocazione turistica, per la sua ricchezza paesaggistica, per il collegamento con gli itinerari costieri e i sentieri naturalistici del parco, e per la diversificata stratificazione culturale, di cui emerge sia la produzione artistica locale che di più ampio respiro come la Fiumara d’arte. Il presente contributo intende dunque proporre una sintesi critica dei primi risultati della ricerca in corso per quel che riguarda, in particolare, la comprensione dei valori che questo patrimonio storico incarna, in relazione al contesto paesaggistico e ambientale di cui è parte integrante; la sua documentazione e rappresentazione, attraverso tecnologie digitali; la sua divulgazione e comunicazione, sia a livello locale che nel più ampio quadro regionale e nazionale.
Sulla base di un’attenta analisi storico-conoscitiva, volta a comprendere i caratteri distintivi della cultura abitativa e costruttiva del luogo, le componenti tradizionali del patrimonio culturale, si è cercato, da una parte, di mettere in luce gli aspetti identitari e di qualità e, dall’altra, gli elementi degradanti da contrastare. L’indagine conoscitiva ha avuto inizio con una ricerca bibliografica approfondita per l’analisi di altri casi studio, rappresentativi ai fini di una comparazione, e di informazioni sulla storia del territorio. L’interazione con gli attori della comunità locale, quali organizzazioni cittadine e studiosi del luogo, il diretto contatto con l’ufficio tecnico comunale, la collaborazione di alcuni professionisti del settore, e il rilievo architettonico delle zone di intervento attraverso strumenti digitali ha permesso poi di completare un solido quadro conoscitivo. Il rilievo architettonico, e le proposte di intervento successivamente formulate, sono state restituite in elaborati grafici volti alla divulgazione di conoscenze e di idee progettuali che vogliono fungere da stimolo per la comunità, per gli amministratori locali e per potenziali investitori. La speranza è che da un processo che coinvolga direttamente la comunità possa scaturire uno sviluppo economico e sociale attraverso l’inclusione in reti e network di promozione turistica sostenibile e slow tourism, la creazione di nuovi percorsi turistici tematici per valorizzare l’artigianato locale e la filiera agroalimentare, la predisposizione di spazi di accoglienza caratterizzati da compatibilità funzionale, innovazione digitale, e sostenibilità dei materiali.
Abstract
Queste nuove forme di mobilità, in letteratura sono ricomprese sotto “l’ombrello” del concetto di mobilità (Bell, Ward, 2000; Uriely, 2001; O’Reilly, 2003; Muller, 2004; Hall, 2005, Urry, 2005), e ciò che determinano viene visto come funzione di consumo e simbolo della società postindustriale (Gallent, 2005; Muller et al., 2004); come portatore di cambiamento (Muller, 2004); come investimento economico (Ball, 2005); come risposta ad importanti cambiamenti nel ciclo di vita delle persone (pensionamento, migrazione di ritorno, studio, ecc. (Hall, Muller, 2004). In effetti, le correlazioni tra questi due fenomeni sono evidenziate anche attraverso espressioni quali amenity migration, seasonal migration, retirement migration (Williams, Hall, 2000; Bell, Ward, 2000; O’Reilly, 2003; Muller, 2004; Hall, 2005; Illes, Michalko, 2008).
Oltre a quanto sopra evidenziato, si segnala una tipologia specifica di mobilità turistica, ossia la mobilità turistica residenziale (Perri, Romita, 2015; Romita, 2010; Huete, 2009: Mazon, Aledo, 2005) che consente modalità di vita transnazionali e multi-residenziali, e possiamo anche dire uno stile di vita multi-locale (Colleoni, Caiello, 2022). In tale situazione si determina un sentimento di appartenenza a diversi luoghi, in cui si “vive” e dove diventano rilevanti le relazioni interpersonali, talvolta portando alla scoperta di “nuovi” luoghi in cui è possibile trovare una migliore qualità della vita (Mazon, Huete, Mantecon, 2010).
L’obiettivo di questo lavoro è quello di evidenziare la necessità di attivare sistemi di trasporto pubblico collettivi ai fini dello sviluppo locale turistico sostenibile, in particolare nei contesti turistici fragili ed in quelli in cui la mobilità turistica prevalente è quella residenziale. A tal fine, utilizzeremo una parte dei risultati generati da attività di ricerca svolte negli ultimi dieci anni in comunità locali ubicate nel sud e nel nord Italia, attività attraverso le quali si sono anche analizzate le diverse modalità di trasporto private e pubbliche.
Abstract
Se è vero che i parchi archeologici siciliani si differenziano per ampiezza e caratteristiche in termini di patrimonio culturale e di interesse archeologico prevalente, alcuni parchi e più propriamente, il Parco Archeologico della Valle dei Templi, il Parco Archeologico di Naxos e Taormina e il Parco Archeologico di Siracusa, Eloro e Villa di Tellaro, possono vantare un numero di visitatori sempre crescente collocandosi tra i luoghi di interesse culturale più attrattivi della regione con il rischio, però, di “oscurare” gli altri siti archeologici dell’isola.
In questa cornice culturale e legislativa, è possibile immaginare un modello di coordinamento in cui i parchi archeologici, pur mantenendo la propria autonomia scientifica e di ricerca, organizzativa, amministrativa e finanziaria (disciplinata dall’art. 20, comma 8 della già citata legge regionale), costruiscono delle relazioni più forti tra di loro e con la comunità e mettono a disposizione degli altri parchi le proprie risorse?
L’obiettivo del presente contributo è in un primo momento rintracciare i punti salienti della già citata legge regionale con le successive integrazioni e modifiche avvenute sino alla data odierna con il fine di rinvenire ai limiti e ai punti di debolezza che rendono la gestione del sistema dei parchi complessa. Successivamente, seguirà una proposta strategica di passaggio dal concetto di “sistema” a quello di “ecosistema” dei parchi archeologici siciliani con la contestuale definizione di tre matrici che mirano a valutare:
- Quanto i siti archeologici siano “simili” tra loro in termini di periodi storici e attrazioni;
- Come i siti archeologici possono integrarsi tra loro per offrire un'esperienza più completa ai visitatori, con la consapevolezza che è sempre maggiore l’esigenza di aumentare la qualità e la quantità dei servizi culturali;
- Come i siti archeologici possono collaborare in termini gestionali, condividendo le risorse e favorendo le sinergie.
La costruzione di tali matrici porrà le basi per la realizzazione di quattordici business model canvas integrabili rendendo consapevoli i policymaker del ruolo strategico che un sito archeologico può rivestire come promotore dello sviluppo di una destinazione turistica.
Abstract
A partire da tali riflessioni, si propongono i risultati di uno studio empirico sulle trasformazioni della capacità attrattiva di due aree, Lampedusa e Favara, emblematiche di differenti modelli di sistema turistico. Lampedusa, isola ubicata nel cuore del Mediterraneo e tradizionale meta del turismo balneare, presenta un fragile equilibrio, in virtù della peculiare conformazione che la caratterizza. Con una superficie di appena 20 chilometri quadrati, è occupata per il 69% da aree naturali protette. Nella restante porzione di spazio insiste un variegato mondo di popolazioni – i circa 6.000 residenti a cui si affiancano le popolazioni temporanee, tra cui principalmente i turisti – e di attività correlate alla loro presenza (Cancellieri et al. 2020). Favara, invece, è un comune di circa 30 mila abitanti, ubicato nell’entroterra della provincia di Agrigento, la cui capacità attrattiva è strettamente correlata alla presenza della Farm Cultural Park. Fondata nel 2010, la Farm è un centro culturale indipendente che nasce con l’intento di avviare un processo di rigenerazione urbana integrata e di promuovere un modello di sviluppo sostenibile inclusivo e “dal basso” delle aree interne per contrastare le condizioni di marginalità e la tendenza crescente all’abbandono da parte degli abitanti (Carrosio 2019).
Per l’analisi empirica si è fatto ricorso ai mixed methods, nello specifico all’uso degli strumenti della cartografia digitale (GIS, Geographic Information System) per l’analisi secondaria dei dati, e a tecniche qualitative della sociologia (quali interviste a residenti, turisti e testimoni privilegiati) per approfondire le specificità socio-territoriali dei due casi studio.
L’attenzione si è concentrata, da un lato, sul processo di costruzione e affermazione delle due località in chiave turistica, problematizzando le ricadute sui territori connotati da un alto grado di vulnerabilità sociale e materiale; dall’altro, sull’analisi del sistema di accoglienza, non solo in relazione all’offerta turistica, ma in senso più ampio, alla mobilità e alle infrastrutture di trasporto.
Emergono due modelli di sviluppo turistico che si rapportano ai temi della marginalità e della vulnerabilità in modo differente, su cui influisce la specifica declinazione di insularità: Lampedusa “isola dell’isola” e Favara “isola isolata” dell’entroterra.
Abstract
Sono molto numerosi i comuni che vi rientrano e che auspicano la valorizzazione delle loro caratteristiche storiche ed economiche. Per questo motivo si registrano numerose iniziative soprattutto per evidenziare le loro tipicità enogastronomiche, considerando i numerosi prodotti “a denominazione d’origine” (riconosciuti dall’UE e dalle Regioni) e le ricette tipiche.
L’offerta enogastronomica può attrarre molti turisti, i quali oggi desiderano reperire facilmente online le informazioni che servono, diversificare le loro esperienze scoprendo nuove mete, imparare ad adottare stili di vita più salutari e rispettare i più recenti canoni della sostenibilità.
Queste esigenze possono essere soddisfatte dai portali web integrati, come ad esempio il portale innovativo www.lacucinacampana.it descritto in questo studio.
Il portale intende offrire in modo integrato tutti i contenuti connessi al cibo tipico campano: prodotti agroalimentari con i relativi fornitori, pietanze locali con i ristoratori che le offrono, luoghi associati con relative attrazioni turistiche, itinerari, esperienze enogastronomiche, indicazioni per la sana alimentazione.
Esso è caratterizzato da:
1) migliaia di schede con informazioni utili ai turisti, integrate tra di loro e tradotte in 10 lingue;
2) centinaia di schede di cultura alimentare, tra cui quelle sulla Dieta Mediterranea;
3) decine di visite guidate enogastronomiche nell’ambito di itinerari personalizzabili;
4) la possibilità di ricercare direttamente i fornitori che adottano metodi di produzione sostenibili.
Il progetto, per ora focalizzato sulla regione Campania, può essere facilmente esportato ovunque.
Questo studio illustra dunque i possibili apporti delle tecnologie ICT allo sviluppo turistico delle zone interne, sviluppando temi poco presenti nella bibliografia internazionale.
La metodologia utilizzata del “case study” consente discettazioni scientifiche e anche valutazioni delle esperienze empiriche più attuali.
Ad esso possono essere interessate le autorità pubbliche preposte allo sviluppo dei territori, le associazioni di categoria delle imprese turistiche e gli stessi operatori inclini ad accogliere ogni strumento utile per valorizzare quanto di meglio è presente nelle proprie zone.
Abstract
This paper proposes to rank the impact of different events using the conceptual framework of composite indicators. The approach is bottom-up: the latent variable "impact of an event" (CI) is modified (formed) by the values of various domains (D): CI = β1D1 + β2D2 + ... + βnDn. We suggest determining the weights (β) using the "common-weights data envelopment analysis" (DEA) approach. DEA allows interpreting the weights as a measure of the importance associated with each domain, leveraging the "benefit of the doubt" (BoD) approach (as in Bernini et al., 2013). Additionally, using common weights enables the ranking of all events on the same scale. These weights are considered "optimal" as they maximize the sum of CI values attributed to the considered events.
Looking at publicly available statistics, measured timely at the municipal level, we define 3 domains: D1 production (arrivals and stays sourced from ER region), D2 environmental impact (pollutants from ARPA), and D3 communication (media echo sourced from Google Trends - weekly data). Is worth to note that this proposal can be expanded to other dimensions once the ISTAT 2023-2027 strategic plan for tourism development (https://www.istat.it/it/files//2023/05/Audizione-Turismo-10-maggio-2023.pdf) is fully implemented.
Results
We proposed 14 indicators measured for 48 events mainly held in 2022. Exploratory factor analysis confirmed the expected composition of the 3 domains (see Table 1, left). The environment appears to be the most important variable in determining the impact of events on the territory (β1 = 0.77, β2 = 0.82, β3 = 0.45), followed by production and communication.
Analyzing the Top 20 Events (Table 1, right), we can observe that not all top events excel in a single dimension. This emphasizes the significance of monitoring various domains to furnish decision-makers with a comprehensive assessment tool.
Abstract
According to the Butler (1980) framework, in the last years rural tourism is experiencing a regeneration phase through innovations and new concepts of destination management (Lane & Kastenholz, 2015; Garrod et al, 2005). At the same time, the sustainability of transport systems in rural areas is a debated topic for researchers, policymakers, and practitioners (Tomej & Liburd, 2020). Among the reasons why transportation in non-urban regions could harm the environmental sustainability paradigm, three factors stand out: (i) in rural regions, attractions are sparse, distant from each other and often low accessible (Briedenhann & Wickens, 2004), (ii) local mobility is dominated by cars because of low population density (Le-Klähn et al., 2014), thus (iii) investments into public transport systems are often limited (Le-Klähn & Hall, 2015).
Public transportation and cycling are growingly perceived among the most feasible ways of decreasing motorized mobility, given their ability to improve the accessibility of rural areas while at the same time containing the environmental impacts (Hall et al., 2017; Petersen, 2016). More, in the last decades cycle tourism has become a key component of many projects about rural tourism development (Han et al., 2017; Lumsdon, 2000) and the main object of the supply-side strategies of investment in infrastructures and services (i.e., cycling lanes, bike-friendly hotels, etc.) (Hjalager, 2015). However, from a demand-side perspective, studies on multimodal choices of tourists in rural areas (especially combining bikes with public transport) are still scarce. Moreover, this research gap is particularly relevant in Italy, where most of the tourist resources consist of a rich natural heritage, as well as agricultural and forest systems in ‘inner areas’ (Maggi et al., 2021). In these areas properly connected destinations can trigger the tourism development, with a consequent regeneration process (Sechi et al., 2020; Fratesi and Perucca, 2017).
Research aims and methodology
To fill the above indicated literature gap, the paper aims to investigate the main determinants of the choice by cycle tourists of non-urban regions (e.g., mountains, countryside, remote cultural sites) as tourist destinations. We focused on (i) socioeconomic and bike-related factors, (ii) travel preferences (including accommodations), and (iii) multimodal transport solutions used during cycling holidays, combining bike with public transportation. To explore potential linkages between different variables in the destination choice (among different options), a multivariate model is estimated considering correlation effects and controlling for the impact of endogenous and exogenous variables (see Bhat et al., 2017). For the analysis we used data drawn from an online national survey jointly conducted by the University of Insubria and the Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB, Italian Federation Environment and Bicycle) in January/February 2020 (before the Covid-19 pandemic).
Preliminary findings and conclusions
In the study context, we detected unobserved effects between the dependent variables, implying a two-fold result. First, the interplay between the choice of visiting urban and non-urban destinations suggests that behavioural spillovers may apply. Second, understanding how these choices are affected by the combined use of bikes and public transportation empirically confirms the importance of investments in green infrastructure and transport services by institutions and private operators to connect rural tourism destinations and to attract more tourists in a sustainable way.
Abstract
Abstract
Data, dunque, la natura cross-cutting del fenomeno turistico ne deriva una crescente necessità di identificazione di misure adatte e di tecniche di valutazione della sostenibilità, allo scopo di fornire un supporto informativo ai decisori politici nell'effettuare una verifica degli strumenti esistenti e nel concepire nuove politiche coerenti con il paradigma di sviluppo turistico sostenibile, in armonia con gli SDGs.
In questo contesto, il monitoraggio dell'evoluzione del settore turistico attraverso l'impiego di un ampio insieme di indicatori assume un ruolo di cruciale importanza da un punto di vista strategico, consentendo di bilanciare le esigenze delle comunità locali con una gestione sostenibile delle risorse naturali e del patrimonio culturale.
Il presente contributo si propone di costruire e convalidare un indicatore composito di turismo sostenibile che riconosce le dimensioni economica, ambientale e sociale come i tre principali pillars della sostenibilità del turismo (UNWTO, op.cit.). Tuttavia, la costruzione di indicatori compositi è un compito critico in quanto comporta diverse scelte arbitrarie che possono influenzare i risultati finali, non esistendo comunque un consenso internazionale su quale metodologia sia la più appropriata.
Ne deriva che l'uso di indicatori compositi per sintetizzare la sostenibilità richiede una rigorosa attenzione alla selezione degli indicatori più coerenti con il fenomeno analizzato e alla metodologia e alla trasparenza nel processo di aggregazione (Mazziotta & Pareto, 2013). Le scelte tra metodi di aggregazione compensativi o non compensativi e la determinazione degli schemi di ponderazione introducono soggettività e complessità nella costruzione degli indicatori compositi (OCSE, 2008; Saisana et al., 2011).
Nel corso dell’elaborato vengono confrontati i punteggi di sostenibilità ottenuti utilizzando diversi metodi di aggregazione, effettuando analisi di robustezza e sensitività. Questo contributo mira a fornire una valutazione critica delle prestazioni di sostenibilità nelle regioni italiane (NUTS-2), offrendo insights per decisioni politiche e gestionali più informate.
Abstract
Conosciuto da diversi decenni come mandamento mafioso storico della provincia di Palermo, negli ultimi anni ha intrapreso una decisa e promettente traiettoria di sviluppo cui sta contribuendo in maniera determinante il turismo, in particolare il turismo culturale costruito intorno alla figura di Paolo Prestigiacomo, poeta maurino tra i più importanti e meno conosciuti del secondo Novecento.
Sulla figura di Paolo Prestigiacomo è stato rilanciato il Premio di Poesia omonimo, interrotto nel 2007 e uno dei più accrediti in Italia, e soprattutto è stato avviato, dal 2021, il Festival di poesia Paolo Prestigiacomo. Inoltre, nell’ambito dei fondi Pnrr del Bando Attrattività Borghi Linea B, di cui il Comune di San Mauro Castelverde è risultato vincitore, si sta anche lavorando all’istituzione della Casa della Poesia Prestigiacomo concepita come ulteriore attrattore oltre che come luogo di incontro e di elaborazione progettuale per la comunità locale.
L’approccio di ricerca che si intende promuovere fa riferimento al framework territorialista e in particolare al concetto di “coscienza di luogo” (Magnaghi 2010, Becattini 2015). Nello specifico si intende accreditare, da un lato, la tesi secondo cui la “coscienza di luogo” sia elemento fondamentale, insieme e oltre alla considerazione dei fattori economici classici, per attivare il potenziale endogeno di sviluppo turistico di un territorio; dall’altro, in maniera complementare, si intende proporre una visione del turismo attenta non soltanto all’offerta rivolta al turista ma al contempo alla riattivazione di dinamiche di formazione e consolidamento della comunità locale.
In quest’ottica si mostrerà in che modo il Festival di Poesia Paolo Prestigiacomo, giunto quest’anno alla terza edizione, si proponga sia di configurare un’offerta turistica peculiare che intreccia cultura, paesaggio, vocazioni produttive e storia locale, distribuendo la propria proposta nell’arco dell’intero anno, con l’obiettivo contestuale di modificare la percezione del luogo consolidatasi nel tempo, sia di intervenire sui processi di auto-rappresentazione da parte della comunità locale con l’obiettivo, su questo lato dell’attività, di favorire una riappropriazione in forma attiva e consapevole del luogo di vita in attrito con quello sguardo cupo, remissivo, disfattista che è stato l’esito sia di fenomeni macro-sistemici (il profondo depauperamento economico e culturale delle aree interne) sia, nel caso particolare, di decenni di presenza mafiosa.
In questa duplice azione, un’operazione di turismo culturale come quella portata avanti dal Festival consente sia di rilanciare verso l’esterno una nuova immagine del luogo, positiva e capace di esercitare attrazione, sia di riqualificare l’appartenenza e la relazione dell’abitante locale con il proprio luogo di vita, in una sinergia tra direttrice esterna e interna che costituisce non solo il carattere di sostenibilità sociale dell’iniziativa ma anche il suo profondo e duraturo valore rigenerativo.
Il turismo culturale emerge dunque come leva di sviluppo locale sia nella sua capacità di produrre e distribuire reddito valorizzando le specificità e le risorse, materiali e immateriali, del territorio, sia soddisfacendo il bisogno fondamentale di recuperare in quanto comunità la capacità di mettere in comune valori e visioni positive e costruttive innescando energie di cura e di partecipazione e rafforzando forme di riconoscimento in connessione con i giacimenti di valore e di senso del luogo.
Puntare su questa visione di turismo culturale crediamo possa liberare energie di futuro per San Mauro Castelverde e per le aree interne del nostro paese.
Abstract
Negli ultimi anni è cresciuta la diffusione di questa tipologia di strutture, spesso collegate a temi specifici (urbano, culturale, sociale, ecc..). In particolare, a Ragusa è stato istituito il Living Lab SSUD (Smart Sustainable Destination), ovvero un laboratorio che promuove l'innovazione aperta nel settore turistico. L'obiettivo è creare opportunità imprenditoriali, specialmente per donne e giovani, integrando risorse culturali, naturalistiche, turistiche, enogastronomiche e sociali, puntando anche alla valorizzazione di ambienti urbani di interesse storico. Il Living Lab SSUD “Smart Sustainable Destination” svolge attività di analisi della domanda turistica a supporto della Destinazione: tali studi sono necessari per monitorare i flussi turistici dal punto di vista qualitativo e quantitativo e rappresentano elementi utili per lo sviluppo delle attività di co-creazione e co-design tipiche del Living Lab.
Obiettivo del paper è quello di presentare i principali risultati di una indagine volta ad individuare segmenti di consumo omogenei presenti nel territorio oggetto di indagine e a presentare le scelte, le percezioni e gli atteggiamenti dei turisti intervistati. Dal punto di vista metodologico, verranno utilizzate statistiche descrittive e tecniche di analisi multivariata. I risultati si ritengono particolarmente rilevanti per le politiche turistiche in atto all’interno dei territori interessati e rappresentano elementi funzionali al confronto per le destinazioni emergenti.
Abstract
Camminare, oggi, sulle orme millenarie verso una destinazione religiosa può rispondere all’obiettivo di recuperare anche la natura nella visione di una pratica e di turismo slow, insieme al patrimonio intangibile, come i riti e le tradizioni, il senso sociale dell’agire umano e soprattutto i valori spirituali ed etici, da cui la società contemporanea si è allontanata sempre più, perdendo il senso e una visione futura comune. Grazie agli innumerevoli pellegrinaggi e cammini storici, si è andata formando l’identità europea e mediterranea insieme ad una visione che si è modificata nei processi politici e storici degli ultimi secoli e che l’Europa e l’Unione Europea potrebbero e dovrebbero recuperare, o almeno conoscere.
Nella visione geografico-territoriale e sull’esperienza maturata a partire dall'Istituto Europeo degli Itinerari Culturali (1987-2023), ma anche dall’UNESCO nell’ambito del Patrimonio UNESCO culturale e naturale (1972-2023, 1157 elementi) sta emergendo una riflessione condivisa sui pellegrinaggi e cammini, intesi come un modello di sviluppo locale e sovranazionale sostenibile di uno storico processo di ricomposizione geopolitica e inclusione territoriale (Azzari, Dallari, 2018) dove integrità e autenticità giocano un ruolo fondamentale e fondante nel processo di valorizzazione territoriale, sociale e politica.
Il contrasto tra spiritualità e laicità è emerso dal famoso “Atto Europeistico “(Papa Giovanni Paolo II, 1982, Melchionni, 1982) nella Cattedrale di Santiago di Compostela il 9 novembre 1982, ma quanto cammino è stato fatto sinora in questo confronto in modo costruttivo e proficuo?
Il processo di risacralizzazione che sta lentamente emergendo, pur in un quadro politico e sociale sempre più insicuro e aggressivo, ci stimola a verificare partendo da una prima riflessione sui 47 Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa (25% itinerari spirituali e religiosi) per procedere nei 1157 elementi dei siti culturali e naturali dell’UNESCO. Dove troviamo la spiritualità e la laicità? Quale cambiamento di approccio valutativo si individua tra passato e presente?
Questi temi dovranno essere affrontati con una metodologia innovativa? Approccio quanti-qualitativo o multidisciplinare, o meglio transdisciplinare? Con un approccio di educazione alla Pace? Con il desiderio di Conoscenza del Bene o di conoscere il Bene?
In attesa del Giubileo della Speranza (2025), forse ci attende un nuovo cammino di “miriadi di anime”, come ci ricorda Eusebio di Cesarea nella sua Historia ecclesiastica, le quali accorrevano già nel V secolo “da ogni parte dell’impero romano al glorioso sepolcro di Pietro e a quello di Paolo con intensa e grande venerazione” (Eusebio Caesariensis, 340). E tutto questo richiede una riflessione condivisa.
Abstract
L’elemento centrale del turismo culturale è la relazione tra gestione del patrimonio culturale e del turismo (McKercher & du Cros, 2002). Lo sviluppo di efficaci strategie di turismo culturale non può prescindere, da un lato, dalla presenza di fattori di valorizzazione del patrimonio culturale di un territorio e, dall’altro, dalla capacità di promuovere il sistema turistico attorno a tale patrimonio. In relazione allo sviluppo del turismo culturale, un aspetto importante è il ruolo svolto dalle comunità (Hall & Richards, 2000), che non possono essere considerati come recettori passivi delle politiche turistiche, ma devono essere coinvolti e resi protagonisti in azioni di engagement coerenti.
Il tema della sostenibilità nel turismo culturale emerge abbastanza presto in questo campo di studi (du Cros, 2001): il turismo, infatti, può rappresentare una delle migliori possibilità per un territorio, che intende riconvertire i propri processi e attività industriali o individuare nuovi percorsi di sviluppo sostenibile (Smith, 2016). In particolare, i musei e i siti del patrimonio possono trarre benefici economici dallo sviluppo del turismo culturale (Silberberg, 1995).
Inoltre, diversi studi hanno riconosciuto una connessione rilevante tra turismo culturale e produzione di eventi (Getz, 2008; Liu, 2014). In ogni caso, l’attuazione delle strategie turistiche deve tenere conto delle implicazioni economiche, socioculturali e ambientali, che in alcuni casi possono causare più danni che benefici (Besculides et al., 2002; Sigala & Leslie, 2005) , ancor più quando si intende analizzare l’impatto degli eventi culturali. I danni possono emergere con riferimento a ciascuna delle dimensioni fondanti dello sviluppo sostenibile. Gli effetti economici possono infatti essere non duraturi o insignificanti (Torre & Scarborough, 2017) ed uno sviluppo sbilanciato del turismo può aumentare le disuguaglianze sociali; infine, le risorse culturali e naturali, che sono all’origine del turismo, possono essere danneggiate oltre che un una prospettiva di lungo termine, anche in una prospettiva a breve termine. Pertanto, è essenziale considerare tutti questi elementi nell’attuazione delle politiche di sviluppo locale basate sul turismo culturale (Fusco Girard & Nijkamp, 2009).
L'analisi di questo quadro porta ad osservare come il campo del turismo culturale abbia già prodotto molti studi interessanti, ma può essere ulteriormente sviluppato, soprattutto se analizzato considerando il ruolo del concetto di sostenibilità e con particolare riferimento al ruolo detenuto dai sustainable development goals (SDGs). Pertanto, questo lavoro si propone di approfondire l’evoluzione del concetto di sostenibilità nel campo degli studi sul turismo culturale, attraverso una revisione sistematica della letteratura sulle riviste scientifiche di management ed economia del turismo. Di conseguenza, questa analisi metterà in evidenza quanto già emerso dagli studi finora condotti e quali potranno essere le future direzioni di sviluppo del turismo culturale alla luce dell’evoluzione del contesto turistico su scala globale, soprattutto in un’ottica di sostenibilità. Il risultato atteso di questo lavoro è quello di ampliare la discussione in corso (Richards, 2018) sulle possibili tendenze future negli studi, nelle politiche e nelle pratiche del turismo culturale, evidenziando il ruolo della sostenibilità al loro interno, anche alla luce dei cambiamenti introdotti dalla pandemia da COVID-19 (Flew & Kirkwood, 2021). In particolare, i fattori chiave su cui si intende focalizzare la discussione riguardano la consapevolezza dei turisti, lo sviluppo di nuovi ambiti di applicazione del turismo culturale, il ruolo delle organizzazioni turistiche nella promozione del turismo culturale sostenibile, il legame con i SDGs e l’impatto delle nuove tecnologie.
Abstract
Questi luoghi, spesso situati in aree periferiche, hanno oggi l’opportunità di organizzare la propria offerta turistica per intercettare una quota di redistribuzione dei flussi, avendo però la consapevolezza dei rischi che si corrono se i fenomeni non vengono governati opportunamente.
L’obiettivo generale di questi territori, quindi, è quello di costruire un delicato equilibrio tra le istanze della valorizzazione e quelle della conservazione.
Si tratta, cioè, di incrementare le presenze turistiche senza oltrepassare il limite di carico delle risorse, il che significa lavorare contemporaneamente su due piani diversi ma interconnessi: da un lato, infatti, occorre organizzare il sistema dell’offerta turistica di tali territori in maniera da rafforzarne la capacità attrattiva, dall’altro occorre individuare i limiti di carico delle loro risorse e le modalità di gestione dei flussi di visitatori che consentano di massimizzare le presenze senza superare tali limiti.
La pianificazione strategica offre gli strumenti metodologici per governare l’intero processo, grazie soprattutto al supporto della cultura della valutazione, che ne permea l’intero processo.
La prima parte del paper illustrerà brevemente i riferimenti teorici, mentre nella seconda parte sarà illustrato il caso studio riguardante una piccola area situata nella parte più a sud della penisola italiana, sulla costa jonica della provincia di Reggio Calabria, la cosiddetta “Valle degli Armeni”.
Abstract
Fu una vera e propria scelta anticipatrice ed in controtendenza. Nella percezione generale l'insieme monumentale è sempre stato inteso come parte separata dalla città. In realtà la sua genesi e la sua lunga costruzione attraverso i secoli è il prodotto di quanto avveniva nella città. Esiste un rapporto non solo costruttivo, ma anche urbanistico con la città. Il numero dei visitatori nel 2022 si attesta tra 1.200.000 e 1.300.000 con un incasso di 14.000.000 di €.
Ma gli effetti su questa pressione si misurano nel processo di trasformazione urbana di gran parte delle abitazioni residenziali in alberghi e B&B.
La perdita costante di popolazione ha innescato un processo di spopolamento e la conseguenziale "gentrificazione" del centro storico è arrivato ad un livello così preoccupante da far minacciare l'Arcivescovo di Pisa a ritirare i parroci dalle parrocchie del centro. Inoltre questa unica attenzione al profitto ha una ricaduta drammatica nella ricerca scientifica. Il congelamento della definizione "romanico pisano lucchese" impedisce ogni ulteriore approfondimento, ricerca e studi critici interrottasi con la pubblicazione del Sampaolesi nel 1975.
Abstract
L’idea alla base di questo contributo che il turismo legato ai cammini possa “beneficiare” di entrambe queste tendenze. Da un lato, si caratterizza da sempre per l’attraversamento di località e territori diversi, costituendo quindi un’opportunità di fare rete tra di essi. D’altra parte, è una forma di viaggio “ad alta vocazione di sostenibilità”, tanto nei confronti dell’ambiente che si attraversa quanto verso le persone ed il patrimonio culturale che si incontrano.
In questo contributo si prendono in considerazione le potenzialità e criticità del turismo dei cammini nel territorio dell’Appennino forlivese-cesenate, attraverso:
- un’analisi secondaria di dati statistici;
- un approfondimento sulle misure relative al settore, emanate sia a livello regionale che locale;
- delle interviste semistrutturate svolte con camminatori, residenti, attori locali pubblici e privati coinvolti nel settore, testimoni privilegiati.
Dal lavoro emerge come il turismo dei cammini sia in crescita e che costituisca una risorsa per molti territori periferici ed in modo particolare per le Aree Interne, all’interno di cui ricade buona parte del territorio studiato e che costituiscono una quota importante della superficie, della popolazione e del patrimonio ambientale e culturale italiano. Questa crescita trova peraltro conferma nei dati nazionali e locali: basti pensare che in Italia sono stati inaugurati 30 nuovi cammini solo nel 2020 e che la RER (Rete Escursionistica Emilia-Romagna) ha già 3.000 km di percorsi.
Anche l’Appennino Forlivese-Cesenate ha già una rete importante di cammini e percorsi, ma i dati rivelano un’offerta turistica ancora molto sbilanciata sulle località costiere. Il settore dei cammini nell’area appenninica, quindi, non sembra ancora “protagonista” come sta accadendo in altre zone con caratteristiche simili, né i termini di flussi né in termini di servizi per i camminatori. La recentissima alluvione non può che complicare ulteriormente il quadro per la fruizione dei cammini, sia per i turisti che evidentemente per i residenti.
I “margini di miglioramento” sono quindi importanti, ed in questo si auspica un ruolo più attivo degli attori locali (compresa l’università) nell’organizzazione, valutazione e monitoraggio del fenomeno.
Abstract
Si è inoltre tenuto conto dell’eterogeneità spaziale italiana, che influenza lo sviluppo, ripetendo le stime rispetto alle recenti classificazioni comunali che vanno a identificare le “classi turistiche prevalenti” e le Aree interne.
In aggiunta, sono stati utilizzati gli algoritmi di Machine Learning, per predire i flussi turistici futuri. Questo approccio permette di valutare non solo gli impatti passati, ma anche di fornire predizioni basate su analisi empiriche
I risultati di questo studio contribuiscono ad una migliore comprensione delle dinamiche turistiche locali e dell'efficacia delle politiche di sviluppo territoriale a supporto del settore turistico.
Le evidenze empiriche e le previsioni avanzate forniscono informazioni preziose per la pianificazione e la gestione delle risorse nelle regioni interessate dai Fondi di Coesione Territoriale.
Abstract
In this paper, we propose a discussion of some improvements to our basic models. First, we believe it would be appropriate to estimate correction factors for different beach types (pocket beach and long beach) to better target interventions and see where action can be taken to mitigate the effects of different correction factors.
Turning to economic accounting, we highlight the need to estimate a regional domestic IOT. For this purpose, we are conducting an industrial cost survey based on an analysis of the cost accounts of a sample of firms and a short questionnaire, geared toward measuring the regional share of different industrial costs. Finally, we believe that to make our vector of tourist expenses appropriate to the changes that have taken place in recent years and to capture the importance of forms of tourism other than the traditional ones that characterize vacations in Sardinia, we are conducting a survey of tourists' spending and their main motivations.
Abstract
La scelta della Toscana come regione oggetto di analisi è dovuto al forte incremento degli agriturismi registrato sia nelle aree collinari, sia in quelle costiere, a partire dagli anni 70 ed 80.
Sulla base delle caratteristiche socio economiche considerate (età, sesso) analizzeremo se vi è stato un cambiamento generazionale con relativa trasmissibilità nella gestione degli agriturismi e se una differenza di genere possa essere individuata. Il confronto nei risultati ottenuti, prenderà in considerazione l’Italia come benchmark.
Infine verificheremo l’esistenza di eventuali aggregazioni spaziali nella probabilità di sopravvivenza degli agriturismi, per comprendere ad esempio se il loro core business, nonostante la loro diffusione plurilocalizzata, continui ad essere la zona collinare.
Abstract
Questo articolo intende approfondire le sfide e le opportunità che le piccole e medie imprese (PMI) si trovano ad affrontare nelle regioni insulari ed il loro impegno per la sostenibilità.
L'uso di fonti energetiche rinnovabili costituisce una delle principali possibilità. Le isole hanno spesso abbondanti fonti di energia rinnovabile, tra cui solare, eolica e geotermica. L'adozione di sistemi di energia rinnovabile può aiutare le piccole e medie imprese a ridurre la propria impronta di carbonio e la dipendenza dai combustibili fossili e contribuire a mitigare il cambiamento climatico (Jones & Comfort, 2019).
Inoltre, la conservazione delle risorse naturali e degli ecosistemi è fondamentale per un turismo insulare sostenibile. Per minimizzare l'impatto ambientale, le PMI possono adottare la riduzione dei rifiuti, il riciclaggio, la conservazione dell'acqua e l'uso sostenibile del suolo. Ad esempio, l'implementazione di sistemi di gestione dei rifiuti sostenibili e la promozione di opzioni di trasporto ecocompatibili possono aiutare a preservare le bellezze naturali incontaminate delle isole (Mawere, 2017).
Tuttavia, vi sono sfide e lacune che le PMI devono affrontare quando abbracciano il turismo sostenibile. Questi includono accesso limitato ai finanziamenti, mancanza di consapevolezza e conoscenza delle pratiche sostenibili e collaborazione e coordinamento limitati tra le parti interessate (Bramwell & Lane, 2011).
La ricerca è stata condotta a Cipro, in Grecia, in Italia, in Irlanda e in Spagna, dove si evidenzia la prevalenza di attività legate principalmente al turismo.
Per affrontare queste sfide, l’articolo raccomanda diverse strategie. Questi includono la fornitura di incentivi finanziari e meccanismi di sostegno, il miglioramento dei programmi di sviluppo delle capacità, la promozione della condivisione delle conoscenze e della collaborazione e l'istituzione di quadri politici di sostegno che favoriscano pratiche di turismo sostenibile tra le PMI.
Abstract
Con la grande spinta verso lo smart working, il distanziamento e le limitazioni agli spostamenti, l’emergenza sanitaria ha ridefinito il rapporto con lo spazio e stravolto le abitudini sociali e lavorative delle persone che sono tornate a guardare le aree rurali e i borghi, ovvero l’outdoor inteso come luogo “altro” rispetto all’urbano (Marra e Ruspini, 2011), oltre che come mete per le vacanze fuori porta, anche come scelta di vita dove godere di spazi abitativi più ampi con una maggiore sensazione di sicurezza e benessere.
D’altra parte, anche la strategia nazionale del turismo con la programmazione 2017-2022 ha avviato un percorso che ha puntato alla valorizzazione di alcuni segmenti considerati i pilastri dell’offerta turistica italiana. Tra questi, il patrimonio enogastronomico dei piccoli centri e la realtà dei borghi italiani hanno assunto un ruolo centrale in una strategia volta all’implementazione e allo sviluppo di nuovi modelli di fruizione e gestione sostenibile in grado di favorire l’integrazione dell’ambiente e del paesaggio con le attività agricole, artigianali e turistico-culturali dell’intero paese (Mibact 2016).
Anche per tale ragione, i piccoli centri e le aree periferiche, costituiscono allora una straordinaria opportunità per l’Italia (definita il Paese dei piccoli comuni), poiché si configurano come luoghi potenzialmente in grado di generare un’economia più a misura d’uomo che può puntare su comunità e territori, sull’intreccio fra innovazione e tradizione, fra nuove conoscenze e “saperi” locali (Folliero e Tocci, 2006), su enogastronomia e tipicità. Fattori questi ultimi che possono rappresentare le leve concrete per la ripresa di un turismo più sostenibile nell’era post Covid-19.
Dentro questo quadro il paper affronta il tema del turismo slow (Clancy, 2014) focalizzando lo sguardo sulla realtà dei piccoli comuni (borghi), delle città del buon vivere e degli itinerari outdoor attraverso l’analisi di alcune pratiche tipiche del viaggiare lento e attività di turismo sostenibile.
In particolare, prendendo in esame alcune esperienze virtuose, il lavoro analizza i modelli organizzativi e le strategie adottate per l’individuazione di percorsi “green” e modelli alternativi di promozione e fruizione del turismo all’insegna della lentezza e della sostenibilità.
Abstract
The expectation and perception models proposed by Oliver’s (1980), which expresses consumer satisfaction as a function of expectation and expectancy disconfirmation, is one of the most used in the definition of tourism satisfaction (TS). Following this model, Truong and Foster (2006) have defined the TS as “the difference between expectations and perceived performance, and the “fit” between tourist expectations and host destination attributes” (Truong & Foster, 2006, p. 843). Similar definitions are proposed by other researchers (see for instance, Tribe and Snaith, 1998; Chen et al., 2011).
Moreover, same researchers have underlined the necessity to investigate the TS taking into account different aspects. For instance, Yüksel and Yüksel (2008) have stated the TS can be evaluated taking into account three different levels: the Product-service level satisfaction, which refers to individual product-service experiences delivered by a single organization in the production chain; the Dimensional level satisfaction, which is obtained summing the satisfactions derived from individual products and services within the given component of tourism; finally the Total satisfaction, which is obtained summing together the individual products-service level satisfactions and dimensional level satisfactions.
Positive results in terms of tourism satisfaction influence the development of a destination and the profitability of private businesses, stimulating tourist expenditure, repeat visits, positive recommendations, and reputation enhancement. Consequently, measuring tourism satisfaction and its determinants becomes crucial for policymakers and managers (Sukiman et al., 2013). Several empirical studies focus on these issues following both qualitative and quantitative approaches. Among these, recently, increasing interest has emerged in measuring customer satisfaction directly or indirectly from online reviews with various scopes and methods (Zhou and Yao, 2023).
This study aims to contribute to this recent line of study by investigating information contained in online customer reviews (e-WOM) in the form of text and scores. The main goal is to understand which is the within-regional variation (Coastal and Inland Tourism) in TS in Sardinia through Online Review Analysis using natural language processing. More in detail, the purpose is to understand if there are differences in topics used by customer reviewers in their online review, and how these differences impact customer satisfaction between coastal and inland geographical areas. At this scope, after investigating each topic's impact on the Sardinian region's customer satisfaction level, we split the dataset into two sub-samples: one related to the destination located in the coastal area, the other in the inland (meant as the central area of Sardinia). Online customer reviews are retrieved from TripAdvisor platforms and related to activities, attractions, and services.
To retrieve and process data from the web, we apply a new method recently proposed by Ortu et al. (2022). This method, called TOpic modeling Based Index Assessment through Sentiment (TOBIAS), allows modeling the effects of the topics, moods, and sentiments of the customers’ comments describing a phenomenon, such as the perception of the quality of a service, over the level of satisfaction expressed by customers. This method's novelty relies on the combination of natural language processing and causal inference to explain customers’ assessment of a phenomenon. TOBIAS is built by combining different techniques and methodologies. Firstly, Sentiment Analysis identifies sentiments, emotions, and moods, and Topic Modeling finds the main relevant topics inside comments. Then, Partial Least Square Path Modeling estimates how they affect an overall rating that summarizes the performance of the analyzed phenomenon.
Since coastal and inland tourism present specific characteristics, we expect to identify differences in topics and impact on satisfaction levels among these two geographical areas by customers. Results are then interpreted.
Our contribution is threefold: first, we contribute to tourism literature on customer satisfaction; second, we contribute at the statistical level proposing a new model for analyzing consumer satisfaction; finally, we contribute at the level of policymakers through the interpretation of results by offering strategies to be adopted for the tourism destination.
Abstract
This paper aims to investigate the movement of tourists inside Sardinian Island using the data of tourist information points. The Sardinian tourism office managed by the regional government has introduced a new system to record information related to the tourists that visit the tourist information points.
The recorded information allows knowing for each tourist that visits the tourist information point: the nationality, the transport main used to arrive in Sardinia and used to move around the different places, and the typology of accommodation. Additionally, the tourists communicate the destination visited before to come in Tourist information point and the next destination.
We use the recorded information to identify firstly the main paths chosen by the tourists in Sardinia, secondly to estimate the probability that a tourist chooses a specific tourist destination given he/she has been to another destination before; thirdly to comprehend which elements can impact on the choice of the next destination.
Two different methodologies have been used. The first is the complex network approach useful to investigate the path between the destinations and to identify the cities most visited inside the Island.
The second is the Markov chain approach to investigate the probability that a tourist chooses a specific destination after he/she has been at another destination.
The first results show the presence of specific tourist paths inside the Island and the main movements is recorded in the south of the Island.
Abstract
Pentedattilo, dal greco antico Pentedattulo (cinque dita), una etimologia che si lega alla leggenda secondo cui il monte sovrastante il borgo, subì mutazione naturale, similmente alla forma di cinque dita, a seguito dell’impronta della mano lasciata dal marchese Lorenzo Alberti, in una delle pareti del proprio castello ormai invaso dai suoi nemici.
Posto a 320 metri dal livello del mare, il borgo assistette ad uno spopolamento definitivo intorno agli anni Settanta, a seguito delle condizioni di dissesto idrogeologico e migratorie della popolazione, per poi essere riattenzionato negli anni a seguire da giovani ed associazioni del comune ed extra loco, consapevoli dell’importanza delle origini e di un luogo unico nel suo status simbolo. La ripresa iniziò nella valorizzazione del borgo attraverso l’apertura di botteghe artigianali in rappresentanza delle manifatture tipiche della Calabria greca e della gastronomia grecanica, negli elementi tradizionali simbolo del luogo. Un borgo, dal grande impatto estetico, definente un promiscuo magnetismo per poeti, artisti e scrittori, che durante l’anno indirizzano la propria meta nell’area, per trarne accrescimento emotivo e ispirazione. Un luogo fiabesco per la sua struttura urbana medievale definita sulla roccia, egemone di un promontorio tra mare, collina e montagna.
La sussistenza di due Chiese, la Candelora e quella dei Santi Pietro e Paolo, il castello degli Alberti, l’affresco di San Cristofaro, posto al di sotto di uno spuntone di roccia, probabilmente realizzato nel XVIII secolo, a protezione del borgo, dove la tradizione vuole che sia stato definito volontariamente nell’anfratto di una parte di roccia sospesa, in rappresentanza del Santo che con la sua forza, regge il peso di quell’area alla vista così vulnerabile; elemento di immane importanza e devozione, la tela della Madonna di Porto Salvo, databile al 1600.
Un luogo dalla grande forza attrattiva che ha inoltrato tra i suoi meandri grandi viaggiatori: Al-Idrisi, Edward Lear e Maurits Cornelis Escher.
La sussistenza di elementi di pregio, storico e culturale, ad oggi hanno delineato grande interesse turistico, ma mancanti di valide fondamenta strutturali di servizi, in grado di individuare un percorso turistico elevato e mirante alla crescita dei flussi.
Il borgo di Pentedattilo, situato nell’area interna del comune di Melito di Porto Salvo, seppur lontano dalla costa, ove in evidenza si manifesta una maggiore attività di gestione dei luoghi, non rappresenta una percorribilità’ di raggiungimento avversa.
Esplicito punto di gravità per l’ingente impatto estetico e storico, detentore di elementi di grande interesse, versa in evidente stato di parziale abbandono e di mancanza di consapevolezza da parte degli organi competenti che si sono susseguiti, protraendo il loco a dover essere attenzionato in maniera gravosa affinché possa essere favorito in un flusso di visitatori sempre più ingente. La mancanza dei servizi basici ed indispensabili, volti a garantire un’accoglienza conforme, che possa inoltrare indistintamente soggetti abili e diversamente abili, il venir meno di situazioni generali, in riferimento a tutti i visitatori e di quelle speciali destinate alle esigenze di una determinata categoria di utenza, rappresentano un deficit imprescindibile.
Nella fattispecie, percorsi di raggiungimento del borgo irregolari a tratti per non periodica manutenzione, mancanza dei servizi igienici pubblici, messa in sicurezza di alcune aree degli edifici di interesse, possibilità di definire per i visitatori convenzioni con le strutture alberghiere preposte, rappresentano attualmente lo stallo del progresso turistico del luogo. Una collaborazione attiva e mai passiva, vigile nel favorire tra gli operatori turistici, imprenditori, associazioni, società ed enti pubblici, un’alleanza di crescita culturale ed economica. La presenza responsabile degli enti nello stanziamento di contributi e la partecipazione ai continui finanziamenti preposti dall’Unione Europea, affidati alle competenze di enti che non lascino in letargo somme ingenti, facendoli decadere dal loro utilizzo. Queste le attività preposte per una valida mobilitazione volta alla ripresa e alla valorizzazione del borgo.
Viste queste premesse, ci si chiede il ruolo che il turismo può giocare nei processi di rivitalizzazione e di sviluppo locale, nonché delle condizioni per cui questi stessi processi si possano effettivamente realizzare e se esista una specificità dell’ospitalità turistica nelle aree interne che la differenzi dal turismo mainstream e che richieda policy diverse da quelle che ne hanno caratterizzato la gestione negli ultimi decenni.
Anche il turismo, al pari di molti altri fenomeni socio-economici, è stato interpretato e vissuto alla luce di un rapporto gerarchico del tipo centro-periferie (Murphy e Andressen 1988; Lai e Li 2012); i flussi dei visitatori, così come l'intera organizzazione dei servizi, sono risultati per decenni concentrati su alcuni nuclei centrali che fungevano da poli attrattori: le cosiddette località turistiche. Fuori da queste zone di influenza e da questa concentrazione di presenze e di servizi, sono esistite prevalentemente periferie, ossia luoghi contraddistinti da marginalità e da abbandono, con una bassa autonomia nelle scelte strategiche, lontani dall’intercettazione dei flussi e quasi del tutto assenti dal panorama delle mete di viaggio.
La classificazione dei comuni collegata all’elaborazione della strategia nazionale per le aree interne offre l’occasione per analizzare le dinamiche dell’offerta turistica nelle periferie, di come questa cresca e si diffonda, diversificandosi nelle tipologie ricettive, ma anche di come si confronti con dinamiche demografiche prevalentemente negative.
L’obiettivo degli studi in questo campo è quello di migliorare la qualità del servizio, oltre che a permettere di individuare con più efficacia e maggiore cognizione di causa i mezzi attraverso i quali si può ottimizzare l’offerta, la si può mettere in valore, la si può presentare e rendere leggibile e attraente ai diversi tipi di visitatori. La conoscenza dell’utenza può aiutare sia sul versante della strategia e delle decisioni a medio-lungo termine sia su quella strettamente operativa. Si tratta di stimolare la presenza in queste destinazioni, assumendo un atteggiamento di condivisione degli scenari, delle opportunità e dei limiti o vincoli oggettivamente esistenti.
Per cui lo scopo di questo studio è quello di rilevare l’indice di gradimento per i fruitori del borgo, con l’intento di valutare i punti critici e quelli di forza che possano incidere sul grado di soddisfazione del servizio offerto.
A tal fine è in corso di svolgimento una indagine ad hoc di tipo continuativo e i dati acquisiti saranno trattati con opportuni metodi statistici affinché possa emergere l’aspetto più rilevante che consiste nella conoscenza, consentendo di accrescere la soddisfazione del visitatore e migliorare la qualità complessiva della sua esperienza, al fine di ottimizzare la gestione e la riorganizzazione dell’offerta, proprio in funzione della rivitalizzazione e della innovatività.
Abstract
Già dopo la crisi del 2008, sorse la necessità di verificare gli effetti della catastrofe finanziaria globale sulle imprese.
Successivamente si sono analizzate le conseguenze del riverbero della crisi che hanno caratterizzato gli anni 2012 e ss., gli anni successivi di relativo assestamento e, in ultimo, il drammatico periodo del Covid-2019.
Gli studi si sono concentrati, nel settore turistico, su alberghi, ristoranti, agenzie di viaggio, tour operator e stabilimenti balneari.
La metodologia è stata simile nelle diverse pubblicazioni: avvalendosi delle banche dati dei bilanci, si sono elaborati dati contabili per rappresentare il trend dei principali indici che evidenzino l’evoluzione decennale della redditività e/o della struttura finanziaria delle imprese. Oltre a tabelle analitiche che mostrano anche le principali statistiche descrittive, l’evoluzione è stata rappresentata graficamente con spezzate e curve interpolanti, queste ultime ottenute con funzioni polinomiali che massimizzano R2.
I campioni sono stati spesso numerosi, e dunque i risultati ottenuti possono ritenersi significativi e utili.
Nelle prime pubblicazioni, le analisi si sono limitate all’Italia e alle sue tre macroregioni.
Solo più recentemente, i confronti si sono orientati in ambito europeo.
Per favorire le comparazioni interzonali, si sono utilizzati frequentemente metodologie statistiche avanzate, quali Anova e il test di Tukey Kramer. Più recentemente, si stanno tentando analisi di correlazione tra i ratios e variabili socio-ambientali espresse da dati extracontabili.
Gli esiti sono stati differenti in relazione al tipo di impresa turistica e al periodo investigato.
In generale, questi studi sono utili sicuramente alle imprese turistiche che possono confrontare la loro situazione con quella media di settore e della propria zona di operatività. Anche le autorità pubbliche possono avvalersi di elaborazioni del genere per stilare opportune politiche di sostegno al turismo.
Le analisi della sostenibilità economico-finanziaria favoriscono una conoscenza più analitica del settore e dei suoi principali attori, anche se si limitano ad elaborazioni meramente quantitative che andrebbero integrate con studi qualitativi.
Abstract
Purpose of the Study: analizzati gli impegni in ambito sociale e ambientale si valuterà il trade-off tra etica d’impresa e politiche di marketing. In particolare, come le shared social responsibilities possono influenzare le decisioni strategiche, il codice etico e col relativo sistema di controllo, la definizione delle good-pratices.
Methods: lo studio è stato sviluppato con un approccio qualitativo (Yin, 2009) basato su una struttura comparativo-descrittiva, integrato con interviste al management e alcuni ruoli operativi per valutare le good-pratices organizzative e la coerenza degli investimenti di marketing rispetto il profilo etico del brand.
Findings and Results: l’analisi esplorativa mostra una diffusa adozione di strumenti comunicativi e un progressivo ricorso alle certificazioni di qualità per mostrare la riduzione degli impatti, anche attraverso progettualità in partnership. Si rilevano risultati più eterogenei nei sistemi di controllo per il rispetto del codice etico e nella coerenza degli investimenti di marketing rispetto il profilo etico del brand.
Abstract
Pantalica è il più grande centro protostorico siciliano, con oltre 6.000 celle funerarie, distribuite lungo le pareti dell’Anapo, che costituisce la più grande necropoli d’Europa.
I Greci furono i costruttori di un’opera di alta ingegneria idraulica, l’Acquedotto Galermi, costruito dagli schiavi cartaginesi, vinti nella battaglia d’Imera del 480 a.C. Distrutto dagli ateniesi durante un assedio a Siracua, dell’acquedotto si persero le tracce per molti secoli.
Soffermandoci sull’acquedotto Galermi è di fondamentale importanza ricordare la storia della famiglia Gaetani, i quali governarono la vicina Sortino per oltre tre secoli e mezzo. La loro storia è legata alla ristrutturazione dell’acquedotto Galermi, quando nel 1576 la città di Siracusa, colpita dalla peste, si trovò in una situazione di miseria e povertà.
La potenza dei Gaetani fu capace di realizzare un forte controllo delle acque della Valle dell’Anapo, dando le sue prove migliori nei lunghi contrasti con i possessori degli antichissimi mulini, che esistevano nel corso del fiume. Le controversie si trascinarono fino al XIX secolo, quando nel 1844 la Gran Corte di Palermo dichiarava di pertinenza del Demanio pubblico il fiume Anapo per tutto il suo corso, compreso il canale Galermi. Nel 1998 la gestione della Valle dell’Anapo è stata affidata all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, che opera al fine di consentire la salvaguardia dell’equilibrio ambientale ed il rispetto del patrimonio storico-archeologico lasciatoci dalle popolazioni che hanno vissuto in quest’area.
La Valle dell’Anapo presenta elementi attrattivi molto importanti, in quanto il suo patrimonio archeologico, storico-artistico, architettonico e naturalistico, la rende una delle aree archeologiche più importanti della Sicilia orientale e la include all’interno del Patrimonio dell’Unesco.
Per l’elaborazione del saggio ci siamo avvalsi di fonti inedite reperite presso l’Archivio di Stato di Siracusa è presso l’Archivio storico del Comune di Sortino. I dati relativi ai flussi turistici nella Valle dell’Anapo ci sono stati forniti dalla Regione Siciliana e dall’Azienda delle Foreste Demaniali della Regione Sicilia.
Abstract
In tale scenario, il turismo emerge come importante causa di perdita di biodiversità (WTTC, 2022) e, come evidenziato da Julia Simpson, Presidente e Ceo del WTTC, tutti gli attori coinvolti sono chiamati a cambiare direzione nella consapevolezza che “Travel & Tourism are intrinsically linked to biodiversity and nature” (ivi:2). In linea con tale osservazione, Habibullah et al. (2016), sulla base di uno studio su di un campione di 141 Paesi, presentano risultati che esprimono l’impatto negativo del turismo sulla biodiversità, ed evidenziano che un turismo distruttivo delle risorse da cui dipende risulta in ultima analisi autodistruttivo (170:171).
Questo quadro non esclude a priori il nature-based tourism in senso ampio. Infatti non è scontato che il turismo sviluppato intorno alla natura sia sostenibile e rispettoso della biodiversità, che si sviluppi in una prospettiva di eco-tourism, come turismo fondato sull’apprendere dalla natura, ridurre al minimo l’impatto ambientale e contribuire alla protezione dell’ambiente (Global Ecotourism Network, 2016). Non di meno, proprio grazie all’immersione nell’ambiente naturale, il nature-based tourism presenta importanti potenzialità nella direzione della sensibilizzazione rispetto alla biodiversità (Chung, Dietz & Liu, 2018). Si osserva inoltre che il turismo nella natura vede un impulso importante per effetto della convergenza di diversi e impattanti fattori. Si rilevano ad esempio: invecchiamento della popolazione, crescente attenzione a salute e benessere, urbanizzazione intensiva, desiderio – aumentato con l’emergenza pandemica – di spazi aperti (Elmahdy, Haukeland & Fredman, 2017).
Nell’ambito del nature-based tourism, si configurano pertanto importanti opportunità di far leva su territori, destinazioni e business per creare reti di sensibilizzazione rispetto al tema della biodiversità, sviluppando benefici a livello globale. Il contributo intende offrire un framework metodologico di riferimento, a supporto della creazione di network territoriali e di modelli di business valorizzanti la biodiversità – anche sulla base dell’analisi di specifici casi di studio, contestualizzati in particolare nell’area interna di Castelluccio.
Abstract
Abstract
La costiera romagnola, da sempre volano di nuove forme di turismo, ha intrapreso interessanti progetti di recupero delle colonie, patrimonio storico-architettonico e culturale italiano, attraverso modelli di organizzazioni connettive, che riescono a tenere assieme eccellenze locali, natura, cultura, benessere, attività produttive, attività di svago, operazioni di inclusività, e a donare pertanto al turista l’anima, l’essenza della destinazione.
Il presente lavoro si pone l’obiettivo di leggere queste nuove formule di sviluppo territoriale nell’ambito degli studi di organizzazione aziendale e di turismo sostenibile, nell’ipotesi che si tratti di soluzioni che sposano e integrano i concetti di organizzazioni creative (Amabile, 1997; Ekall, 1996; Steiner 1965; Morgan, 1989; Moultrie e Young, 2009), ambidestre (Tushman, O’Reilly, 1996; Birkinshaw, Gibson, 2004), ibride (Grassi, 2011; Cicellin, Scuotto, 2022), di leadership trasformazionale (Burns, 1978, 1999), di people e citizen engagement (Bakker e Leiter, 2013; Kahn 1990, Huttunen et al. 2022; Schaufeli, 2013), di network Greenhalgh, 2001; Alter e Hage, 1993; , di turismo industriale (Calabrò, 2003), nonché di sostenibilità sociale, economica ed ambientale, ecc, Alla luce di ciò si pone il problema di comprendere le potenzialità, ma anche le necessità di funzionamento, di simili organizzazioni, con particolare attenzione alle decisioni di management e ai meccanismi operativi che possano facilitarne o affossarne lo sviluppo: lo stile di leadership, la gestione del personale, i profili di professionalità necessari, le politiche di people e di citizen engagement.
La metodologia utilizzata è qualitativa, con casi di studio riferiti ad alcuni recenti progetti italiani e a casi internazionali.
Le riflessioni possono contribuire a mettere a fuoco da un punto di vista teorico e di pratica gestionale le peculiarità di queste formule innovative, con conseguenti spunti strategici e operativi sia per il management delle strutture sia per gli attori pubblici e privati dello sviluppo territoriale, auspicabilmente integrati secondo modelli innovativi di governance locale.
Abstract
Se il turismo di massa è strettamente legato all’unicità del territorio della laguna, il patrimonio identitario della città, cioè dei cittadini che la abitano, è rappresentato anche da un numero considerevole di manufatti distribuiti nel centro storico di Venezia che per gli abitanti fanno parte della quotidianità e rappresentano parte della loro identità.
Questi beni “minori”, lapidei per la gran parte, sono costituiti da stemmi, patere, edicole, vere da pozzo, ecc. disseminati nei sestieri di Venezia; il Nucleo Tutela Beni Culturali della Protezione Civile del Comune da diverso tempo si sta occupando di censire questi beni utilizzando delle apposite schede di catalogazione al fine di quantificarne la presenza e lo stato di conservazione, ed essere preparati in caso di eventi eccezionali che richiedano la loro messa in sicurezza. La collaborazione con il Comune di Venezia per lo studio qui presentato nell’ambito del progetto PNRR CHANGES - Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society - si propone, di valutare gli impatti dei cambiamenti climatici sul patrimonio esposto attraverso lo studio di questi beni erratici. Al di là dei modelli predittivi, che non sempre tengono conto di tutte le variabili in gioco nei processi di degrado dei materiali, e di alcuni casi di studio specifici sui manufatti, non sono infatti ancora noti gli andamenti del processo valutati in maniera estensiva su casi reali e a partire dagli anni Duemila ad oggi (Kapsomenakis et al., 2022; Sesana et al., 2021; Sitzia, 2022).
In questo senso la documentazione fotografica raccolta dal Nucleo BC nel corso degli anni (dal 2005 ad oggi) risulta fondamentale per la valutazione dell’evoluzione del degrado di questi manufatti in un sistema complesso come quello della laguna di Venezia. Sono state quindi raccolte numerose immagini provenienti sia dall’archivio della Protezione Civile che da archivi fotografici privati e da documentazione fotografica pubblica; il materiale fotografico è stato digitalizzato e analizzato attraverso l’utilizzo di software free source (ImageJ e Gimp) per la realizzazione di una mappatura del degrado e l’identificazione delle principali trasformazioni morfologiche dei manufatti nel tempo.
Vista la quantità di beni disseminati nel territorio cittadino, alcuni di questi sono stati selezionati in base a caratteristiche quali la tipologia di materiale, la posizione (in calle interna, esposto su un canale, in una corte, ecc.), il grado di esposizione diretta agli agenti atmosferici e l’altezza rispetto al piano di calpestio al fine di evidenziare eventuali forme di degrado ricorrenti per manufatti che si trovano in condizioni di esposizione analoghe. L’applicazione di alcune tecniche di indagine non invasive per l’analisi in situ di questi manufatti, come la microscopia digitale, la spettrofotometria FTIR e Raman portatili permetterà una analisi semi-quantitativa dei processi di degrado.
Il progetto si propone inoltre di mettere a punto una metodologia di monitoraggio dei manufatti, basata sulla rilevazione dei parametri morfologici più significativi, che possa coinvolgere non solo i volontari della protezione civile ma anche altri soggetti, quali i cittadini veneziani, gli studenti delle scuole ed i turisti stessi.
Abstract
In recent years, the sharing economy has been extensively studied. Some researchers have specifically examined the motivations behind it (Smorto, 2017; Tussyadiah, 2015). Scholars distinguish between "sharing-in" which involves sharing without payment, and "sharing-out," which includes payments (Belk, 2010). The success of the sharing economy can be attributed to low costs and the convenience of accessing goods and services through web platforms. Well-known examples include ride-sharing services like Uber, Car2Go, and BlaBlaCar, as well as workspace-sharing platforms like WeWork.
Over the past decades, the sharing economy has also profoundly impacted the tourism sector. The proliferation of private accommodation-sharing services on websites like Airbnb, Vrbo, or Wimdu (Quinby and Gasdia, 2014) has transformed the accommodation market at the expense of traditional hotels. The phenomenon of rental housing has been defined as a case of disruptive innovation (Christensen, Raynor, and McDonald, 2015). This term refers to businesses that radically transform a market or create new ones. In this case, the accommodation and hospitality sectors have been radically transformed because of the shift in tourists' tastes and preferences (Ciziceno, 2023).
Recently, the Sociometrica Institute has investigated the economic impact of the short-term rental market in Italy. The results highlight the emergence of "poor tourism" in certain Italian cities. Notably, cities with a well-established tourist tradition generate less collective economic benefit as they emphasize the short-term rental market over the more profitable hotel industry. The phenomenon of “poor tourism” seems to be more concentrated in southern regions of Italy and on islands. For instance, Palermo ranks 6th in terms of short-term rental unit offerings, but only 13th in terms of economic-added value creation (Sociometrica, 2023).
This paper aims to shed light on the implications of the short-term rental market for the local economy, raising questions about this tourism model. When tourism is driven by hotels, it stimulates specialized professions and services, generating broader economic prosperity. Conversely, short-term rental tourism demands fewer specialized roles and contributes less to other economic sectors, resulting in "poor tourism." This type of tourism infrastructure also influences the housing market for local families and the integrity of historical city centers.
Abstract
Il legame che intercorre fra questi diversi flussi narrativi potrebbe offrire diversi stimoli per ampliare quelli già lanciati da una certa letteratura riguardante i temi della promozione del territorio. In primis, si registra la crescita di importanza attribuita ad argomenti come quello del Place Branding e dell’immagine territoriale. Questo incremento d’attenzioni nei confronti di tali temi racconta già di per sé la maturazione di quella fase di passaggio alla modernità “liquida”, per dirla à la Bauman, che ha ridisegnato le geografie consolidate nei secoli precedenti per lasciar spazio ad una nuova bilancia geografica globale. In questo nuovo scenario, le risorse immateriali in possesso dei territori acquisiscono un ruolo fondamentale nel caratterizzarne lo sviluppo, mentre la promozione del territorio diventa inevitabilmente una funzione fondamentale di regolazione di queste risorse. Il nuovo protagonismo di questo tipo di politiche però, è stato finora affrontato nel tentativo di dare indicazioni sulla loro più equa ed efficace gestione possibile, facendo assistere all’avanzare di proposte di pratiche come quella del Partecipatory Place Branding o delle svariate sui comportamenti delle Destination Management Organizations. Sembra non solo che ci si aspetti che oggetti plurimi, plurali e complessi come i territori vengano compresi, identificati e trasmessi all’esterno da un’intelligenza unica per ciascuno di essi, ma anche che questo approccio alla brandizzazione dei luoghi sia diventato uno standard. E ciò avviene proprio nell’epoca della complessità, dell’individualismo e della parcellizzazione degli interessi, che caratterizzano la vita quotidiana e lo sviluppo delle località.
Nel compiere lo sforzo di individuare correttamente degli oggetti di ricerca strategici ed esemplificativi, lo studio si concentrerà dunque sulle politiche promozionali in ambito turistico della regione Umbria e, in particolare, su quelle che insistono sulla descrizione dei territori fragili e marginali quali le aree interne attraverso le fotografie. Le fotografie rappresentanti una di queste aree all’interno del portale turistico ufficiale della Regione Umbria verranno comparate con quelle prodotte da turisti (raccolte da Instagram), da operatori turistici e dagli abitanti locali (queste ultime attraverso la tecnica della photo elicitation).
Abstract
Il settore turistico ha indubbiamente la sua importanza come risorsa economica ma anche come strumento privilegiato per sensibilizzare maggiormente le persone al rispetto del patrimonio storico, culturale, naturalistico. Ecco che quindi le governance di aree interne dovrebbe orientarsi verso interventi volti a un maggiore sviluppo sostenibile dei luoghi e a politiche che possano contrastare lo spopolamento. In un contesto di globalizzazione e di alta mobilità della popolazione, contrastare lo spopolamento dei territori, in particolare di quelli minori o di quelli montani, richiede una capacità dei territori non urbani di essere maggiormente attrattivi. La capacità di attrarre giovani e nuovi cittadini nelle comunità sarà l’argomento più importante per impostare strategie che possano puntare a valorizzazione e sviluppo tramite il turismo.
Il presente studio indaga le potenzialità di crescita delle aree interne e di un’area protetta. I parchi nazionali in Italia sono mete turistiche sempre più ambite, in particolare per coloro che ricercano il contatto con la natura e le autenticità locali. Il tutto con un’attenzione sempre più interessante al viaggio sostenibile. A riguardo si evidenzia che nel 2022 l’Italia è stato il paese con il maggior numero di aree protette, che hanno ricevuto la Carta Europea del Turismo sostenibile.
La ricerca inoltre, ha preso in considerazione come caso studio San Severino Lucano in provincia di Potenza e il Parco Nazionale del Pollino, ricadendo questo pittoresco borgo all’interno dell’are protetta considerata. E’ stato analizzato il borgo San Severino Lucano, relativamente al cambiamento che in maniera molto graduale sta avendo grazie al turismo. L’analisi territoriale ha evidenziato tutti i punti di forza, i cambiamenti positivi e le possibilità future di sviluppo per la comunità. Inoltre è stato somministrato un brevissimo questionario che mettesse in risalto “il legame tra la comunità e le proprie origini”, il desiderio di cambiamento tramite il turismo” e “il coinvolgimento dei cittadini nel processo di sviluppo territoriale”.
Pensando quindi ai piccoli borghi nelle aree interne quest’analisi vuole essere uno strumento di studio per possibili strategie future che possano facilitare un maggiore sviluppo turistico locale, focalizzando l’attenzione sulla valorizzazione delle risorse e su una maggiore e più adeguata promozione del territorio.
Risultato del lavoro: si percepisce la voglia di crescita da parte delle comunità e degli operatori turistici, si denota anche il notevole impegno promozionale dei comuni oggetto dello studio nel promuovere ovunque le peculiarità del territorio che possono essere assolutamente attrazioni turistiche se inserite all’interno di una programmazione turistica integrata. Cosa che in parte sta già avvenendo, ma che può ulteriormente orientarsi verso attività di governance volte a potenziare gli attrattori e le risorse delle località, coinvolgendo ovviamente tutti gli stakeholders.
La comunità, gli operatori e l’amministrazione cercano da qualche anno di mettere in atto iniziative che possano incentivare la crescita del paese. In questo lavoro vengono accennate alcune iniziative e alcuni format che stanno prendendo piede.
Abstract
La Sicilia emerge come un’interessante caso studio, da un lato è una delle regioni di notevole concentrazione di patrimonio, inclusi i riconoscimenti UNESCO: a) Monte Etna e b) le Isole Eolie per quanto riguarda il patrimonio naturalistico (UNESCO, 1972), mentre c) le Città tardo barocche della Val di Noto, d) la Villa romana del casale, e) Siracusa e le Necropoli di Pantalica, f) L’Area archeologica della Valle dei templi di Agrigento, g) Palermo Arabo2 normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale per quanto riguarda il patrimonio culturale (UNESCO, 1972) e che pertanto attrae un numero maggiore di turisti rispetto a quanto ne avrebbe senza questi importanti riconoscimenti, Dall’altro lato la Sicilia, per la sua collocazione geografica nella bacino mediterraneo è particolarmente esposta al cambiamento climatico e agli eventi estremi, la Sicilia è infatti un hotspot climatico, particolarmente sensibile agli effetti del cambiamento climatico come desertificazione, (il 60% del territorio siciliano è a rischio desertificazione), eventi estremi quali ondate di calore che diventano indirettamente causa di incendi boschivi, l’innalzamento del livello del mare e tropicalizzazione delle acque.
Questo studio si prefigge l'obiettivo di identificare in modo critico i fattori di rischio derivanti da Cambiamento climatico che stanno impattando sul turismo in Sicilia e di individuarne strategie e pratiche di turismo sostenibili sia per i territori che per i vacanzieri.
Attraverso un'analisi sistematica della letteratura, saranno identificati i principali rischi derivanti dal cambiamento climatico che impattano sul turismo. Successivamente, verranno individuate e presentate le migliori pratiche che possono essere replicate nel contesto territoriale della Sicilia. L'obiettivo di queste pratiche è prevenire i rischi non solo per il territorio stesso, ma anche per garantire il propagarsi di forme di turismo sostenibile che non arrechino danno né alla comunità locale né ai visitatori, in altre parole evitando il superamento della capacità di carico dei territori che produce overturism.
Questo lavoro mira a evidenziare i possibili impatti dei cambiamenti climatici sul turismo siciliano, contribuendo così ad accrescere la consapevolezza della crisi climatica anche in un settore che apparentemente potrebbe sembrare immune da tale problematica e fornendo strategie turismo sostenibile, particolarmente attente al rischio da cambiamento climatico.
Abstract
Recentemente uno dei borghi della Val di Vara, Carro, che da oltre vent’anni ospita un Festival musicale estivo dedicato a Nicolò Paganini, si è aggiudicato un contributo PNRR per lo sviluppo culturale e sociale sostenibile delle aree interne. Un riconoscimento importante che segnala la capacità del territorio e dei suoi attori di interagire con le istituzioni e di entrare in un sistema di flussi, anche di tipo politico ed amministrativo, intesi a rinnovarne o potenziarne l’immagine e l’attrattività.
Ciò si inquadra in un più ampio, complesso, benché sussultorio, processo di sviluppo territoriale che, da ormai quasi tre decenni, interessa la Valle. Il borgo di Varese Ligure, in particolare, si caratterizza per le sue politiche di governance e beautification, davvero innovative per gli anni in cui sono state avviate, intese alla valorizzazione della lentezza, della sostenibilità ambientale e della qualità delle produzioni alimentari locali. Varese Ligure ha ottenuto (oltre a importanti certificazioni ambientali e patrimoniali, piuttosto standardizzate, come la Bandiera arancione del Touring Club Italiano e l’inserimento nella lista dei Borghi più belli d’Italia) il titolo, nel 1999, di primo Comune europeo con certificazione di qualità ambientale ISO 14001 e, a detta di Legambiente, sarebbe il Comune più ecologico d’Italia. Ciò è stato coronato dall’istituzione (riconosciuta dalla Regione Liguria) nel 2013 del Biodistretto della Val di Vara, primo distretto del biologico in Italia.
La Val di Vara, insomma, da oltre vent’anni può presentarsi come la “Valle del biologico”. Un titolo potenzialmente importante tanto nei processi di sviluppo locale quanto in quelli di costruzione e rafforzamento di un’identità locale così come nelle azioni di marketing territoriale e turistico, sia nell’ormai superata fase dello slow tourism e dello Slow Food, sia nella recente fase di riscoperta post-pandemica dei borghi, della natura e della lentezza, sia infine nella corrente fase di valorizzazione delle aree interne e generale ripensamento dei modelli di sviluppo turistico, nonché di risposta alle eco-ansie della cosiddetta generazione Greta. Tale sviluppo, però, non sembra essersi ancora completamente concretizzato.
Quali sono oggi le prospettive di sviluppo locale e turistico di questa Valle? Per quali motivi, a fronte di importanti risorse ambientali e turistiche e, soprattutto, di politiche ambientali e realtà imprenditoriali così avanzate e risalenti nel tempo, la Val di Vara, non è riuscita a consolidare la propria immagine turistica? E, in un’altra prospettiva, quale può essere l’impatto su questo territorio dell’overtourism delle Cinque Terre (e della conseguente necessità di ripensarne il modello di sviluppo turistico)?
Abstract
In questo quadro, è fondamentale fornire linee guida per lo sviluppo di servizi MaaS innovativi, che possano ricoprire un ruolo chiave nella promozione dell’accessibilità e della mobilità sostenibile e che siano rispondenti alle diverse caratteristiche delle aree interne turistiche. Per raggiungere questo obiettivo, il paper presenta una classificazione dei comuni turistici italiani localizzati nelle aree interne in termini di MaaS preparedness. I risultati evidenziano la presenza di 13 distinti cluster, caratterizzati da specifiche configurazioni di i. Densità turistica, ii. Centralità/Periferia, iii. Disponibilità di infrastrutture di trasporto pubblico e iv. Disponibilità di infrastrutture ICT. A partire da questo quadro dettagliato, sono stati identificati 5 macrogruppi distinti da un diverso livello di MaaS preparedness. Infine, la mappatura spaziale dei cluster ha permesso di identificare specificità e disuguaglianze territoriali. I risultati rappresentano una prima base per fornire linee guida su misura per lo sviluppo di servizi MaaS per le aree interne turistiche interne.
Abstract
Abstract
La presenza a Carro, uno dei borghi dell’entroterra ligure localizzato in Val di Vara, di un’abitazione di proprietà degli ascendenti di Niccolò Paganini, un’icona nell’immaginario collettivo internazionale, ha giustificato nel 2001 la realizzazione a Carro di un festival estivo a lui dedicato. Sin dalle prime edizioni, gli organizzatori hanno voluto coinvolgere anche altri borghi della Valle, in un’ottica di partnership e condivisione di obiettivi. L’utilizzo di tecnologie digitali, grazie all’ausilio di piattaforme multimediali, ne ha permesso la diffusione da un più limitato ambito locale a un più esteso contesto nazionale ed internazionale.
Nel 2018, anno dedicato dall’Unione europea al patrimonio culturale, sono state riproposte alcune tappe del tour compiuto da Paganini, cittadino europeo ante litteram, in Europa dal 1828 al 1834. In collaborazione con quei soggetti italiani organizzatori di festival a lui dedicati e con il coinvolgimento delle rappresentanze diplomatiche e culturali, sono stati organizzati eventi musicali in sei città europee, già tappe del tour paganiniano: Marsiglia, Monaco di Baviera, Praga, Nizza Varsavia, Vienna.
Nel 2023, anche grazie ai fondi ottenuti dal PNRR con il progetto “Carro, il borgo di Paganini dove si ascolta il paesaggio”, è stato chiesto al Consiglio d’Europa il riconoscimento di Itinerario Culturale Europeo per l’European Paganini Route (EPR), itinerario culturale dedicato a Niccolò Paganini che vede coinvolti 10 paesi e 17 città.
Dal momento che l’obiettivo generale è un incremento della fruizione turistica dei territori coinvolti, il progetto deve far fronte a non poche criticità. Un esempio: la necessità di cooperazione con sistemi territoriali di azione, complementari al settore dei beni culturali. Nei sistemi turistici evoluti, al fine di ampliare la domanda, la fruizione di beni e servizi culturali deve prevedere il coinvolgimento di quelle fasce di popolazione che ne sono attualmente escluse, come prevede un’altra azione del progetto finanziato con i fondi del PNRR. La sfida che la Val di Vara, già riconosciuta “Valle del biologico”, si pone oggi è quella di riuscire a coniugare in modo proattivo risorse ambientali con quelle culturali, superando alcune resistenze della popolazione residente che può percepire questi progetti come attività predeterminate, “calate dall’alto”.
Abstract
Il turismo è uno dei settori a cui frequentemente si fa riferimento per tentare di contrastare lo spopolamento (Lucatelli, 2016, Salvatore, et al. 2018), i territori rurali hanno reagito ai profondi cambiamenti che li hanno riguardati con sperimentazioni in cui pratiche turistiche si mescolano a cultura, qualità della vita, benessere collettivo e identità territoriale. In questo contesto il presente lavoro cercherà di comprendere come i Cammini, intesi oggi come risorse turistiche lente, possano contribuire a nuovi modelli di sviluppo e rigenerazione per le aree interne e a ridurre il rapporto diseguale tra i luoghi che ha comportato nel tempo fenomeni di marginalizzazione. L’analisi della via di Francesco tra Toscana Umbria e Lazio costituirà il caso di studio e approfondimento.
Abstract
Abstract
Tra le tante città invisibili che un Marco Polo prolifico descrive, come fossero reali, ad un Gran Kan malinconico e disilluso, Zora, Fedora e Trude ben rappresentano la giusta metafora dei processi reali che attualmente sfigurano l'immagine e il genius loci dei siti di interesse storico culturale e paesaggistico, non risparmiando il danno materico agli stessi.
Luoghi “uguali a se stessi” e perennemente uguali tra loro, trasfigurati in improbabili “giocattoli in sfere di vetro”, tutti alla fine indistinguibili poiché riproponenti lo stesso unico modello di “albergo”, di “linguaggio”, di “giornate” da trascorrere, di oggetti, di souvenir.
Non si tratta, dunque, di una prospettiva immaginifica distopica: è la realtà consolidata di oggi.
Le nostre città, soprattutto quelle definite (con una pessima locuzione) “città d'arte”, sono soggette ad una pressione turistica impressionante, non governata, in assenza di controllo e secondo “itinerari” preconfezionati, che privilegiano solamente i soliti e pochi luoghi (promossi mediaticamente) e ne escludono altri, numericamente significativi, ormai condannati alla loro emarginazione, pur se ricchi di testimonianze e di valori di pari importanza. E' questo il fenomeno del cosiddetto “turismo culturale”.
Tale definizione è da ritenersi un ossimoro, considerando l'attuale impossibilità di rintracciare nelle forme in cui si sviluppa e viene praticato oggi il turismo alcuna minima traccia di vero “interesse culturale”. Inoltre, l'espressione eredita le incertezze concettuali e le difficoltà di definizione di entrambi i termini, turismo e cultura.
Abstract
Il globale espandersi del turismo negli stati industrializzati e sviluppati ha creato benefici economici e occupazionali anche in altri settori correlati, dal settore edile all’agricoltura o, per esempio, al settore delle telecomunicazioni.
Tuttavia tali evidenti benefici scaturenti dall’incremento del numero di turisti hanno avuto come contraltare la nascita di impatti negativi che hanno influito e influiscono direttamente sulla popolazione locale, sull’ambiente, sull’economia e sugli aspetti socio-culturali. Tale circostanza ha interessato sempre più ricercatori, studiosi e amministratori locali che hanno iniziato a interessarsi anche dei problemi che una cattiva gestione turistica può portare e poi lasciare dietro di sé.
In questo contesto, partendo dalla considerazione che lo crescita esponenziale del turismo a Napoli ha un evidente impatto sulla vita quotidiana dei residenti, l’obiettivo della presente ricerca è quello di analizzare attraverso un’indagine sul campo le percezioni dei residenti della città di Napoli sull'impatto del turismo. A tale fine, attraverso la somministrazione di un questionario, è stata misurata le percezioni dei residenti di Napoli riguardo alla crescita del turismo. Lo studio attraverso la costruzione di un modello statistico multidimensionale ha consentito di identificare i fattori che maggiormente influenzano l'impatto del turismo sulla vita della popolazione residente.
Abstract
Il territorio turistico è quindi popolato da una molteplicità di organizzazioni che fra le altre cose si interfacciano anche con gli organismi internazionali (vedi Unesco, Consiglio d’Europa e Unione Europea) quando i territori ospitano luoghi che hanno ottenuto un riconoscimento Unesco oppure fanno parte degli itinerari culturali europei.
Disegnare soluzioni capaci di trovare il giusto equilibrio fra overtourism e undertourism richiede pertanto il coinvolgimento di una complessa rete di istituzioni e stakeholder sia locali che internazionali.
In questo saggio presentiamo l’esperienza del progetto Rurallure (Horizon 2020) che ha coinvolto 6 aree pilota di 6 itinerari culturali europei, accomunati dall’avere la forma dei cammini. Nelle aree pilota erano spesso presenti anche siti che avevano ottenuto il riconoscimento Unesco.
L’obiettivo del progetto era di estendere il concetto di cammino al fine di coinvolgere nella proposta turistica i territori adiacenti ai cammini stessi e in questo modo proporre soluzioni sia per le situazioni di overtourism che di undertourism. Le azioni del progetto hanno seguito due linee strategiche: il coinvolgimento degli enti/organizzazioni/privati che a vario titolo operavano nelle aree pilota; la costruzione di un immaginario turistico attraverso la preparazione di podcast, filmati. La connessione fra i diversi stakeholders, i turisti e le differenti aree pilota ha poi preso la forma di un’apposita piattaforma.
In particolare presenteremo quanto fatto nell’area pilota di Argenta che si trova lungo la via Romea Germanica.
Nel saggio utilizzeremo questa esperienza per avviare un’analisi delle criticità e dei punti di forza di una strategia partecipata mirante a ridisegnare i territori turistici.
Abstract
Il turismo urbano ha un forte impatto sulle città e la percezione di tale impatto da parte dei residenti è una chiave interpretativa fondamentale per comprendere vincoli e opportunità di sviluppo di tale forma di turismo. I residenti possono essere soggetti attivi nel sistema turistico urbano (ad esempio perché fornitori di beni e servizi ai turisti), quando non addirittura "attrazione turistica" in ragione delle proprie peculiarità socio-culturali. Subiscono le ricadute positive o negative dello sviluppo turistico e la percezione che ne hanno influenza le interazioni sociali con i turisti; ciò si traduce in relazioni positive o conflittuali che, a loro volta, sostengono od ostacolano lo sviluppo turistico locale.
Lo studio si concentra sull'analisi della percezione dei residenti a Genova rispetto agli impatti dello sviluppo turistico cittadino. L'obiettivo è fornire una panoramica della percezione dei residenti, al fine di identificare gli elementi intorno a cui sviluppare strategie per una gestione sostenibile e attenta alle esigenze della comunità locale nel turismo urbano.
METODOLOGIA
La ricerca è stata realizzata tramite la somministrazione di un questionario online ad un campione di residenti a Genova, selezionati attraverso uno snowball sampling. Ai rispondenti è stato chiesto di esprimere il proprio grado di accordo, su una scala Likert a 5 punti, rispetto ad una serie di affermazioni – ricavate dall’analisi della letteratura scientifica in materia – relative ai possibili impatti economici, sociali, culturali e ambientali del turismo. Il periodo di riferimento suggerito per le risposte è stato il quinquennio 2017-2022. Oltre alla valutazione di ogni specifica forma di impatto (ad esempio, l’aumento del traffico) è stata richiesta anche la valutazione complessiva della relativa categoria di impatto (in questo caso, l’impatto ambientale). Per ragioni di brevità, in questo abstract, si dà conto solo delle valutazioni complessive riferite alle quattro aree di impatto oggetto di studio.
RISULTATI
Il questionario, somministrato tra gennaio e febbraio 2023, ha raccolto 704 risposte. La tecnica di campionamento utilizzata ha portato ad una moderata sovra-rappresentazione di rispondenti giovani e con livelli di istruzione e reddito medio-alti rispetto al profilo demografico cittadino.
I risultati sono nel complesso positivi. Su una scala da 1 (assolutamente in disaccordo) a 5 (assolutamente d’accordo), i residenti genovesi concordano con l’affermazione che il turismo in città abbia un impatto positivo. Il più alto apprezzamento va all’impatto culturale (3,88) seguito da quello economico (3,72) e sociale (3,53); più critico il tema dell’impatto ambientale: la valutazione complessiva (3,09) indica un giudizio sostanzialmente neutro. Un’analisi cluster sull’insieme dei rispondenti individua due gruppi marcatamente distinti: gli “entusiasti” (439) – il cui accordo medio rispetto alla presenza di impatti postivi del turismo è compreso tra 3,54 e 4,38 sulle diverse dimensioni – e gli “scettici” (265) – il cui grado di accordo scende a livelli compresi tra 2,34 e 3,04. Si è infine verificata la correlazione tra cluster membership e tratti demografici del rispondente. I risultati confermano che l’appartenenza al cluster degli “entusiasti” è maggiore tra chi lavora nel settore turistico e ha redditi particolarmente elevati. Non vi è correlazione con genere, titolo di studio e posizione lavorativa, mentre le classi anagrafiche più giovani risultano maggiormente critiche rispetto agli impatti del turismo.
Abstract
In un quadro generale gli effetti degli eventi di carattere internazionale hanno tutti un innegabile riscontro sul piano della promozione del turismo e dell’immagine del Paese, non solo nel breve ma anche sul lungo periodo.
Trattando le conferenze internazionali legate a tematiche culturali, in ambito UNESCO e Consiglio d’Europa, nel corso del mio intervento esporrò alcuni casi studio legati ad entrambe queste organizzazioni internazionali, alla cui organizzazione ho collaborato personalmente.
Tra le grandi conferenze internazionali, di cui parlerò, certamente una delle più importanti si è svolta a Napoli nel dicembre (1-6) del 1997. Si tratta della 21° riunione annuale del Comitato del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Tra i paesi presenti vedi, circa 300 persone, che per dieci giorni circa, oltre ai lavori istituzionali nel Palazzo reale di Napoli, hanno visitato la Campania e gli straordinari luoghi candidati quell’anno all’iscrizione nella lista dell’UNESCO, cito Pompei, la Costiera Malfitana, Caserta, etc.
Alla fine degli anni ’90 l’Italia ha ospitato in Toscana, a Firenze, le riunioni preparatorie per la Convenzione Europea del Paesaggio, che è stata firmata a novembre del 2000 con una grande cerimonia nella sala dei Cinquecento a Palazzo Vecchio.
Infine, lo scorso anno, l’Italia ha presieduto il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, dal novembre 2021 al maggio 2022.
La chiusura della Presidenza si è svolta a Torino, nella Venaria Reale e ai lavori erano presenti 46 Paesi rappresentati da numerose delegazioni. Nel corso dell’anno però, Comitati specializzati di Cultura, Giustizia, etc. si sono riuniti in tutta l’Italia.
Abstract
Il presente contributo mira a determinare quanto la sostenibilità (nelle sue diverse declinazioni e manifestazioni) può guidare il turista nella scelta delle esperienze enogastronomiche. Fornisce quindi indicazioni utili per le aziende operanti nelle filiere per lo sviluppo di proposte che si connotano in tal senso. I dati utilizzati provengono da un’indagine svolta con metodo CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) su un campione rappresentativo della popolazione italiana (n. = 1500) per età, genere e area geografica di residenza. Tutti i partecipanti avevano svolto un viaggio con pernottamento negli ultimi due anni.
I risultati indicano la sostenibilità è potenzialmente un driver di scelta dell’esperienza enogastronomica, stimola l’attenzione e può indurre alla partecipazione. È alta l’attenzione verso tutto ciò che riguarda la tematica dell’ambiente: la disponibilità di degustazioni ed esperienze culinarie a base di soli prodotti locali (importante per 3 italiani su 4), così come le iniziative sostenibili che le aziende adottano – dalla riduzione dei consumi energetici ed idrici all’adozione di certificazioni ambientali. Emerge chiaramente che l’opinione (diffusa) che la sostenibilità per le persone riguardi solo l’ambiente non è corretta, i comportamenti aziendali ed iniziative di etica sociale sono tenuti in grande considerazione da chi viaggia. Il 68% deli italiani si mostra più propenso a fare esperienza laddove l’azienda ha in atto progetti a supporto della comunità locale, ed il 67% se viene offerta la possibilità di fare acquisti presso i piccoli produttori locali.
Ciò che crea valore per il turista non è solo l’essere sostenibili, ma il diventare consapevole di cosa significhi esserlo. Questi desidera essere informato prima della partenza, per essere sicuro che l’azienda e quanto questa offre (in termini di prodotti, servizi ed esperienze) sia effettivamente sostenibile. Così come durante l’esperienza: 6 italiani su 10 vorrebbero conoscere in dettaglio le tecniche utilizzate per minimizzare gli impatti sull’ambiente, i progetti e le iniziative per il benessere del personale e dell’azienda. Emerge qui il valore educativo dell’esperienza enogastronomica, che può educare i turisti alla sostenibilità e stimolare verso l’adozione di comportamenti più idonei anche nel corso della quotidianità.
Abstract
Nel 2017, l’Organizzazione Mondiale del Turismo ha affermato che il turismo è un “catalizzatore” per raggiungere i 17 SDGs (UNWTO, 2017), considerando il ruolo significativo che può svolgere nel loro concreto perseguimento (UNWTO, 2017). Inoltre, un ruolo chiave viene riconosciuto al settore privato in relazione alla varietà degli ambiti di azione e delle risorse coinvolte (Scheyvens et al., 2016; Calabrese et al., 2021; Rosati and Faria, 2019; Mio et al., 2020).
Recentemente, la letteratura sulla disclosure di sostenibilità si è arricchita di nuovi contributi sulla rendicontazione degli SDGs (Bebbington e Unerman, 2018; Avrampou et al., 2019; Rosati e Faria, 2019, Gunawan et al. 2020, Pizzi et al., 2020; Tsalis et al., 2020; Di Vaio e Varriale, 2020; Calabrese et al., 2021). Gli studi sulla reportistica SDGs sono, comunque, ancora limitati (Mio et al., 2020) e nel settore dell’ospitalità, in particolare, si auspicano ulteriori analisi (Meldrado e Jackson, 2016; Guix et al., 2018; Serra-Cantallops et al., 2018; Gonçalves e Gaio, 2023; Buhalis et al., 2023). L’interesse per la disclosure è legato, in parte, anche al fatto che la reportistica di sostenibilità potrebbe influenzare pensiero e scelte degli attori aziendali (Adams, 2017; Busco et al., 2018).
In virtù di quanto sinora esposto, s’intende realizzare un’analisi della reportistica di sostenibilità di talune aziende leader del settore alberghiero. Queste aziende potrebbero avere un ruolo di grande rilievo nella realizzazione di modelli di business sostenibili (Buhalis et al., 2023; Khatter et al., 2019), fornendo validi spunti manageriali per il raggiungimento degli SDGs. Nello specifico, gli obiettivi della presente ricerca sono: (i) investigare se e quanto i report di queste aziende siano permeati dagli SDGs (facendone specifica menzione); (ii) comprendere se le aziende la cui reportistica è stata maggiormente orientata agli SDGs abbiano implementato delle strategie per perseguirli in maniera significativamente superiore alle altre aziende. Per fare ciò si effettuerà una content analysis automatizzata dei report di sostenibilità delle aziende selezionate, per verificare in quale misura il riferimento agli SDGs sia in essi presente, per poi effettuare una content analysis qualitativa, al fine di esplorare se le aziende che fanno maggiore riferimento esplicito agli SDGs presentino delle differenze sostanziali nelle loro politiche per la sostenibilità e nel loro modo di operare.
Abstract
Se ci fermassimo ai soli aridi dati statistico-economici perderemmo di vista l’importanza di un ricongiungimento alla terra natale che è caratterizzato da un alto valore emotivo: potremmo definirlo come gli anelli di una catena spezzata che si ricongiungono in un paesaggio economico-sociale mutato sia in positivo sia in negativo.
In questa breve riflessione, si analizzeranno alcuni aspetti di questa tipologia di turismo, distinguendolo dal turismo estero, dal turismo genealogico e dal turismo “visita a parenti ed amici”. Ci soffermeremo, in seguito, sulle aree interne, sulle opportunità e soprattutto sulle difficoltà che incontra l’approccio teorico-pratico focalizzato sul concetto di “borgo”, poiché non tutte queste realtà minori saranno in grado, grazie ai fondi PNRR, di riprendersi dalla situazione di grave crisi in cui versano.
A complicare maggiormente il contesto eterogeneo oggetto di studio, entrano in gioco anche le rappresentazioni, le autorappresentazioni e le rappresentazioni ricostruite delle comunità che ogni giorno vivono quei luoghi. A questo proposito è interessante notare, però, anche come lo stesso turista delle radici sia alla ricerca della propria identità che ha dovuto difendere e salvaguardare nella terra che lo ha accolto e nello stresso tempo sente la nostalgia di una identità non pienamente compiuta nella terra dove è nato o dove ha origine la sua famiglia.
Purtroppo, non c’è “la soluzione” a questa intricata situazione. Verranno proposti, però, diversi modi di agire, sotto forma di casi studio, alla ricerca di una mediazione al conflitto descritto facendo delle azioni di marketing territoriale in grado di individuare i soggetti attuatori, il loro ruolo all’interno della comunità e l’analisi delle criticità che scaturiscono non solo dall’operatività ma anche dalla finalità ultima con cui vengono applicate.
Abstract
Ben tre obiettivi dell’Agenda 2030 (obiettivi 4, 11 e 15) concepiscono il patrimonio culturale come strumento per lo sviluppo sostenibile evidenziando come la sua valorizzazione consenta di prendersi cura degli aspetti tangibili della cultura (come edifici e monumenti) migliorando gli spazi urbani e rendendoli attrattivi per l’industria del turismo culturale (UN-Habitat, 2014; UNESCO, 2018), così come la salvaguardia degli aspetti immateriali - tradizioni locali e pratiche sociali - porta alla valorizzazione dell'artigianato locale e al recupero di conoscenze sedimentate che favoriscono lo sviluppo di ecosistemi creativi (Montanari, 2018). Parimenti è evidenziato come la tutela dell’ambiente che costituisce il paesaggio locale possa condurre ad un aumento del turismo specie nelle zone rurali e montane (Capriotti e Cerquetti, 2016), generare reddito per la comunità locale (Pérez e Gonzàlez Martìnez, 2018) ed in ultima istanza accrescere il benessere civico (Cai et al., 2021).
In tale contesto, il paesaggio urbano storico (HUL-Historic Urban Landscape) e il capitale culturale (CH) giocano un ruolo di primo piano per il raggiungimento di molti SDGs e il contributo fornito al turismo sostenibile, come ribadito al paragrafo 130 del documento The Future We Want, e dalla New Urban Agenda (UN-Habitat, 2014) che enumera, tra gli impatti positivi associati, la riduzione della povertà, la salute delle città (in termini di inclusione, sicurezza e sostenibilità), la rigenerazione dell’economia locale attraverso attività innovative (ad esempio ecosistemi in cui convivono industrie culturali creative), l’occupazione locale (attraverso il turismo sostenibile); la resilienza del sistema urbano e delle infrastrutture (Fusco Girard, 2014; Rey-Pérez and Roders, 2020).
Da decenni studiosi, politici e professionisti evidenziano tali benefici, connessi alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, ma solo recentemente l’attenzione è stata portata all’analisi e alla lettura critica delle esperienze concrete (Maroni, 2016; Aureli and Del Baldo, 2022). Inoltre, le sperimentazioni precedenti hanno più spesso adottato sul campo un approccio top-down partendo dal presupposto che le politiche in ambito culturale e turistico debbano essere pianificate e implementate dal governo e dalle autorità locali, senza considerare che la rivitalizzazione del patrimonio culturale esistente necessita del diretto coinvolgimento delle persone che fruiscono dei luoghi (Loulansky, 2006) e quindi postulano un approccio partecipativo (Sacco et al., 2019; Franch, 2020).
Abstract
Uno strumento efficace per consentire ai visitatori ancestrali di vivere esperienze memorabili e uniche durante la vacanza è la co-creazione delle esperienze. Nel caso del viaggio delle radici, la co-creazione è, infatti, un vero e proprio prerequisito per accrescere il valore dell’offerta, per personalizzare le esperienze vissute e per soddisfare i clienti.
I turisti delle radici in genere sono visitatori meglio informati e più consapevoli, che desiderano conoscere e sperimentare attivamente la cultura locale. A causa del loro profondo coinvolgimento emotivo e del loro stato di consapevolezza, hanno aspettative spesso più soggettive ed elevate rispetto ad altri visitatori.
Per tutte queste ragioni, i bisogni e le motivazioni dei turisti delle radici sono estremamente specifici e solitamente richiedono la personalizzazione dei servizi e delle esperienze di viaggio loro offerti. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che siano i turisti stessi a richiedere specifiche attività, oltre che ad organizzarle e a partecipare concretamente alle esperienze. Il ruolo attivo da svolgere in ogni fase della visita rende, dunque, necessario che i fruitori assumano il ruolo di co-creatori della propria esperienza di vacanza.
Per il segmento turistico della diaspora la co-creazione dovrebbe essere concretamente implementata soprattutto attraverso servizi peer-to-peer (P2P). Le esperienze turistiche P2P sono attività esperienziali offerte da pari, ovvero fornite ai turisti da membri della comunità locale e non da operatori commerciali o da enti del settore turistico. Oggi sono erogate e distribuite con facilità anche grazie al successo della sharing economy.
Queste esperienze sono molto interessanti per viaggiatori, come appunto i turisti delle radici, che desiderano avvicinarsi ai residenti e alla loro vita quotidiana. Esse includono servizi dei comparti dell'alloggio e dei trasporti, già molto sviluppate nella sharing economy, ma anche attività legate ad altre tipologie di servizi. Queste ultime possono essere classificate come interazioni tourist-to-stranger (T2S); ne sono esempi le visite a piedi o in bicicletta guidate da residenti che non siano guide turistiche professionali (offerte, ad esempio, su Withlocals), la possibilità di condividere un pasto a casa di membri della comunità con loro e le loro famiglie, apprendendo ricette e segreti culinari locali (Eatwith), ma anche esperienze P2P online.
Si tratta di interazioni molto positive per la destinazione turistica e per i visitatori, che favoriscono l’autenticità esistenziale dell’esperienza di visita, la sua qualità, la sostenibilità del turismo ed il coinvolgimento di visitatori e di residenti, generando valore sociale.
Abstract
Nel progetto PNRR NODES (Nord Ovest Digitale e Sostenibile), lo Spoke 3 “Culture and tourism industry” mira a sviluppare un sistema integrato di proposte sostenibili e partecipate per il rilancio delle destinazioni turistiche decentrate e meno note del Piemonte. La finalità primaria è quella di contribuire a delineare ecosistemi culturali e cluster tematici (quali, ad esempio proposte di turismo del benessere e della salute, reti di itinerari culturali o percorsi sportivi, ecc.) e alimentare un flusso di dati e informazioni sul patrimonio culturale e naturale utile alle imprese e agli operatori del territorio.
Analizzando alcuni casi studio del territorio piemontese, il contributo proposto consente di mettere in evidenza il profilarsi di un intreccio di reti composte da elementi dinamici e prospettive progettuali che generano buone pratiche di gestione e valorizzazione delle destinazioni turistiche decentrate. Dai “nodi” minori emerge, infatti, la necessità, e al contempo la capacità, di elaborare idee nuove che sappiano indirizzare le importanti risorse economiche messe a disposizione verso percorsi di innovazione e accrescimento della competitività dei territori, nel rispetto delle loro specificità, identità e comunità.
Abstract
Ci si aspettava, nelle economie sviluppate, un ritorno graduale ai valori pre-covid, anche alla luce del diminuito potere d’acquisto e al forte rincaro dei prezzi legati al settore turistico. Una spiegazione è che si tratti di una reazione agli ultimi anni di isolamento forzato e dei risparmi accumulati durante la pandemia da alcune categorie, il cosidetto “revenge tourism”, o invece che si tratti di un cambiamento permanente.
Si assiste ad un ritorno dei flussi massivi e di rilevanti fenomeni di “overtourism” in molte delle destinazioni turistiche tradizionali, ma non solo, mettendo in crisi la vita quotidiana dei cittadini e il sistema dei servizi urbani. In alcuni casi si manifestano crescenti proteste degli abitanti delle città turistiche contro la proliferazione di strutture ricettive, di commerci di souvenirs, di ristorazione mordi e fuggi, etc. a scapito della loro tradizionale struttura sociale ed economica.
L’impatto è particolarmente dannoso nelle isole minori e città-porto dove le caratteristiche geografiche, ambientali e degli insediamenti urbani sono più vulnerabili e non in grado di sostenere numeri così elevati di visitatori, ben oltre le dimensioni delle comunità locali.
Questi abnormi flussi di turismo incidono negativamente sulla struttura urbana, sull’ambiente e paesaggi naturali, e sulla composizione stessa di queste comunità, apportando danni complessivi nel medio-lungo periodo che non possono essere compensati dai proventi economici che le varie attività turistiche apportano a breve termine.
Di qui la necessità di una nuova politica sostenibile per rafforzare la resilienza delle comunità isolane, della loro identità e del paesaggio naturale ed urbano, ma soprattutto delle loro insite caratteristiche sociali ed economiche.
Con questa presentazione, gli autori quali membri esperti dell’ICOMOS nel ICTC (Comitato Internazionale Turismo Culturale), e di altri strettamente ce il SDGWG (Gruppo di Lavoro Sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile), intendono sottolineare l’importanza e l’urgente necessità di trovare soluzioni adeguate ai problemi dell’overtourism; essa esaminerà quali esempi mediterranei significativi le isole della Baia di Napoli e della Costa del Sol in Spagna.
1. Il caso di Capri e la situazione dei continui “sbarchi” dei croceristi da Napoli: il sovra-affollamento dell’antico porto, la congestione del traffico con il conseguente degrado ambientale in periodo estivo
2. Il caso di Mallorca dove il numero massiccio dei voli low-cost ed in incremento delle mega navi da crociera tutto l’anno, sta ulteriormente condizionando l’intera struttura economica, commerciale e sociale dell’isola centro storico.
Quindi, con l’obiettivo di individuare misure in grado di mitigare gli impatti dell’overtourism, si sottolinea l’importanza di:
3. I principi enunciati nella “New Tourism Charter”, la carta del Turismo Culturale del ICTC –ICOMOS, profondamente aggiornata ed adottata nel 2022.
4. Le direttive della Dichiarazione di Faro sulle comunità ospitanti e patrimonio culturale relative all’incremento dei flussi turistici e la perdita d’identità dei luoghi.
5. La stretta relazione tra il tema del “crocierismo” e l’impatto delle grandi navi sulle città-porto, con incrementi continui dei collegamenti con le isole minori e del traffico urbano di bus turistici.
Abstract
L’ipotesi da verificare è se in una ottica di sostenibilità territoriale e piattaforma partecipativa possa esserci una rivisitazione di tale organizzazione e una sua evoluzione in istituzione con approccio relazionale che permetta il superamento della fragilità, esplicata successivamente, di questa agenzia.
Fragilità che si riscontra nell’orientamento attuale preminente in cui si tende ad aumentare la competitività di una destinazione attraverso la collaborazione delle sole autorità/enti/imprese del settore turistico, superabile, per esempio, con l’individuazione di partnership tese a proporre/facilitare una visione collettiva e sostenibile del territorio. Anche le attività svolte dalle DMOs, brevemente spiegate, sono indice di fragilità più o meno accentuata: ossia il supporto al branding della destinazione, la pianificazione strategica, il coordinamento delle promozioni con gli stakeholder locali e intermediari del commercio di viaggio, le pubbliche relazioni, la cura della presenza sui social media della destinazione, la fornitura di opportunità di networking con le parti interessate nonché l'attività di informazione/mediazione di informazioni nel sistema di distribuzione del turismo. La proposta è che queste attività, integrate con altre, devono essere riformulate per rispondere alla sfida del superamento della fragilità con la consapevolezza che inoltre oggigiorno la tecnologia e le sue applicazioni, si stanno rapidamente integrando in ogni parte della nostra vita; quindi, non dovrebbe sorprendere che abbia avuto un impatto anche su una delle industrie più importanti del XXI secolo: l'industria del turismo. Nuovi attori e attività che conducano al risultato finale di una istituzione che fornisca sviluppo territoriale sostenibile non legato a una visione estrattiva del turismo.